

Il pignoramento del conto corrente di Annamaria
Quello di Annamaria e della sua maison di abiti da sposa è un caso di crisi aziendale scatenata da un pignoramento del conto corrente che ho seguito circa un paio d’anni fa, prima ancora che gli effetti economici della pandemia mettessero in ginocchio l’intero settore dei matrimoni, quando comunque iniziava a dare i suoi primi segnali di crisi già a livello internazionale.
Basti pensare al sonoro fallimento di grandi retailer di moda da cerimonia statunitensi, che dalla sera alla mattina hanno dovuto chiudere battenti e abbandonare migliaia di abiti da sposa nei loro magazzini, insieme al loro valore di miliardi di euro e alla disperazione delle spose in attesa dell’abito dei loro sogni, per capire che qualcosa in questo mercato stava iniziando a girare male a livello mondiale.
Ma Annamaria, poco prima di ricevere la “doccia più gelida della sua vita”, era convinta che anche questa volta ce l’avrebbe fatta, che i suoi affari tutto sommato girassero bene e che quello che stava vivendo era solo un problema temporaneo, presto risolvibile.
D’altronde la sua era un’azienda solida, nata e cresciuta in una regione del Sud Italia dove certo il settore dei matrimoni sembra non conoscere crisi, anzi, in parte è il motore che tiene in piedi l’economia di vaste aree meridionali.
La sua era stata una vita interamente dedicata alla sartoria per cerimonia. Era partita giovanissima, nella sua casa, che era anche il suo laboratorio. Qui accoglieva tutte le donne che, modelli alla mano, le chiedevano di realizzare i loro abiti dei desideri, da sposa, da damigella, da testimone, da mamma dello sposo, insomma per ricoprire i ruoli più importanti della loro vita.
I pizzi, le perline, i cristalli, le sete e i tessuti più pregiati erano il suo pane quotidiano, non conosceva stanchezza né rispettava orari. Il suo piccolo mercato era estremamente florido, negli anni Settanta ci si sposava molto più facilmente di ora e le richieste erano continue.
Ha dovuto improvvisare la sua personale catena di montaggio, composta da mamma, sorella, due cugine apprendiste, per tener testa agli ordini che si susseguivano in grande quantità.
Nel settembre del 1979 poi ha fatto il passo più grande della sua vita, mettendo su la sua piccola impresa/sartoria a gestione familiare, proprio nella città riconosciuta come capitale dei matrimoni nella sua regione.
Una grande soddisfazione, l’inizio di una splendida storia imprenditoriale che l’ha portata all’affermazione del suo marchio in Italia e nel mondo.
Negli anni migliori, infatti, la maison di Annamaria era molto più di una semplice azienda a gestione familiare. Ormai esportava i suoi capi da Dublino a Dubai e da New York a Tokyo.
D’altronde, oltre ai modelli che aveva imparato a disegnare e ideare da sola, molto del suo successo derivava proprio dai materiali impiegati nelle sue creazioni.
Doveva tutto al distributore di tessuti di sua fiducia, da cui si forniva quando ancora eseguiva i lavori direttamente in casa, che le era stato presentato Maurizio, il suo fornitore più fidato, in grado di procurarle proprio le stoffe e gli accessori migliori sul mercato per la realizzazione dei suoi capi esclusivi.
Una realtà che nel giro di qualche hanno si è ampliata a vista d’occhio, contando ben 73 dipendenti solo nei laboratori di sartoria, provenienti dalle migliori scuole d’Italia, e che negli anni migliori era arrivata a fatturare cifre che si aggiravano tra i 3,2 – 3,7 milioni di Euro.
La storia di un successo familiare, di un riscatto personale, dell’orgoglio di un’imprenditrice che ha rischiato di sgretolarsi completamente per una leggerezza legata alla totale inesperienza nella gestione finanziaria dell’azienda da parte di Annamaria e dei suoi collaboratori.
Un errore che si è manifestato in tutta la sua forza quando il mercatoaveva iniziato a contrarsi.
Il un numerodi matrimoni costantemente in calo, la spesa media per cerimonia crollata e l’ingresso di case di moda straniere e italiane, nella nicchia di mercato degli abiti da cerimonia, hanno seriamente minato la sostenibilità economica di un progetto ambizioso e di valore come quello di Annamaria.
D’altronde i prezzi a cui venivano proposti gli abiti delle grandi case erano di gran lunga inferiori rispetto a quelli delle sue creazioni esclusive e pregiate, quindi i rivenditori autorizzati faticavano a piazzarli, preferendo altri brand al suo.
Per andare loro incontro e non indebolire la rete vendita, Annamaria accettava le condizioni più proibitive, concedendo dilazioni sui pagamenti dei prodotti finiti tali da indurle a spremere al massimo i suoi fidi bancari e a ritrovarsi spesso senza quella liquidità necessaria a onorare i suoi impegni.
La tensione finanziaria e i rischi di pignoramento del conto corrente
Questa tensione costante e l’assenza di un sistema di gestione finanziario organizzato razionalmente e monitorato costantemente l’hanno condotta a commettere l’errore più grave della sua carriera imprenditoriale: interrompere i pagamenti al suo fornitore strategico, lo stesso che gli aveva presentato il rivenditore di fiducia, quando era ancora alle prime armi, e che era cresciuto con lei e grazie a lei.
Certo non era più l’unico, col tempo e l’esperienza aveva ampliato la cerchia dei fornitori di tessuti, ma Maurizio rimaneva sempre la punta di diamante, quello in grado di procurarle le stoffe più pregiate.
Forte dell’amicizia trentennale che si era instaurata con lui e stretta dalla carenza di liquidità, Annamaria ha iniziato a chiedere sempre più tempo prima di saldare le fatture, pagando di tanto in tanto degli acconti sull’intero importo delle fatture, che regolarmente continuava a consegnargli con la merce.
Gli chiedeva pazienza, era solo una fase, sapeva che di lei poteva fidarsi, non lo avrebbe lasciato a mani vuote. Cercava di tranquillizzarlo quando lui perdeva la pazienza, intimandole di saldare i conti pena l’interruzione delle forniture, ma lei sapeva come prenderlo. Si conoscevano da anni, non l’avrebbe mai lasciata a piedi, minando seriamente la continuità produttiva.
Ignorava i suoi tentativi di recupero del credito attraverso intimazioni e celate minacce, sfoderando tutte le sue doti persuasive migliori per ottenere tempo e ancora tempo.
Poi, ecco la doccia fredda: all’improvviso l’atto di precetto che accompagnava un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo e di lì a una decina di giorni, durante i quali ogni tentativo di telefonata era rimasto senza risposta, l’atto di pignoramento presso terzi che le bloccava i suoi conti correnti.
Annamaria aveva sbagliato a trascurare “gli avvertimenti” ufficiosi e ufficiali, sopravvalutando il rapporto personale che la legava a lui da decenni, anteponendo proprio l’aspetto relazionale a quello contrattuale.
Non aveva neanche dato un’occhiata alle raccomandate precedenti ricevute dallo stesso fornitore, gli atti che precedevano il pignoramento. Pensava fossero semplici lettere scritte per incuterle timore.
Puoi evitare il pignoramento del conto corrente?
Ignorare le richieste dei creditori aumenta il rischio di pignoramento del conto corrente?
Il suo fornitore non aveva “solo” interrotto le forniture ma le aveva completamente chiuso ogni via d’uscita, bloccando non solo la produzione, ma l’intera attività aziendale.
Una pugnalata al cuore che Annamaria non si aspettava, un fulmine a ciel sereno che l’aveva ferita a livello personale prima ancora che imprenditoriale.
Si era sentita tradita da uno dei suoi più cari amici e “soci” in affari. Non erano soci, ma si divertiva a chiamarlo così.
Quando mi ha raccontato la sua storia, teneva stretto tra le mani uno scampolo di pizzo francese risalente agli anni Settanta, quando era iniziata la collaborazione con Maurizio. Era una delle prime campionature che le aveva mostrato, il primo ordine effettuato e lo conservava intatto come prova del rapporto commerciale e personale che li univa.
Sembrava così fragile e indifesa, esattamente come quel delicatissimo pezzo di stoffa.
Faticavo a pensare come da sola fosse riuscita a mettere su un impero che serviva clienti da Tokio a New York, che oggi era completamente paralizzato e rischiava di sgretolarsi tra le sue mani come la collaborazione con il suo fornitore.
Non aveva valutato le conseguenze devastanti di una gestione “amichevole” di un problema aziendale. Non aveva neanche mai lontanamente pensato che Maurizio potesse agire per le vie legali, mettendo le mani sui suoi conti correnti.
La sua voce tremava, nascondeva il suo sguardo dietro gli occhiali da sole, quando mi spiegava “Dottor Di Domenico, non posso pagare le mie ragazze, non hanno mai smesso di lavorare per me e io ora non posso pagarle. Non so come prendere i miei soldi!“
Il suo era uno stato d’animo a metà tra la rabbia e l’impotenza.
Perché è questo che scatena un atto di pignoramento, un totale senso di impotenza per chi lo subisce.
Non sanno come muoversi, da dove partire, perché siano finiti fino a quel punto e quali siano i margini per risolvere la situazione.
A questo si arriva quando si ignorano le avvisaglie di una crisi finanziaria e le intimazioni dei propri creditori: a subirne gli effetti più devastanti.
Pignoramento presso terzi: potere dei creditori
Ecco perché, come e quando il tuo creditore può fare un pignoramento del conto corrente senza che tu possa far nulla per fermarlo.
Parlando con Annamaria mi sono reso conto di quanto sia sconosciuta per gli imprenditori la procedura che termina con l’atto di pignoramento conto corrente.
Quando mancano i soldi per onorare i pagamenti verso tutti i creditori, ogni imprenditore è portato a tagliare arbitrariamente i costi e dilazionare i pagamenti verso questo o quel creditore, così, a caso, senza pensare e pesare le conseguenze.
Ho notato che, tra tutti, le banche sono i soggetti più temuti dagli imprenditori e spesso, per tenere il passo con i pagamenti delle rate o gli interessi da pagare, vengono penalizzati altri creditori ritenuti meno pericolosi.
Proprio un errore di valutazione del genere, dettato dalla totale assenza di lucidità e controllo dei conti, ha condotto Annamaria al punto che ti ho appena presentato.
Lei si preoccupava di pagare tutti con i soldi che riusciva a racimolare dai diversi punti vendita, ignorando completamente la potenziale pericolosità del suo migliore amico/fornitore.
Le conseguenze di questa leggerezza sono quelle che hai appena letto nela sua storia e, credimi, non riguardano solo lei ma centinaia di imprenditori come te che, forti delle relazioni personali, sottovalutano le conseguenze di certe scelte e determinate mosse.
D’altronde se non si conosce il vero nemico non si può neanche affrontarlo nel migliore dei modi.
Le conseguenze scatenate da un atto di pignoramento del conto corrente sono molto gravi e sembrano pioverti addosso come una doccia fredda, colpirti dalla sera alla mattina.
In realtà è una procedura che avviene per step e completamente alla luce del sole.
Conoscerla può darti un vantaggio notevole nella gestione del “contenzioso”, prima che la situazione possa precipitare, come nel caso di Annamaria.
Come e quando un creditore può procedere con l’atto di pignoramento
L’atto di pignoramento è l’ultimo atto della procedura esecutiva in cui il creditore chiede al tribunale per procedere al recupero forzoso delle somme che gli sono dovute.
Una procedura che si riassume in tre passaggi:
- l’invio del decreto ingiuntivo;
- l’invio dell’atto di precetto;
- l’invio dell’atto di pignoramento,
Una procedura che, in diversi momenti e determinate condizioni, può essere accelerata ma non può mai prevedere l’invio diretto dell’atto di pignoramento al primo colpo.
Ecco perché, già alla ricezione del decreto ingiuntivo, Annamaria avrebbe dovuto muoversi per risolvere la questione.
Le avvisaglie di una mossa così invasiva possono essere prevedibili e sono piuttosto chiare, almeno agli addetti ai lavori.
Chiaro che l’oggetto del pignoramento può variare, colpendo i beni immobili, sia quelli di proprietà dell’azienda che del suo garante, beni mobili, veicoli, beni commerciali (sia attivi che passivi) e infine anche i conti correnti.
Tra tutti questi i pignoramenti presso terzi sono quelli preferiti da parte dei creditori, semplicemente perché sono i più pervasivi e consentono di recuperare nel più breve tempo possibile le somme dovute, senza dover passare, ad esempio, per la vendita all’asta in caso di beni.
Inoltre, per i creditori, è molto facile risalire al conto corrente, se almeno una volta hai effettuato un bonifico a loro favore.
Diversamente possono anche scegliere di interpellare una delle tante società che per pochi spiccioli si occupano proprio di individuare i conti correnti intestati agli imprenditori.
Prestare attenzione a ogni raccomandata che arriva, ad ogni PEC, senza ignorare le comunicazioni ufficiali da parte del tribunale come ha fatto Annamaria, ti consente di prevenire la conseguenza peggiore.
Anche perché, nell’ipotesi di un pignoramento presso terzi banca, stai pur certo che non sarai tu il primo a saperlo.
L’atto di pignoramento del conto corrente, infatti, viene inviato contestualmente sia all’imprenditore che alla banca, ma a differenza tua, che potresti leggere la comunicazione dopo qualche giorno, la banca agisce tempestivamente, bloccando immediatamente il conto e impedendo di fatto ogni genere di movimento in uscita.
Almeno fino alla sentenza da parte del tribunale.
Una situazione tutt’altro che piacevole, come puoi immaginare, specie se tieni conto anche del fatto che vengono bloccate le somme pari a una volta e mezzo l’importo da saldare al creditore e che altri creditori possono aggiungersi a questa procedura, rivalendosi delle loro somme.
Ma non solo.
Nel caso in cui i conti siano affidati la banca ha un ottimo motivo per revocarti immediatamente l’affidamento, ponendo la posizione in sofferenza. Senza considerare che, nel frattempo che la procedura arriva a compimento, la banca potrebbe impedirti di utilizzare ogni genere di servizio e che ogni somma tu dovessi incassare viene congelata.
Tra poco ti spiego tutto nel dettaglio.
Nel frattempo una cosa deve essere ben chiara: ignorare le comunicazioni di messa in mora che potresti ricevere, vuol dire gettare benzina sul fuoco che, nel giro di poco, può trasformarsi in un vero e proprio incendio capace di bruciare tutto in poco tempo.
Le disastrose conseguenze di un atto di pignoramento
Nella migliore delle ipotesi, i conti pignorati (che potrebbero essere anche tutti i conti dell’azienda) rimangono bloccati per mesi, impedendo qualunque pagamento, persino gli addebiti di pagamenti rateali preimpostati (muti, RID,(mutuo, spese generali, eccetera).
Ovviamente ogni incasso dovesse arrivare su quei conti resterebbe bloccato in attesa dell’avanzamento della procedura.
Ma la situazioni può peggiorare ancora.
Oltre ad aggravare la gestione dell’azienda, non potendo pagare, di fatto, più nulla, peggiora anche la posizione nei confronti degli istituti di credito, se da quel conto passano anche gli addebiti di rate dei chirografari.
Non potendo più pagare le rate, vengono accumulati insoluti nei confronti delle banche che sono oggetto di segnalazione in Centrale Rischi o in CRIF.
Il rating peggiora in modo sostanziale.
Ma c’è di peggio: il pignoramento del conto corrente rischia di paralizzare la tua azienda, impedendo perfino l’utilizzo dei servizi bancari essenziali.
Quando la notizia del pignoramento si diffonde e le segnalazioni negative fanno il loro lavoro (avvisare l’intero sistema bancario che sei un cliente rischioso) non puoi neanche aprire nuovi conti correnti in altre filiali della stessa o di altre banche, proprio alla luce di questa segnalazione negativa.
Non sei più un cliente gradito ai loro occhi.
Vengono revocati tutti i fidi che hai aperto e ti viene chiesto di rientrare con tutte le tue esposizioni, inclusi gli anticipi su fatture.
In pratica, se hai aperto uno di questi conti, man mano che rientrano le fatture anticipate dalla banca, questa non ti permette di presentarne altre.
La tua liquidità viene letteralmente prosciugata in un batter d’occhio e i tuoi soldi restano fermi lì, senza che tu possa far nulla per impedirlo.
Come puoi evitare le gravi conseguenze del pignoramento del conto
L’unica strada percorribile legalmente per evitare l’esecuzione di un atto di pignoramento è la negoziazione con il creditore delle condizioni di rientro dei debiti, il prima possibile.
Se Annamaria avesse agito immediatamente, senza sottovalutare la tensione che stava nascendo con Maurizio e appoggiarsi unicamente sul lungo rapporto di amicizia che li univa, certamente non sarebbe mai arrivata al punto in cui era quando ci siamo conosciuti.
Se, invece, avesse agito in tempo, appena resa conto della sua impossibilità di pagare le fatture al fornitore nei termini previsti, procedendo immediatamente a una trattativa che aprisse la strada a condizioni di pagamento differenti e impostate sul credito, allora la situazione non sarebbe sfuggita di mano.
Aspettare le prime comunicazioni di messa in mora non è una mossa corretta, perché man mano che si va avanti con la procedura, diventa sempre più complicato negoziare le condizioni più favorevoli e ottenere persino un risparmio.
Pensa solo a tutte le spese legali che devi affrontare, una volta avviata la procedura esecutiva.
Negoziazione del debito: è ancora possibile?
Contrariamente a quanto puoi pensare e a quanto pensasse anche Annamaria, la negoziazione è possibile persino dopo l’atto di pignoramento.
Anzi, è fondamentale anche in questo caso negoziare immediatamente per un accordo che permetta all’imprenditore di sospendere la procedura ed evitare che intervengano anche altri creditori.
Aspettare senza far nulla, apre solo la strada a questi ultimi per insinuarsi nella procedura e complicare ulteriormente la negoziazione riducendo drasticamente ogni margine di trattativa a tuo favore.
Agire tempestivamente per trovare subito un accordo, invece, porta con sé notevoli vantaggi.
In primo luogo consente di ridurre i costi di gestione della procedura stessa, come ho scritto, in capo all’imprenditore.
In secondo luogo migliora la posizione dell’imprenditore stesso agli occhi del giudice, nel caso in cui la disputa proseguisse in tribunale. Il tentativo di conciliazione con la controparte è una mossa di cui i giudici tengono conto positivamente, perché dimostrano che l’imprenditore ha fatto tutto il possibile per rientrare nel debito senza nuocere al creditore.
Insomma, anche nei casi più disperati si può arrivare ad una soluzione.
Certo si tratta di una questione molto delicata da gestire, che richiede calma, grande lucidità, competenza e professionalità.
3 modi per negoziare il debito
La legge non determina le modalità con cui procedere alla negoziazione del debito. Quindi scegli tu tra queste 3 strade:
#1. Provvedi tu ad accordarti con il creditore
Puoi farlo da solo, studiando nei ritagli di tempo, durante la notte, sottraendo ulteriore tempo alla tua famiglia che già ti vede poco a casa.
Puoi ingegnarti, togliere tempo al lavoro che normalmente svolgi e metterti sotto con la gestione delle procedure esecutive di recupero crediti.
Una materia spinosa e ostica, ma non certo impossibile. Se sei riuscito a metter su la tua attività da solo, nulla ti impedisce di applicare in autonomia la soluzione più opportuna e negoziare con i tuoi creditori.
Ti serve solo molto tempo, una grande volontà e, perché no, notevoli doti negoziali.
#2. Deleghi parte del lavoro
Se non hai tutto questo tempo, puoi anche delegare parte di questo lavoro ai tuoi consulenti di fiducia. Il tuo commercialista, ad esempio, potrebbe darti una mano con i conti e il tuo avvocato con la parte legale.
Tu dovresti occuparti del resto e di coordinare tutte queste testa per tirar fuori una proposta coerente e credibile.
Certo un gran bel lavoro anche questo.
Soprattutto se tieni conto del fatto che il fattore tempo, quando si arriva alle comunicazioni di messa in mora, diventa fondamentale.
Come ti ho spiegato, più temporeggi e vai avanti e più risicati diventano i margini di trattativa a tuo favore.
#3. Ti affidi ad una persona specializzata
La terza strada, probabilmente la più rapida ed efficace, è l’affidamento della situazione a professionisti specializzati nella materia, che gestiscono quotidianamente trattative difficili, sotto le pressioni dei tribunali, delle banche e dei creditori.
La negoziazione delle trattative preventive o conseguenti agli atti di pignoramento rientrano nell’approccio che normalmente seguiamo nell’applicazione del più ampio Metodo Di Domenico Debiti™, l’unico Metodo scientifico già testato su 1879 casi di successo che ti permetterà di raggiungere condizioni vantaggiose con i tuoi creditori senza dover necessariamente passare dal tribunale.
Se ti rispecchi nelle problematiche che Annamaria ha dovuto affrontare o desideri ottenere maggiore efficienza nella gestione della struttura finanziaria della tua azienda, puoi richiedere una consulenza gratuita con uno dei professionisti del mio team.
Attraverso un colloquio approfondito e strutturato per farti ottenere fin da subito le risposte che desideri, tenuto in conferenza telefonica o video e che non ti costringerà a spostarti dal tuo ufficio, ti aiuteremo a capire se la tua azienda presenta sintomi preoccupanti di una crisi imminente o se ti stai esponendo troppo con uno dei tuoi creditori al punto da rischiare di finire davanti a un giudice con i tuoi conti completamente bloccati.
Dopo di che la scelta di procedere o meno spetterà solo a te, senza alcun impegno né ulteriori pressioni da parte nostra.
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