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Le mani le tremavano, la voce anche, lo sguardo si muoveva leggermente inquieto, come quando sei imbarazzato per qualcosa.
Silvia aveva un’impresa tessile e nel mese dicembre era stata nel mio ufficio per la prima volta, con un sorriso accennato e uno stato di certo più sereno di quello in cui la ritrovavo ora, dopo qualche tempo.
Come molti, anche lei, aveva ascoltato ciò che le avevo consigliato, letto tutto quello che avevo pubblicato e deciso di fare da sola, senza affidarsi al mio gruppo.
Ma le cose non erano andate come sperava.
Ci sono alcuni imprenditori convinti di poter affrontare meglio di chiunque altro i problemi finanziari della loro azienda, che quindi tirano avanti fino a quando riescono e poi arrivano quando sono disperati. O non ritornano più.
In realtà in parte è vero.
La gestione della crisi NON può prescindere dall’imprenditore ed è per questo che noi lavoriamo al suo fianco, non al suo posto.
È lui, infatti, ad avere in mano tutti i documenti dell’azienda, a conoscere ogni suo segreto, ad avere accesso ai dati che servono per preparare la strategia di ristrutturazione, e controllare i risultati del piano di riorganizzazione aziendale.
Nessuno meglio dell’imprenditore conosce il proprio settore.
Nei nostri progetti di risanamento noi studiamo le strategie, individuiamo le soluzioni finanziarie, lavoriamo per raggiungere quegli obiettivi, ma non prendiamo il controllo dell’azienda.
L’ultima parola su ogni passaggio del piano di ristrutturazione aziendale spetta all’imprenditore. Com’è giusto che sia.
È lui che firma gli accordi raggiunti, lui che dispone il pagamento concordato con i creditori, lui che decide.
Il nostro compito è portare la palla in area di rigore e neutralizzare il portiere. La zampata finale per buttare la palla in rete è compito di chi l’azienda l’ha costruita e la vive, giorno dopo giorno.
Perché non puoi preparare da solo il tuo piano di ristrutturazione aziendale
Nel pieno di una crisi aziendale, il tuo contributo al piano per riorganizzare l’azienda è fondamentale. Tuttavia non puoi farcela con le tue sole forze, anche se sembra tutto facile sulla carta.
Quella seconda volta, quando era ritornata in ufficio, mentre il piede tamburellava nervosamente sul pavimento, Silvia mi aveva svelato che mancavano 15 giorni allo scadere di una cambiale che non sarebbe riuscita a pagare.
Si era messa a piangere mentre mi raccontava del momento in cui l’aveva firmata.
Qualche tempo prima i fornitori le stavano alle calcagna e lei si era sentita in dovere di fare qualcosa. Per se stessa, per la sua azienda e per la sua famiglia. Era pronta a combattere, a fare di tutto ed a farlo da sola, come aveva sempre fatto fino ad allora.
Aveva studiato tutto, aveva preso appunti durante l’appuntamento con me ed aveva capito tutto quello che c’era da capire. Sapeva tutto ciò che poteva concedere ed era pronta per l’appuntamento più importante della sua carriera da imprenditrice.
Aveva pianificato quello che avrebbe fatto e quello che avrebbe detto.
Quando si era trovata faccia a faccia con loro, però, nonostante sapesse di non riuscire ad onorare gli impegni, aveva avallato con la sua firma la cambiale a garanzia del debito.
In quella sala riunioni, sola davanti ai suoi creditori, si era sentita schiacciata, sopraffatta dai loro sguardi disapprovazione, ed aveva ceduto alle richieste senza combattere. Nessuno l’aveva spalleggiata, nessuno l’aveva fermata ed ora rischiava di perdere la casa dove viveva col marito e i suoi due bambini.
Il protesto delle cambiali poteva seriamente compromettere il suo futuro in quella casa.
Non era la prima volta che sentivo racconti del genere.
Quando sei sotto pressione, sei preoccupato per il futuro della tua azienda e il tuo destino pare appeso ad un filo, non riesci ad affrontare nessun aspetto della situazione di crisi con lucidità, anche quando pensi di avere tutto sotto controllo.
La ristrutturazione del debito aziendale è un’operazione a cuore aperto sulla tua azienda.
Non può essere affrontata senza tutte le informazioni, una mente assolutamente lucida e una mano ferma come quella di un esperto chirurgo.
La pressione aveva annebbiato il giudizio di Silvia e l’aveva portata a commettere un errore che le sarebbe costato caro, molto caro, anche se sapeva quello che stava facendo.
Come scegliere il professionista giusto per la tua ristrutturazione aziendale
Le era successo perché aveva deciso di fare da sola, ma la verità è che accade in continuazione anche a chi si affida al professionista sbagliato.
Spesso e volentieri, infatti, sono i professionisti ai quali si affidano che propongono agli imprenditori le soluzioni sbagliate.
La mancanza di visione imprenditoriale, la carenza della necessaria esperienza pratica e la paura di perdere il cliente lì portano a lanciarsi in un lavoro che non gli appartiene. Il risultato spesso è disastroso, rovina il rapporto professionale ma soprattutto, rovina le aziende.
Un commercialista, per esempio, ha come compito principale quello di farti pagare le tasse ed evitare di incorrere nel rischio che l’Agenzia delle Entrate ti insegua.
Questo è il suo lavoro. Non quello di sistemare i tuoi conti, non quello di controllare i tuoi margini di guadagno, non quello di analizzare il tuo bilancio per dirti cosa fare e cosa non fare.
Ecco perché non è il professionista adatto a gestire i tuoi debiti e a creare la struttura finanziaria più adatta al tuo modello di business. Il suo compito è registrare le fatture in entrata, le fatture in uscita e farti rispettare la burocrazia in modo che tu non subisca sanzioni.
Chiedergli consigli sulla riorganizzazione dell’azienda è come chiedere al fruttivendolo se oltre a darti 3 kg di pesche può anche affettarti 2 etti di crudo. Non può, perché non è il suo lavoro.
Purtroppo il risultato delle scelte sbagliate NON è immediato, si vede nel tempo.
Per esempio, se il tuo commercialista ti propone di fare causa alla banca per le anomalie bancarie in modo da guadagnare tempo per quei debiti che non si riescono a restituire, l’impatto di quella scelta lo vedi dopo 6 o 7 mesi, magari anche un anno o due.
Nel momento stesso in cui tu fai causa alla banca quella fa di tutto per chiuderti i rubinetti, mettendo in allarme tutto il sistema creditizio attraverso la Centrale Rischi. Mano a mano, un po’ alla volta, tutte le banche iniziano a tirarsi indietro, a toglierti il loro appoggio, fino a che non ti ritrovi solo porte chiuse, ovunque ti giri.
Ma non te ne accorgi subito, accade lentamente e a volte nemmeno ti accorgi che dipende dalle mosse che ti hanno suggerito. Pensi che sia colpa del sistema.
Nei casi più gravi questi errori possono portare alla fine dell’azienda.
Piovono gli atti legali, i fornitori non vogliono più lavorare con te e alla fine ci scappa pure qualche istanza di fallimento dalla quale non è possibile difendersi, perché ormai i requisiti tecnici per fallire ci sono tutti.
Ho visto centinaia di casi nei quali le azioni che avrebbero dovuto risolvere la crisi aziendale finiscono poi per affossare l’intera azienda.
Qual è la base di ogni piano di ristrutturazione aziendale?
È impossibile completare con successo un percorso di riorganizzazione aziendale se prima non hai messo giù, nero su bianco, un piano di ristrutturazione aziendale che guidi le tue azioni e definito un budget per sostenere i costi di ristrutturazione.
Su questo siamo d’accordo, giusto?
Ma un piano di ristrutturazione aziendale NON sta in piedi senza un’analisi preliminare di ciò che sta succedendo nella tua impresa.
L’unico modo per affrontare una crisi d’impresa riducendo il rischio di commettere errori gravi è quello di analizzare le condizioni di partenza e elaborare un piano d’azione. Man mano che si inizia ad affrontare il problema, il piano andrà modificato per adattarlo ai mutamenti delle condizioni.
Se non hai uno strumento del genere a guidarti, è praticamente impossibile pensare che tu riesca a uscire dal tunnel in cui ti trovi.
Un piano di ristrutturazione aziendale preparato a partire da una dettagliata analisi della situazione di partenza e dei rischi che stai correndo permette di evitare tutti gli errori che fanno fallire il 90% delle trattative e che i professionisti tradizionali commettono sempre, troppo focalizzati su una sola minuscola parte dell’azienda, dimenticandosi il quadro generale e finendo a ignorare parti importantissime.
“Ma di che errori stai parlando?”
Degli errori nella scelta dell’interlocutore chiave, ad esempio, che sono il motivo principale per il quale le tue proposte di transazione restano senza risposta per semestri, a volte per anni.
Oppure delle scelte di utilizzare il denaro nel modo sbagliato, come quando usi i soldi che hai per ripagare debiti meno importanti di altri e per mancanza della liquidità necessaria ti trovi ad avere le forniture bloccate o i dipendenti che si licenziano in tronco uno dopo l’altro.
Esiste un modo per evitare questi problemi ed è quello di preparare un piano di ristrutturazione del debito aziendale a partire dall’analisi preliminare, seguendo
I 6 principi cardine di un piano di ristrutturazione aziendale
Per eliminare il rischio di sbagliare e che quindi tu finisca per firmare degli accordi poco vantaggiosi, devi concentrare tutta la tua attenzione suoi 6 passi che sto per spiegarti. Sono sei principi fondamentali per la pianificazione strategica aziendale necessaria a tirarti fuori da questa situazione di crisi.
Prendi carta e penna e segnati questi appunti.
1. Concentra energie e risorse sulla parte produttiva dell’azienda, abbandonando ogni ramo in perdita e liquidando eventuali beni non più funzionali.
So che è difficile. Molti imprenditori sono orgogliosi di ogni pezzo della loro azienda, sono fieri di quello che hanno creato fino a quel momento e non possono concepire di separarsi da niente di ciò che hanno fatto.
Alcuni restano legati, mani e piedi, al capannone che hanno costruito con fatica.
Ma non è il momento di fare i sentimentali. So quanta fatica hai fatto ad espanderti, ma se quelle parti dell’impresa ti stanno facendo affondare, tagliale. È l’unica soluzione.
2. Focalizza le risorse su quello che produce margine maggiore, ridimensionando, se necessario, l’azienda stessa.
Quando ho detto che devi tagliare, non intendevo tutto indistintamente. La prima scelta dell’imprenditore è eliminare i costi di marketing e vendita, perché sono quelli di cui non si vede il risultato nell’immediato.
Una scelta del genere può tranquillamente causare la tua bancarotta, non c’è modo infatti che arrivino nuovi clienti se tagli completamente la struttura preposta ad attirarli.
Ecco perché, al contrario, devi concentrare le tue risorse economiche sulla parte commerciale dell’azienda, togliendo temporaneamente le risorse alla parte produttiva.
3. Riorganizza le linee di credito, delle modalità di finanziamento e di gestione della liquidità aziendale.
4. Rinegozia i piani di ammortamento o di rientro in modo da rendere prevedibili le uscite e smettere di pagare i creditori a caso, senza ottenere nulla se non di scontentare tutti.
5. Converti alcune tipologie di credito in altre meno costose, prestando attenzione alle insidie delle operazioni di consolidamento debiti e valutando con attenzione la sostenibilità finanziaria delle proposte.
Per questo il piano di ristrutturazione aziendale DEVE includere un dettagliato budget finanziario previsionale.
6. Negozia accordi con le banche, le finanziarie ed i fornitori in modo da ottenere anche dei grossi sconti sugli importi da restituire.
Le somme risparmiate permettono, in concomitanza con gli altri interventi, di riequilbrare la struttura finanziaria dell’azienda e convertire il ciclo di cassa per renderlo sostenibile.
L’obiettivo finale è neutralizzare il rischio patrimoniale, attraverso soluzioni legittime, senza alterare l’equilibrio che hai creato, senza indispettire banche, finanziarie, e fornitori, facendo la voce grossa inutilmente.
“Sì, ma dove li prendo i soldi per portare avanti il mio piano di ristrutturazione aziendale?”
So che è una domanda che ti è comparsa nel cervello, la verità è che i soldi sono già tutti nella tua azienda, devi solo sapere dove cercarli, ho scritto un intero libro sull’argomento, per averlo vai su http://www.aziendechesifinanzianodasole.com/libro e scopri l’offerta di questi giorni.
Prima di finire l’articolo voglio darti 3 consigli importantissimi, che devono guidare ogni ragionamento che fai in una situazione di crisi aziendale:
- Non importa ciò che pensi tu, importa ciò che sta nella testa del creditore. Cerca di entrare nel suo cervello e vederti come ti vede lui.
- Non essere ottimista. Pensa a tutto ciò che potrebbe andare male, non al migliore dei casi.
- Pensa al futuro. Di ogni azione che compi non guardare solo i vantaggi imminenti, concentrati sulla catena di eventi che potrebbe scatenare invece.6
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