

Era seduto dietro al bancone del suo centro estetico a cercare di capire dove finissero i soldi che incassava giorno dopo giorno, quando ricevette la telefonata del direttore della sua banca.
Il comitato direttivo della piccola cassa rurale aveva approvato la sua richiesta di consolidamento debiti.
Avrebbero rifinanziato la sua azienda erogando un prestito a copertura del fido di conto aperto presso la loro filiale, delle carte di credito e del fido di cassa utilizzato sull’altra banca.
“Si vede che sono banche che aiutano le aziende del territorio”.
Questo pensava Alberto mentre riagganciava la cornetta.
Il consolidamento dei debiti aziendali avrebbe risolto finalmente i problemi finanziari del suo centro.
Doveva solo convincere sua moglie e suo suocero ad andare in banca con lui per garantire il rispetto del piano di pagamenti previsto dal nuovo contratto di finanziamento.
Mito e realtà del consolidamento debiti aziendali
Il direttore era sembrato molto chiaro presentando questa soluzione. Quasi trasparente.
Gli aveva spiegato che l’operazione non era come l’aveva immaginata Alberto. Non avrebbero fatto un’unica rata di importo più basso e sostenibile per pagare il debito, allungando la scadenza dei prestiti già esistenti.
La banca avrebbe concesso un nuovo finanziamento e con i soldi prestati avrebbe saldato gli altri debiti, inclusi quelli maturati per il fido di conto che Alberto aveva con loro.
Automaticamente, senza che nessuno dovesse fare manualmente bonifici o giroconti. Al momento della firma gli avrebbero fatto firmare le distinte di pagamento dedicate.
“Più gentili del solito!”, pensò.
C’era solo un ultimo ostacolo da superare.
Per far andare in porto la pratica di consolidamento debiti era necessaria la firma di uno o più garanti, dato che la situazione finanziaria del centro estetico era troppo rischiosa per la banca che, senza fideiussioni, non avrebbe potuto erogare altri prestiti.
Tutta colpa delle regole europee, alle quali anche una piccola banca di credito cooperativo deve sottostare.
O almeno questo è quello che gli aveva detto il direttore quando Alberto aveva trascinato in banca la moglie e il suocero, che all’inizio non volevano saperne di fargli da garante, per convincerli a firmare quella proposta di finanziamento.
Ritornati a casa avevano discusso ma alla fine erano arrivati alla conclusione che l’operazione si doveva fare. Era l’unico modo che avevano per salvare l’azienda da una crisi finanziaria inevitabile.
E con lei, il futuro di Alberto, della moglie e dei loro due bambini. Avevano investito già tanto in quel centro. Questo era l’ultimo scoglio da superare.
O almeno così avevano sperato.
La famiglia reagì compatta al problema, le garanzie furono rilasciate e il prestito erogato. I problemi sembravano essere finiti ed era arrivato il momento di godersi il meritato riposo estivo.
Il consolidamento debiti aziendali va quasi sempre male
Il 93% delle operazioni di consolidamento debiti di un’azienda finisce per peggiorare la situazione finanziaria di partenza, anche se hai una grande azienda.
Alberto rifletteva su quello che era successo solo pochi mesi prima mentre si stava di nuovo scervellando per capire come fosse possibile essere ripiombato nello stesso incubo da cui era uscito prima di partire per le ferie.
Senza i soldi sufficienti a coprire le spese del centro e con una rata da pagare che arrivava puntuale come solo la morte e le tasse sanno essere.
Non era nemmeno riuscito a fare gli investimenti in marketing che aveva programmato per far aumentare le clienti del centro estetico.
Il rischio di non riuscire a pagare la rata del prestito era molto alto, ma quali sarebbero state le conseguenze? Chi ne avrebbe pagato le spese?
Queste erano le prime due domande che mi fece quando ci siamo sentiti la prima volta.
Più che sentiti, visti, perché Alberto è uno a cui le persone piace vederle in faccia e aveva quindi scelto la videoconferenza per ricevere la prima consulenza.
“Se decido di affidarmi a lei, vengo a firmare il contratto in ufficio!”
Uno dei primi passaggi necessari a capire a quale punto dello stato di crisi si trova un’azienda è quello di indagare sulle origini del lago di melma nel quale l’imprenditore sta affogando.
Sapere che l’azienda ha questo, quello e quell’altro debito è importante ma è fondamentale capire come ci si è arrivati e qual è il risultato degli errori fatti.
Altrimenti, a cosa si rimedia?
Senza indagini sulle origine del problema ogni soluzione presentata è solo un tampone, un tappo di sughero per una barca piena di buchi che sta affondando. Per quanto buona possa essere l’idea cura solo il sintomo, non guarisce la malattia.
Proprio per questo ho iniziato a fare ad Alberto delle domande.
Dovevo capire come mai una persona così precisa ed informata sulle procedure bancarie si era ritrovata spalle al muro, con un finanziamento di importo tutto sommato modesto, ma garantito dalla firma di due persone con un patrimonio immobiliare enorme, sproporzionato rispetto al debito, messo completamente a rischio da quelle fideiussioni.
Non aveva molto senso, anche perché era evidente che era consapevole dei rischi di quella condizione.
Origini della crisi d’impresa
Quale tecnica utilizza il direttore per farti ingoiare il rospo e per farti accettare le condizioni che non ti piacciono?
Mi spiegò che si era trovato in difficoltà economiche perché aveva dovuto fare fronte al licenziamento di due dipendenti e questo era pesato molto sulle casse del centro.
Aveva tentato invano di risolvere il problema investendo la maggior parte dei risparmi di famiglia, ma a causa del calo del fatturato i soldi non erano bastati.
Era quindi andato dal suo direttore di banca, che lo aveva sempre aiutato in passato e lui gli aveva proposto quest’idea che sembrava vantaggiosa.
Il direttore era certo che il finanziamento sarebbe stato approvato e che la rata sarebbe stata bassa al punto da non pesare sull’andamento finanziario del centro estetico. Non erano previste fideiussioni, non servivano i garanti.
Peccato che tra il dire e il fare…
La richiesta era stata fatta a febbraio e a giugno non si sapeva ancora nulla. Alberto aveva sempre più l’acqua alla gola e per pagare le spese in attesa del prestito aveva usato tutti i risparmi.
Il direttore continuava a rimandare, a trovare delle scuse e a chiedere nuovi documenti.
“Chiedere ad un’altra banca avrebbe tolto ogni speranza di ottenere il prestito”.
Alberto si era informato e sapeva che quando chiedi un prestito ad una banca o a una finanziaria, la richiesta viene resa pubblica tramite la Centrale Rischi e le altre banche dati.
Fare altre richieste nell’attesa di avere una risposta non è mai una buona idea, perché si rischia di compromettere anche l’erogazione del primo finanziamento. Sempre se arriva.
In ogni caso Alberto era tornato dal direttore che, senza mezzi termini, gli aveva detto che l’operazione era troppo rischiosa e che l’unico modo per avere il consolidamento debiti era coinvolgere la moglie e il suocero.
Cosa faresti tu in questa situazione?
Lui fece l’unica cosa che riteneva possibile nella situazione in cui si trovava.
Senza più soldi, con un centro che perdeva denaro mese dopo mese e messo con le spalle al muro da un direttore di banca che lo aveva ingolosito con false promesse e belle speranze ma lo aveva fatto schiantare con la realtà, quando ormai non poteva fare altro che accettare le condizioni della banca.
Aveva coinvolto (di nuovo) la famiglia e li aveva convinti a firmare a garanzia del prestito.
Si era fatto bene i conti. Se i ricavi si fossero mantenuti quanto meno uguali a quelli dei mesi precedenti sarebbe riuscito a pagare tutte le spese e a finanziare finalmente quelle iniziative di marketing che aveva in mente da tanto tempo.
Peccato che dopo la chiusura estiva il fatturato non si era mantenuto costante e Alberto si era ritrovato ben presto a tagliarsi lo stipendio, a rimandare le spese pubblicitarie ed a racimolare gli spiccioli per pagare le rate del finanziamento.
Una condizione economica peggiore di quella di partenza.
Quando va bene il consolidamento debiti aziendali
Un imprenditore dovrebbe evitare il consolidamento debiti o al massimo utilizzarlo all’interno di un’operazione di ristrutturazione finanziaria complessiva.
Il consolidamento debiti è un’operazione finanziaria che porta normalmente più danni che benefici all’imprenditore che la richiede.
Questo perché è un’operazione pensata dalla banca per tutelare il credito della banca, anche se viene presentata come soluzione per l’azienda cliente.
Non ci credi, vero?
Prova per un attimo a distaccarti dai problemi economici della tua azienda e dal bisogno di trovare quei soldi necessari a rispettare i tuoi impegni.
Cos’è il consolidamento debiti aziendali
Guarda l’operazione per quello che realmente è.
La banca avvia una procedura di valutazione del tuo rischio di credito e decide di contenderti un finanziamento che non sei libero di utilizzare come meglio credi, ma che andrà a chiudere dei debiti che già hai.
Debiti che di solito sono costituiti da fidi di cassa e anticipi fatture (nelle loro varie forme tecniche), quindi due delle formule di finanziamento più redditizie per la banca. Ma anche più rischiose.
Perché dovrebbe rinunciare a maturare interessi molto alti in cambio di una remunerazione più bassa? Per darti una mano?
Andiamo su, non scherzare.
Consolidamento debiti che conviene alla banca
Perché la banca è felice di accettare la tua domanda di consolidamento debiti e tu dovresti proprio evitare di presentarla
Il vero motivo per il quale la banca eroga un finanziamento per un’operazione di consolidamento debiti è quella di ridurre il suo rischio di perdere tutti i soldi che ti ha già prestato.
[emaillocker id=7921]Una specie di gioco “lascia o raddoppia” nel quale la banca cerca di prendersi altri vantaggi nei tuoi confronti, oltre a quelli che ha già.
E quindi cercherà di avere nuove garanzie (no, la fideiussione non è uguale all’ipoteca), ti farà firmare una rinuncia a contestare le operazioni precedenti l’erogazione del finanziamento (quindi addio a contestazioni su usura, anatocismo e irregolarità varie) e ti metterà nelle condizioni di pagare nuovi interessi sugli interessi già accumulati.
Quindi il consolidamento debiti è un male assoluto per gli imprenditori?
Assolutamente no. Il consolidamento debiti inteso come operazione finanziaria che prevede l’erogazione di un finanziamento ad un’azienda in difficoltà è uno strumento valido.
L’importante è sapere come utilizzarlo e in quale fase del risanamento aziendale.
Un’operazione di consolidamento debiti inserita in una strategia di ristrutturazione finanziaria può essere una valida modalità per evitare che i rapporti con le banche si deteriorino.
Ma utilizzarla come unico mezzo di risanamento per un’azienda in crisi è praticamente inutile e non fa altro che aggravare una situazione di partenza già difficile.
Questo perché quando vai in banca a chiedere il consolidamento debiti perdi ogni potere di negoziazione con il direttore di banca che, per tutelare i suoi interessi e quelli della sua filiale, ti impone condizioni che normalmente non verrebbero accettate.
Ma vengono tollerate dagli imprenditori in difficoltà che, come te, stanno cercando una soluzione che gli permetta di respirare.
Ecco quattro ragioni per non scegliere il consolidamento debiti
# 1: l’operazione di consolidamento debiti non è gratuita
Quando richiedi il consolidamento debiti hai già pagato una parte dei tuoi finanziamenti, le spese di apertura pratica e i costi aggiuntivi, come quello dell’assicurazione.
Ebbene, questi costi, tutti gli importi e le spese pagate su ogni linea di credito inserita nel consolidamento finanziamento, vengono persi.
Come se non bastasse, la stipula del nuovo finanziamento non è gratuita.
Devi pagare tutte le spese tipiche dell’apertura di un nuovo prestito. E quindi di nuovo spese di apertura pratica, assicurazione…
Il consolidamento ti consentirebbe, forse, di riorganizzare la struttura finanziaria della tua azienda per il futuro, ma non è certo un aiuto per affrontare i problemi di mancanza di liquidità che hai in questo momento.
E se ritieni di pagare già troppe spese bancarie beh, allora proprio non è la soluzione adatta alla tua azienda.
# 2: l’operazione di consolidamento debiti è possibile solo se non hai ritardi nelle rate
Sembra un controsenso, ma è così.
Viene venduto come prestito per riorganizzare le situazioni finanziarie difficili e aiutare gli imprenditori che hanno raggiunto livelli di indebitamento non sostenibili, eppure per ottenere un consolidamento debiti non devi essere veramente in difficoltà nel pagamento delle rate.
Vuoi accedere ai (se così si possono chiamare) benefici del consolidamento debiti?
Devi prevedere in anticipo che non sarai in grado di ripagare le tue linee di credito e di non essere regolare nei finanziamenti e, forte di quest’occhiata sul futuro, scegliere volontariamente di pagare di nuovo all’istituto di credito tutti i costi iniziali per ottenere il prestito, rinunciando agli interessi che hai già pagato.
E non pensare di poterlo richiedere quando sei in reale difficoltà e hai già saltato il pagamento di due o più rate consecutive.
In questi casi infatti è già partita la segnalazione negativa alle banche dati e proprio per questa ragione il consolidamento debiti non te lo potranno più concedere (ci sono anche delle eccezioni).
Il motivo di questo limite è la tua affidabilità nel pagamento del prestito. Agli occhi della banca, non sei nemmeno riuscito a pagare i finanziamenti precedenti…
“Si ma ad un mio amico lo hanno concesso”
Alcuni istituti di credito, per far fronte al numero crescente di rate insolute, hanno inventato dei prodotti finanziari in grado di “assorbire” i ritardi meno gravi e di superare i vincoli della Centrale Rischi sul rifinanziamento delle linee di credito più costose.
Anche se i direttori di banca non lo dicono quando avviano l’istruttoria della pratica questi prodotti prevedono il rilascio di garanzie ulteriori o il consolidamento di quelle esistenti.
In pratica il tuo rischio aumenta per far abbassare quello della banca.
# 3: Paghi interessi sugli interessi
La formula magica del consolidamento debiti funziona più o meno così: più allungo la durata più abbasso la rata.
Questo implica che i pagamenti delle rate avranno una durata maggiore. È fin qui niente di strano. É esattamente quello che cerchi.
Ma c’è un problema. Un piano di ammortamento (così si chiama il piano di rimborso del finanziamento o del chirografario) più lungo comporta un aumento degli interessi da corrispondere, un aumento delle spese d’incasso e perché no, il costo aggiuntivo di ogni bollettino postale.
E questo in realtà è il minore dei mali.
Il vero problema sta nella modalità di calcolo della rata mensile da corrispondere per ogni finanziamento. L’importo della rata è costituito da una parte di interessi e da una parte di capitale. Durante la prima fase dell’ammortamento, la rata é composta per la maggior parte di interessi e per una parte molto ridotta di capitale.
Per intenderci: in una rata mensile di 2.500 euro, per esempio, 2.300 euro sono di interessi e 200 euro sono di capitale, in base a un procedimento di restituzione delle rate detto “alla francese”.
Cosa vuol dire? Semplice.
Che nei primi anni di ammortamento dei prestiti si corrispondono gli interessi e non il capitale: quando richiedi il consolidamento debiti avrai pagato una parte ingente di interessi e un importo di capitale molto ridotto.
Con il consolidamento debiti continuerai a pagare di nuovo tanti interessi e poco capitale, perché é un nuovo finanziamento, solo che questa volta la somma non va a te ma alla finanziaria precedente. Che magari è la stessa…
Fino alla tua prossima difficoltà finanziaria, quando la ruota ricomincerà il giro e tu pagherai nuovi interessi sempre sullo stesso capitale.
Il consolidamento ti consente, forse, di riorganizzare in modo sostenibile la tua situazione finanziaria per il futuro, ma non è certo un aiuto per affrontare i problemi finanziari del momento.
# 4: prevedi la possibilità di non poter pagare
Dividi et impera dicevano gli antichi.
Se hai un problema, separa gli ostacoli che ti allontanano dalla soluzione per acquisire maggiore forza.
Questo principio vale anche e soprattutto quando si tratta di problemi di indebitamento con le banche.
“Cioè?”
Partiamo da un concetto chiave. Se senti la necessità di consolidare i debiti della tua azienda, hai un problema di sovra-indebitamento, che in altre parole vuol dire che sei indebitato più di quanto al momento puoi permetterti.
La tua azienda non sta girando come vorresti, gli incassi tardano ad arrivare e tra le spese per l’ordinaria amministrazione e quelle per gli imprevisti non hai abbastanza liquidità per finanziare lo sviluppo del tuo business.
Quando inizi ad accorgerti che ti mancano i soldi, stai ancora godendo di un piccolo vantaggio però.
I debiti che hai, presi uno per uno, sono delle cifre gestibili.
Si possono negoziare, si possono pianificare, si possono stralciare… In pratica quando il direttore ti propone un finanziamento sei ancora nelle condizioni di poter decidere liberamente come rimettere in sesto i conti della tua azienda.
Se tutto va bene le garanzie che hai rilasciato sono anche “gestibili” oppure non ne hai concesso affatto.
In altre parole PUOI SCEGLIERE.
Cosa ti sta proponendo invece il direttore?
Di saldare anticipatamente tutti i debiti che hai accumulato negli anni stipulando un nuovo finanziamento – con tutti gli svantaggi già visti – che consolida tutto il debito residuo in un unico grande prestito per il quale, quasi sicuramente, ti chiederanno delle garanzie che prima la banca non aveva.
Il risultato tecnico di questa operazione è una struttura finanziaria più rigida, un’accettazione implicita dei debiti che hai accumulato (che non potrai più contestare) e una riduzione delle tue possibilità di uscire vittorioso da una futura trattativa.
Chi beneficia della tua scelta? Non certo tu.
La banca ottiene il pagamento di nuovi interessi, spese e accessori, regolarizza una posizione che avrebbe potuto avere qualche problema e se chi ti vende il prodotto é bravo ci guadagna anche una garanzia che prima non aveva. E tu?
Se per caso la tua previsione sul futuro non é giusta, se per qualche ragione ti ritrovi di nuovo in difficoltà, invece di dover gestire piccoli debiti, poco interessanti per chi li recupera, devi affrontare un debito grande, con una bella garanzia.
Se io potessi scegliere, sceglierei di trattare la posizione iniziale e non certamente il debito consolidato.
[/emaillocker]Ora hai due strade davanti a te.
Puoi ignorare tutto quello che hai letto in questo articolo e tornare ad affrontare i problemi della tua azienda come hai fatto fino ad ora. Rimani pure ad aspettare la delibera che ti concederà il consolidamento dei debiti e inizia a pagare le rate del nuovo prestito.
Sono sicuro che per un po’ di tempo riuscirai a mantenere gli impegni.
Oppure puoi fermarti a riflettere su quello che hai appena letto e sulla mossa giusta da fare adesso.
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2 commenti. Nuovo commento
Buongiorno
lei dice:
Il mio Metodo si basa sull’autofinanziamento, cioè sulla capacità dell’azienda di generare gli incassi necessari per finanziare il proprio sviluppo.
Ma per farlo bisogna gestire le uscite, negoziare i debiti e chiudere gli accordi che servono ad eliminare gli ostacoli che vedi oggi sul tuo cammino: i debiti che devi pagare.
Ma se i debiti sono principalmente con l’erario?
come si fa a rinegoziare il debito?
Buongiorno, grazie per la domanda.
Mi offre un interessante punto di partenza per chiarire una volta per tutte questo aspetto. Nella maggior parte dei Paesi nei quali operiamo, il debito fiscale non è negoziabile nel senso stretto del termine, ovvero non è possibile trattare con il fisco per ridurre la quota capitale né la quota interessi.
Se non si considerano le possibilità offerte in caso di ricorso alle procedure fallimentari e quelle di riduzione delle sanzioni in caso di tempestiva risposta alla notifica dell’infrazione, delle quali non ci occupiamo direttamente, la gestione del debito fiscale è in realtà come quella di un qualsiasi debito non negoziabile in quota capitale, come ad esempio un mutuo ipotecario di valore molto inferiore al valore di mercato dell’immobile concesso a garanzia.
Si tratta di gestire finanziariamente l’esborso e di spostare il problema sulle alternative trattabili.
Non si può ridurre l’importo del debito con l’erario, ma si può trasformare la natura del debito stesso, intervenendo sui comportamenti che lo hanno generato in modo da modificare la composizione della struttura finanziaria.
In parole più semplici, il debito fiscale nasce da un approccio sbagliato alle uscite di cassa correnti.
Lei ha scelto in qualche modo di sacrificare il fisco a vantaggio di altri creditori per permettere alla sua attività di sopravvivere ed entro certi limiti questo comportamento è tollerato dalla normativa, che stabilisce regole molto chiare circa quello che è possibile postergare e quello che invece non è possibile rimandare.
Ma questa scelta non può essere fatta liberamente e senza calcolare che se oggi non rispetto il termine di un pagamento, domani pagherò quell’importo maggiorato delle sanzioni e degli interessi, che aumentano a seconda del momento nel quale avrò i soldi per pagare.
Naturalmente a questo livello di sofisticazione finanziaria può arrivare se controlla i numeri, non se accumula debiti sperando in un futuro migliore.
In altri termini, posto che quella somma non si può abbassare perché col fisco non si tratta, è possibile intervenire sulle altre componenti della struttura debitoria per ridurre il debito fiscale secondo quanto previsto dalla normativa vigente, aumentando l’esposizione sulle altre fonti, che invece sono negoziabili.
L’applicazione pratica di questi concetti determina l’autofinanziamento aziendale, che diviene possibile e legittimo (al contrario di sacrificare il fisco a vantaggio di altri creditori).
Il presupposto per arrivarci in caso di indebitamento fiscale è che l’azienda sia attiva, abbia un volume d’affari coerente col debito accumulato (se ha 500 mila euro di debiti fiscali e fattura 100 mila euro l’anno, l’indebitamento non è sostenibile), una struttura dei costi flessibile e la possibilità di utilizzare liberamente le altre leve finanziarie (banche e fornitori).
Se esistono queste condizioni, si può gestire il debito fiscale nel pieno rispetto delle norme.
Se non esistono, l’alternativa della liquidazione, con o senza il ricorso alle procedure concorsuali, è probabilmente l’unica alternativa possibile.
Nel caso in cui la struttura societaria sia sbagliata, quindi il debito ricade sulla persona fisica a prescindere dalla sorte della società, purtroppo il problema non è risolvibile se non attraverso la liquidazione del patrimonio e la conseguente estinzione del debito.
Se non c’è patrimonio, resta semplicemente il debito.
Nel libro Aziende che si finanziano da sole, che trova su http://www.aziendechesifinanzianodasole.com, questo argomento è affrontato con maggior livello di dettaglio in un intero capitolo.