

Gli avevano suggerito una strategia che avrebbe distrutto i risultati di trent’anni di lavoro, ma non si è accontentato del parere del suo professionista di fiducia ed ha scoperto le variabili da non trascurare per mettere in atto il suo piano di risanamento aziendale.
Massimo è un imprenditore che ha un’azienda di pulizie industriali nel centro Italia. Una società che lui ed il fratello hanno ereditato dal padre e hanno sviluppato fino a farle raggiungere dimensioni di tutto rispetto.
Circa due milioni e mezzo di fatturato all’anno, centoquaranta dipendenti impiegati, macchinari, automezzi e immobili industriali di proprietà. Un’azienda di livello medio-alto per il settore in cui opera.
Nel corso degli anni Massimo ed il fratello si sono divisi equamente i ruoli, specializzandosi nel proprio ramo di competenza.
Il fratello si è dedicato alla parte tecnica, organizzativa e commerciale del lavoro. A Massimo è toccata la parte più noiosa e complicata: la gestione amministrativa e finanziaria dell’attività.
L’azienda ereditata dal padre era stata solo l’embrione di quella che i due fratelli avevano realizzato.
Da una piccola azienda artigiana si erano trasformati in una realtà industriale. Da una singola squadra di operai ad un gruppo di lavoro organizzato su tre turni di servizio. Da una base clienti composta da piccoli condomini a complessi residenziali, uffici di grandi aziende e complessi industriali.
Un’evoluzione durata trent’anni, che li ha portati ad una mole di lavoro mica da ridere.
Perché erano in difficoltà allora?
Da dove nascono i problemi finanziari di un’azienda storica e apparentemente sana e perché tutte le imprese beneficiano di un processo di risanamento aziendale
Il costo principale di un’attività di questo tipo è quello del personale. Le attrezzature e i materiali di consumo hanno un’incidenza veramente bassa sul margine industriale di un’azienda come questa.
La partita del profitto economico si gioca sul costo del personale dipendente e, date le condizioni del mercato di lavoro italiano, le possibilità di intervento sono davvero scarse.
Troppo rigidi gli schemi retributivi, troppo scarsi i margini di flessibilità nelle politiche di assunzione e licenziamento, troppo costose e improduttive le ore lavorate, troppo rischiose le contestazioni ed incerto l’esito dei giudizi.
Per i piccoli imprenditori assumere un dipendente è sempre stato un terno al lotto.
Fino a qualche anno fa le aziende come quella di Massimo bilanciavano il loro fabbisogno finanziario esterno utilizzando una fonte di finanziamento interna molto importante.
Quella dei fondi da accantonare per il trattamento di fine rapporto.
In pratica le aziende ad elevato impiego di personale mantenevano il proprio equilibrio finanziario utilizzando i fondi destinati al trattamento di fine rapporto dei propri dipendenti, evitando così di ricorrere continuamente al mercato del credito.
Dal punto di vista finanziario questo permetteva di utilizzare i flussi di cassa destinati al TFR per finanziare gli investimenti, l’espansione commerciale e gli imprevisti dell’attività d’impresa.
Senza aver bisogno di ricorrere ai finanziamenti bancari, decisamente più costosi e difficili da gestire.
Questo fino a quando la normativa è cambiata e, come spesso capita in Italia, è stato aumentato il livello di difficoltà del fare impresa.
Le piccole e medie aziende si sono ritrovate a fare i conti con l’obbligo di accumulare il denaro per il trattamento di fine rapporto in fondi privati o in quello gestito dall’INPS, perdendo quella flessibilità finanziaria garantita dal sistema precedente.
Il risultato è stato quello di costringere gli imprenditori a chiedere sempre più soldi alle banche per poter sopravvivere.
Ma tra commissioni, interessi e le altre spese caricate sui finanziamenti alle imprese, i margini di guadagno si riducono – quando non spariscono completamente – ed è questo il motivo per il quale l’azienda di Massimo si è trovata in affanno al punto da spingerlo a cercare una soluzione al problema.
Più di una a dire il vero.
Quali alternative di risanamento aziendale hanno le imprese di servizi per risolvere i problemi finanziari
Per rimediare al “difetto” strutturale della loro azienda, l’elevata incidenza del costo del personale, i due fratelli hanno investito i propri capitali personali nella realizzazione di una struttura di stoccaggio automatizzata. Un grosso capannone suddiviso in spazi da affittare come deposito self-service.
In questo modo una parte del loro fatturato è diventata completamente autonoma dal costo del personale, la cui incidenza media sul totale dei costi aziendali è diminuita.
Ma non è bastato.
Quando hai centoquaranta persone da mantenere il peso dell’accantonamento mensile del TFR si fa sentire nelle tue casse e rischia di compromettere la tua capacità di spesa e di investimento.
In poche parole, può bloccarti l’azienda.
Per anni Massimo ed il fratello hanno fatto fronte al problema ricorrendo alle banche. Oggi hanno rapporti con circa 16 diversi istituti di credito, per affidamenti di importo unitario modesto (rispetto al volume d’affari).
Sai quanto è difficile gestire sedici differenti rapporti bancari?
Praticamente Massimo passa la maggior parte del suo tempo a decidere quale linea di credito utilizzare, dove poter scontare l’ultima fattura e ha un calendario che sembra un albero di Natale. É pieno di pallini rossi che gli ricordano le scadenze delle linee di credito che sta utilizzando.
Ma nonostante questo, nonostante la sua bravura a destreggiarsi tra fidi di cassa, anticipi fatture, chirografari e mutui ipotecari, non riesce a trovare i centocinquanta mila euro di cui avrebbe bisogno per ultimare la seconda struttura da adibire a magazzino automatico.
Non puoi risolvere i problemi finanziari della tua azienda sperando nell’aiuto delle banche senza progettare il tuo piano di risanamento aziendale
Nessuna delle banche è disposta a concedergli questo prestito che gli permetterebbe, a lavori ultimati e spazi affittati, un incremento del fatturato del 16% all’anno, senza aumentare i costi di gestione.
Un investimento che gli darebbe la possibilità di generare quelle entrate extra di cui ha bisogno per uscire dal problema di indebitamento in cui si è ritrovato a causa dell’ennesimo cambiamento improvviso delle leggi che ha tagliato le gambe ad aziende come la sua.
Ma la tensione finanziaria è troppo alta, le garanzie sono state completamente utilizzate per i prestiti precedenti e l’unica cosa da fare sarebbe sacrificare un altro immobile, permettendo l’iscrizione di un’ipoteca per un importo pari ad un decimo del valore di mercato del bene da vincolare.
Una pessima idea.
Massimo ha capito da solo che l’unico modo che ha per risolvere i problemi di indebitamento della sua azienda e ridurre la tensione finanziaria generata dall’utilizzo asfissiante delle linee di credito è trovare il modo di generare un extra-margine che gli permetta di abbattere la quota capitale dei prestiti.
Ma non sa come fare.
La soluzione a questo problema sta consumando i due fratelli da mesi. Non trovano una via d’uscita degna di questo nome, solo rimedi parziali e nemmeno tanto sicuri.
Non sperare di risolvere i problemi finanziari della tua azienda pagando il più bravo dei professionisti del tuo paesello senza esperienze pratiche nei processi di risanamento aziendale
Un’azienda come la loro è normalmente circondata da una serie di professionisti che a vario titolo cercano di offrire i propri servizi in cambio di laute parcelle.
Da quello che mi raccontava, pare che per i professionisti l’azienda spendesse tra i 60 mila e gli 80 mila euro l’anno. Non male averla come cliente.
L’unica soluzione che questo pool di menti illuminate gli ha proposto è stato quello di creare una struttura piramidale per gestire il personale.
In pratica gli è stato suggerito di passare da un’unica azienda di grosse dimensioni ad un agglomerato di società artigiane, con meno di quindici dipendenti per azienda, in modo da sfuggire all’obbligo di versare il TFR ai fondi esterni.
L’obiettivo è quello di creare un gruppo di aziende che non devono sottostare al vincolo di versare il TFR, in modo da mantenere i soldi in azienda ed utilizzarli per finanziare l’attività.
Se ti stai domandando se sia lecito o meno, la risposta è “Ni”.
Si possono creare otto società con meno di quindici dipendenti (sono centoquaranta persone da sistemare e una società è già operativa) per eludere la norma.
L’Italia è un paese libero ed almeno sulla carta favorevole alla libera iniziativa imprenditoriale.
Non ci sono leggi che impediscono la costituzione di otto società con lo stesso oggetto sociale, che lavorano sulla stessa base clienti e che impieghino personale che lavorava precedentemente in un’azienda nello stesso settore.
Possono essere anche di proprietà degli stessi soci, a dirla tutta.
Ma ci sono una serie di problemi da prendere in considerazione, di natura finanziaria ed organizzativa. Oltre al fatto che, se portassero a termine questa operazione, eluderebbero una norma di legge.
Facciamo finta, in questo momento, che questa operazione non sia passibile di controlli e che dal punto di vista della normativa Massimo e il fratello stiano mettendo in piedi un’operazione assolutamente trasparente e regolare.
In ogni caso applicare questa strategia per generare liquidità esporrebbe la società a numerosi rischi.
Una strategia per guadagnare credibilità bancaria nel lungo periodo integrata in un piano di risanamento aziendale può aiutarti a risolvere oggi i problemi finanziari della tua azienda
Per prima cosa un’operazione di questo tipo porta ad una riduzione della credibilità bancaria dell’azienda che, nel lungo periodo, danneggia lo sviluppo del business.
C’è poco da girarci intorno.
Un’azienda solida, con un capitale sociale consistente e un volume d’affari di un certo tipo è molto più gradita alle banche di quanto non lo sia una società in nome collettivo che chiude tutte le dichiarazioni quasi in pareggio per pagare meno tasse.
Quindi, anche se oggi stai avendo problemi con le banche, il tuo piano di risanamento deve avere come obiettivo quello di creare una società solida, che le banche vorrebbero finanziare.
Anche se non chiederai mai più un centesimo in prestito.
Le banche sono più disponibili a finanziare le aziende e i progetti di business nei quali anche gli imprenditori dimostrano di credere. Non a parole ma con i fatti e quindi mettendo i soldi sul piatto.
Questo vuol dire che il punteggio assegnato ad un’azienda con un patrimonio netto di una certa consistenza, investimenti in strutture produttive ovvero nel capitale umano – come nel caso dell’azienda di Massimo – è molto più alto di quello assegnato ad una piccola azienda artigiana con pochi dipendenti, assunti magari a mezza giornata per evitare di pagare troppi contributi.
Basta questo per avere dalle banche tutti i soldi di cui l’azienda ha bisogno? Assolutamente no.
Ma passare da un organico di centoquaranta persone a poco più di una ventina di operai e dividere gli altri su società satellite costruite apposta di sicuro non aiuta.
La soluzione per risolvere i problemi finanziari della tua azienda non deve portare più danni che benefici
Gestire il personale sparpagliato su un numero imprecisato di società satellite aumenta il costo organizzativo della struttura ed inevitabilmente quello dei professionisti ai quali delegare il lavoro.
Anche se si va a caccia di quello che fa la parcella più bassa (il risparmio, in questi casi, non porta mai un gran guadagno).
La burocrazia si moltiplica, gli adempimenti crescono in misura esponenziale, la semplice organizzazione del lavoro diventa problematica a causa delle autorizzazioni, dei controlli e delle pratiche amministrative rese necessarie da un sistema di regole come quello italiano.
Ma i problemi non finiscono qui.
La gestione del personale in Italia deve sottostare a delle regole molto rigide, ad un mercato del lavoro eccessivamente sindacalizzato ed ad un sistema giudiziario molto arbitrario.
Quando licenzi un dipendente e vieni chiamato in una causa di lavoro, non sai mai come va a finire, nemmeno se hai completamente ragione ed hai delle prove schiaccianti.
Il sistema di presta all’abuso delle leggi, alla distorsione delle regole ed all’interpretazione soggettiva delle norme.
Questo permette da un lato agli imprenditori e ai loro professionisti dilettanti di elaborare soluzioni fantasiose ed azzardate, come quella prospettata a Massimo ed a suo fratello, dall’altro ai dipendenti di avere il coltello dalla parte del manico nel momento in cui, per qualsiasi ragione, diventano poco produttivi o addirittura nocivi per l’ambiente aziendale.
Questo è tanto più vero quando l’imprenditore scopre il fianco con operazioni sul filo della legalità, come quella prospettata a Massimo dai suoi professionisti di fiducia.
Ma non finisce qui.
Per risolvere i problemi finanziari della tua azienda devi fare bene i conti e definire un piano di ristrutturazione aziendale
Non avevano bisogno di un piano di risanamento aziende in crisi, ma di un progetto di risanamento aziendale in bonis.
Abbiamo fatto i conti e per generare la liquidità necessaria per completare gli investimenti con questo sistema e mettere a reddito la nuova struttura servono due anni.
Ventiquattro mesi per accantonare il TFR in azienda e reinvestire le somme accantonate per generare gli eventuali guadagni. A condizione di superare le problematiche di fatturazione tra società interne al gruppo, perché solo una deve fare l’investimento.
In altre parole, il gioco non vale la candela.
Il guadagno che deriva dall’operazione è tutto sommato modesto e i margini si possono recuperare solo molto spostati in avanti nel tempo, ma soprattutto si possono generare solo a condizione di complicare ulteriormente una gestione amministrativa già molto pesante (ci sono 6 persone nell’amministrazione della società di Massimo).
Quando la tua azienda vive un periodo di tensione finanziaria o di crisi conclamata, un errore nella gestione strategica del processo di risanamento può portare in pochissimo tempo al disastro economico.
Devi gioca bene le tue carte.
Si possono negoziare le condizioni di qualsiasi posizione debitoria in maniera professionale, utilizzando tutte le armi disponibili per ottenere l’equilibrio economico necessario.
Ora hai due strade davanti a te
Puoi ignorare tutto quello che hai letto in questo articolo e tornare ad affrontare i problemi della tua azienda come hai fatto fino ad ora, incrociando le dita nella speranza che la fortuna inizi a ricordarsi di te, più di quanto non abbia fatto fino ad oggi.
Oppure puoi fermarti a riflettere su quello che hai appena letto e sulla mossa giusta da fare adesso.
Non puoi pensare di fare tutto da solo, fatti aiutare da chi può supportarti in questo lavoro e concentrati sulle cose veramente importanti, come portare soldi in azienda.
E non fare l’errore di tentare di risolvere la situazione procedendo per tentativi (lo so che sbagliando si impara, ma sai quanto costa imparare?)
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