

L’unico modo per salvare un’ azienda in crisi senza commettere errori è quello di avere a disposizione tutte le informazioni utili a definire la strategia ed a decidere le azioni da fare. Non ne esistono altri.
Pensa alla tua azienda come ad un paziente malato che deve andare dal medico per farsi curare. Cosa fai quando stai male?
Vai dal medico. Questo fa delle ipotesi, una prima diagnosi, e sulla base di queste prescrive le analisi dalle quali ricaverà le informazioni utili a curare la malattia, agendo sulle cause.
Con in mano le analisi il dottore prescrive la cura, dopo qualche tempo verifica i risultati della terapia applicata ed interviene per cambiarla se necessario.
Funziona così anche per la tua azienda in crisi di liquidità.
Il processo che un Professionista, di quelli con la P maiuscola, un esperto di crisis management, dovrebbe seguire se vuole aiutare l’imprenditore a superare la crisi aziendale é del tutto simile al protocollo applicato per curare le persone malate.
Questo è il modo esatto con il quale ho spiegato ad Ernesto che il personaggio che lo stava “aiutando” a risolvere i suoi problemi finanziari stava facendo più danni che altro, contribuendo ad aggravare una situazione già di per sé molto complicata.
Ernesto era un imprenditore edile del comasco che ho conosciuto qualche tempo fa, quando era troppo tardi per aiutarlo. Purtroppo ha avuto la “sfortuna” di incontrare sul suo cammino un ex funzionario di banca in pensione che si era offerto di aiutarlo gratuitamente e quando ha capito che forse non era la persona adatta, era già troppo tardi per tornare indietro.
Ne girano tanti di questi personaggi negli ultimi tempi. D’altronde le banche licenziamo il personale e mandano in pensione anticipata proprio quelli più anziani. Sono i famosi “esodati”, persone con i capelli grigi ma senza pensione e senza più un lavoro, che si riciclano come consulenti aziendali.
Solo che quando un esodato bancario incontra un imprenditore in crisi, l’imprenditore in crisi corre un serio pericolo.
La sfortuna di Ernesto si è manifestata quando questo personaggio ha chiuso il suo primo accordo capestro. C’era una banca che stava vendendo uno degli immobili di proprietà della sua famiglia e il consulente ha gestito la trattativa. Il risultato è stato a dir poco disastroso…
“Perché me ne stai parlando?”
Perchè continuo a parlare con imprenditori che hanno conosciuto ex funzionari di banca che millantano conoscenze ai piani alti delle banche e vorrei evitare che tu cascassi in questa trappola.
Purtroppo molti imprenditori, anche quelli più in gamba, restano affascinati dalle storie di questi personaggi, che nascondono la loro incapacità di gestire situazioni di crisi aziendale dietro presunte conoscenze in grado di scardinare le regole del sistema creditizio.
I malcapitati imprenditori si rendono conto dei danni solo quando non c’è più niente da fare, o quasi.
Come Ernesto, che è arrivato a questo livello di consapevolezza dopo aver sprecato gli ultimi soldi per chiudere il debito con quella banca, ma non è riuscito ad evitare la vendita all’asta dell’immobile.
Su quella stessa procedura, infatti, si erano attaccati altri otto creditori, solo che il personaggio che lo stava aiutando non lo sapeva perché non aveva ben chiaro il mestiere che si stava improvvisando a fare.
E quando sono arrivati insieme nel mio ufficio Ernesto era già disperato, perché le banche stavano aggredendo anche la casa in cui erano nati e cresciuti i suoi figli e lui non aveva più le risorse per far fronte a quei problemi.
Ecco cosa manca ai tentativi fatti per salvare un’ azienda in crisi
Lo spreco di denaro è solo una delle conseguenze più comuni dovute alla carenza di informazioni nella gestione delle crisi finanziarie delle aziende.
La mancanza di dati certi non permette di avere la visione di insieme necessaria a decidere la strategia di intervento più efficiente. Di conseguenza le azioni fatte sono disorganizzate e derivano da decisioni istintive che normalmente trasformano i debiti aziendali in un problema impossibile da risolvere.
Le azioni casuali sono, infatti, il motivo per il quale le aziende in difficolta arrivano alla chiusura dopo un’agonia più o meno lenta.
Intervenire senza avere una rappresentazione professionale della realtà dell’azienda è come andare da Palermo a Londra in macchina senza conoscere il percorso, senza sapere quali sono gli orari dei traghetti per attraversare gli stretti e senza sapere quanti chilometri dovrai percorrere. Il tutto con pochi spiccioli nel portafoglio.
Un risanamento finanziario a queste condizioni è praticamente impossibile da realizzare. A meno di una botta di cu1o.
Quello che succede quando ti rivolgi a chi si improvvisa in questo lavoro e non è strutturato per accompagnare le aziende fuori dalla situazione di difficoltà finanziaria è esattamente questo.
Vengono fatte delle azioni causali, limitate spesso ad alcune aree di intervento a seconda della specializzazione del professionista di turno, che non portano quasi mai al risultato sperato, che è quello di risolvere nel modo migliore possibile la crisi aziendale.
Questo però non dipende solo dall’incapacità vera o presunta del consulente incaricato. Tutto parte dal fatto che mancano le informazioni essenziali per pianificare gli interventi da realizzare.
È da questo che nascono la maggior parte degli errori di gestione dell’indebitamento aziendale, quelli che aggravano le situazioni di crisi fino a provocare il collasso dell’azienda, tanto per capirci.
“No, ma a me il problema l’hanno risolto comunque…”
In ogni verità esiste l’eccezione che conferma la regola. Anche io ho conosciuto aziende in crisi che si sono riprese grazie all’ingresso di un nuovo cliente, all’incasso di un credito importante o all’acquisizione da parte di un fornitore amico…
Solo che si tratta dell’eccezione, non della regola. La maggior parte dei casi che ho visto trattare in questo modo superficiale si sono trasformati in qualcosa di peggio, con conseguenze più gravi, che hanno richiesto interventi più costosi per essere risolti…
Quando non ho dovuto dire: “è troppo tardi!”
Perchè salvare un’ azienda in crisi è importante soprattutto per l’imprenditore e la sua famiglia
Ernesto, non è stato una eccezione.
Era arrivato da me dopo che, in un paio di anni di gestione gratuita da parte di quell’ex funzionario di banca, era stato costretto a portare i libri in tribunale ed aveva sprecato fino all’ultimo centesimo per difendersi dalle banche che tentavano di riscuotere quelle maledette garanzie.
Quando aveva deciso di chiudere l’azienda non aveva fatto i conti con il fatto di dover rispondere con tutto il patrimonio della sua famiglia per i debiti con le banche e non aveva preso in considerazione che, con lo stipendio da capo cantiere, sarebbe a malapena riuscito a pagare le rate del mutuo della casa in cui viveva.
Anche in questo il suo amico aveva toppato.
Era stato lui a trovargli quel posto di lavoro, a fargli i conti in tasca su quanto avrebbe percepito in busta paga e su quello che stava ricavando dall’azienda per vivere e, così, lo aveva convinto a mollare, a perdere l’opportunità di risolvere quei problemi.
I debiti aziendali non si ripagano con un semplice stipendio. A meno che tu non voglia rinunciare a tutto quello che hai realizzato.
Nella maggior parte dei casi, infatti, a causa della struttura societaria adottata e delle garanzie concesse l’imprenditore risponde con il proprio patrimonio personale dei debiti della sua azienda. E questo un professionista specializzato nella risoluzione delle crisi aziendali dovrebbe saperlo bene, soprattutto se ha acquisito tutti i dati necessari a capire com’è esposto l’imprenditore.
Cosa rischi nel tentativo di salvare un’ azienda in crisi senza le informazioni necessarie
Il rischio che corri se decidi di risanare i debiti senza un quadro della situazione di partenza è, come abbiamo detto, quello di commettere errori grossolani e di bruciare le poche risorse economiche disponibili, trasformando la situazione di difficoltà che stai vivendo in un disastro senza via d’uscita per te, la tua famiglia e la tua azienda.
Ernesto aveva fatto esattamente questo. Aveva raccolto le forze, chiedendo a tutti i suoi famigliari di dare fondo ai proprio risparmi nel tentativo di salvare quello che poteva essere salvato e si era affidato ciecamente a quell’ex funzionario di banca.
Ma non sapeva quello a cui sarebbe andato incontro perché né lui né il suo consulente improvvisato avevano approfondito la procedura esecutiva, verificando gli atti depositati in tribunale.
Si erano fidati delle parole del funzionario della banca ed avevano puntato ogni cosa sull’accordo che questi gli aveva prospettato. Come un giocatore di poker che si gioca tutti in un’unica mano.
Avevano messo la testa nella sabbia e l’avevano pagata a caro prezzo.
In una situazione simile dovresti verificare non solo la situazione complessiva, ma anche le possibili ripercussioni degli atti che i tuoi creditori stanno portando avanti, ricavando tutte le informazioni necessarie a decidere da tutte le fonti disponibili.
Questo primo passaggio ti permette di definire il campo dell’intervento di ristrutturazione dei debiti da fare e di delimitare i confini del problema. Oppure allargarli, nel caso in cui scopri particolari di cui ignoravi l’esistenza.
Quando un immobile viene mandato all’asta da un creditore è molto probabile che altri lo seguano, iscrivendo a costi molto bassi il proprio credito nella lista di quelli da soddisfare con la vendita del bene.
Tecnicamente, si chiama “insinuazione”.
Nel caso di Ernesto era stata Equitalia ad insinuarsi nella procedura esecutiva ed il risultato delle trattative era stato quello di sprecare denaro per chiudere il debito con il creditore principale, mentre non c’erano risorse per coprire tutti i debiti iscritti.
Alla fine la casa era stata venduta, i debiti erano rimasti e i soldi erano finiti.
Si poteva evitare tutto questo?
Probabilmente si, ma con il senno di poi è semplice giudicare il risultato di un tentativo fallito.
Quello che però è balzato agli occhi, quando ho incontrato per la prima volta Ernesto ed il suo consulente, è che nessuno dei due conosceva le informazioni basilari per riuscire anche solo a pensare ad una possibile via d’uscita.
In quelle condizioni, la sconfitta non solo era inevitabile, ma anche prevedibile.
Questo è il primo passo da fare per salvare un’ azienda in crisi
Prima di partire e fare una mossa qualsiasi nella gestione dei debiti della tua azienda, devi raccogliere una serie di elementi utili per valutare la strategia da adottare. Altrimenti andrai avanti per tentativi ed errori.
Come quando cammini al buio e ti aiuti mettendo le mani avanti nella speranza di non sbattere contro gli ostacoli.
Ma quanto sei forte, economicamente, per sostenere il peso delle scelte sbagliate?
Ernesto lo era poco e, se la tua azienda sta vivendo un periodo di scarsa liquidità, è molto probabile che anche tu non abbia abbastanza risorse per sostenere il peso degli errori di gestione.
Quindi la prima cosa da fare è avere le informazioni utili a fare meno sbagli possibili.
Se vuoi risolvere i problemi finanziari della tua azienda devi avere un piano ben preciso, una scaletta di quello che c’è da fare, dei tempi per realizzarlo e dei rischi che corri a seconda delle strade che scegli.
Ma per realizzare un piano d’intervento devi conoscere ogni sfaccettatura della situazione che stai vivendo. Devi conoscere ogni aspetto della situazione in cui ti trovi perché meno informazioni hai, meno nitido è il quadro, più aumenta il rischio di commettere errori irrimediabili.
Già, ma come si fa?
La prima cosa da fare è considerare il problema da tutti i punti di vista.
Nonostante sia abbastanza intuitivo, ti assicuro che è l’errore principale che viene commesso dai professionisti tradizionali. Nessuno di loro si preoccupa di analizzare una situazione di crisi per coglierne le sfaccettature, le implicazioni e le conseguenze.
Nel valutare l’approccio da utilizzare in una situazione di crisi, ad esempio, l’avvocato guarda il problema solo dal punto di vista giuridico, dimenticandosi dell’aspetto economico e finanziario della questione.
Il commercialista, invece, si focalizza sugli aspetti burocratici e fiscali, trascurando le implicazioni finanziarie e le conseguenze giuridiche.
Il notaio, dal canto suo, si concentra solo sull’aspetto patrimoniale, non considerando i risvolti economici e legali delle operazioni che propone.
La soluzione di una problematica di crisi d’impresa deve, invece, abbracciare ogni aspetto che possa influenzare la vita dell’imprenditore, sia nel suo ruolo di capo d’azienda che nel compito di capofamiglia.
Questa è la ragione per la quale, nella gestione di una crisi aziendale, a prescindere dalla sua gravità, bisogna sempre partire dall’analisi delle condizioni finanziarie, economiche e patrimoniali dell’azienda, degli imprenditori e dei garanti coinvolti.
Quali dati devi conoscere se vuoi salvare un’ azienda in crisi
Ma bisogna guardare ai dati attuali, non al passato.
Il fatturato del passato non conta, i soldi pagati alle banche negli anni buoni non contano, i trascorsi personali con i dipendenti non hanno importanza… in generale gli errori del passato non contano.
Quello che conta è lo stato della situazione ad “oggi”, le condizioni di oggi, le prospettive di oggi e quelle che si possono ragionevolmente prevedere per domani.
Questo il punto di partenza per pensare alle strategie di ristrutturazione di un’azienda, la chiave di volta dalla quale derivare ogni mossa successiva, lo strumento per definire il campo dell’intervento di ristrutturazione da attuare e per delimitare i confini del problema.
Si deve intervenire negoziando una sola posizione? Bisogna ristrutturare l’intera esposizione? È meglio sospendere questo o quel pagamento per chiudere delle posizioni più urgenti?
Sono tutte domande alle quali è possibile rispondere solo quando hai a disposizione tutti i dati necessari a conoscere ogni aspetto della situazione di crisi.
Solo così è possibile stabilire l’ordine delle priorità dei pagamenti, evitando di “dimenticarsi” dei creditori più importanti o più pericolosi, verificare il fabbisogno finanziario, allocare nel modo migliore i pochi fondi disponibili ed anticipare le azioni da fare per posticipare il peggioramento della situazione.
“Va bene, mi hai convinto, ma da dove parto?”
Che tu decida di farlo da solo o che decida di affidarti ad un professionista, la cosa più importante per realizzare un quadro della situazione preciso è quello di avere a disposizione delle informazioni attendibili.
Quindi devi conoscere le fonti.
Si parte naturalmente dalla tua storia, che deve essere ripercorsa all’indietro per andare ad indagare l’origine dei problemi. Meglio farlo per iscritto, ricercando e archiviando tutta la documentazione di supporto.
Ma questo è solo il primo passo.
Devi accedere alle informazioni contenute in ogni banca dati, pubblica o privata, che i creditori normalmente utilizzando per preparare il loro piano di recupero del credito.
Bisogna interpretare le informazioni contenute nelle banche dati finanziarie, incrociarle tra di loro per verificarne la fondatezza e collegarle alla storia della tua azienda, ma non solo.
È necessario conoscere anche i dati presenti negli archivi patrimoniali ed in quelli economici, perchè tutti i tuoi creditori conoscono quelle informazioni. Sono la base sulla quale vengono elaborati, ad esempio, i report commerciali che acquisti da Cerved o da altre società simili.
Le conoscono loro, devi conoscerle anche tu. Altrimenti come fai a preparare una proposta?
“Si, ma non ho capito, cosa succederebbe a non conoscere queste informazioni?”
Te lo ricordi Ernesto, di cui ti parlavo all’inizio dell’articolo?
Il suo consulente lo aveva spinto ad accettare quella proposta perché si era fidato delle parole del suo ex collega e non aveva verificato la situazione prima di chiudere l’accordo e autorizzare il bonifico.
Ed è una cosa che accade di frequente.
Quando devi negoziare un accordo per rientrare di un debito, la tua controparte, il creditore o chi per lui sta gestendo il recupero, ha come obiettivo quello di recuperare il massimo possibile e a nascondere le informazioni che ti permetterebbero di ottenere condizioni migliori.
Ma se le informazioni che hai non sono quelle esatte, non puoi fare altro che affidarti a quello che ti dicono.
La cosa migliore che puoi fare per uscire indenne o quasi da una situazione di crisi è quella di raccogliere le informazioni, incrociare i dati e interpretarli per fare ipotesi ragionevoli sulla progressione di recupero del credito.
Ed è un lavoro che devi fare posizione per posizione.
“Come rilanciare un azienda in crisi?”
Azienda in crisi cosa fare? Ecco la tua migliore mossa per salvarla
Devi scegliere.
- Puoi decidere di ignorare le informazioni che ti ho dato, considerarle il delirio di un complottista e continuare come hai fatto fino ad oggi, andando avanti per tentativi, tra consigli di avvocati, commercialisti e professionisti di ogni sorta che improvvisano un lavoro. Se per te fino ad oggi ha funzionato e non provi un tremito ogni volta che ti chiama la banca, allora fai pure…
- La seconda scelta è affidarti a qualcuno che si occupa di questo da anni, qualcuno che ha contatti con le banche in continuazione, che sa cosa succede e come ragionano dall’altra parte, che ti permetta di concentrarti solo e soltanto sulla tua azienda, senza tormentarti fra appuntamenti in banca, telefonate continue e assillanti.
Il tempismo è fondamentale in questo campo, intervenire nel momento giusto altrettanto, per il semplice fatto che trattare con banche, finanziarie, fornitori, ogni creditore insomma, quando hai ancora dei soldi in mano è un conto; farlo quando sei disperato e disposto ad accettare qualsiasi cosa un altro.
Non basta seguire qualche consiglio improvvisato, per sistemare una situazione difficile, serve un piano, una strategia, pensata da chi fa questo di mestiere.
È per questo che ho messo insieme un team di esperti, capaci di fornirti il supporto e l’assistenza che ti servono per superare questo momento.
Un gruppo con ogni competenza necessaria, giuridica e finanziaria, che lavora come fosse un’unica persona.
Un team di esperti che ha lavorato su quasi duemila casi di imprenditori in difficoltà e che lavora seguendo un metodo di lavoro, il mio metodo, pensato apposta per risolvere i problemi delle imprese in crisi, il Metodo Di Domenico Debiti™.
Oggi hai la possibilità di provarlo sulla tua pelle, GRATIS, se infatti prenoti ORA, avrai GRATUITAMENTE la Consulenza Strategica StratExit™, nella quale un esperto del mio team si preoccuperà di valutare insieme a te la tua situazione per capire quali azioni TU puoi mettere in atto ora per cambiare il corso degli eventi.
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Molto validi