

Ho l’azienda in crisi, cosa fare?
Questa domanda risuona nella testa di ogni imprenditore che inizia ad avere problemi di liquidità in azienda.
Azienda in difficoltà, cosa fare
Sono sicuro fosse la domanda che Riccardo continuava a farsi ogni mattina davanti allo specchio, mentre sciacquava la faccia con l’acqua fredda per cercare di nascondere i segni dell’ennesima notte passata insonne.
Ma in quella sala riunioni, cercava di mostrare tutta la sicurezza di un tempo.
“Abbiamo promosso cinque azioni legali contro le banche su cinque tribunali differenti, per guadagnare tempo. Le perizie non avevano fondamento, non c’erano anomalie rilevanti, ma in questo modo abbiamo contestato il credito”.
C’erano un avvocato, un ragioniere commercialista e un imprenditore seduti ad un tavolo di una sala riunioni… Sembra l’inizio di una barzelletta, ma non lo è.
Qualche giorno fa sono stato invitato da uno dei professionisti con cui collaboro ad un appuntamento per discutere delle strategie di risanamento di una grossa azienda in declino.
Alessandro si sta occupando di rendere finanziabile la nuova azienda costituita dall’imprenditore per rinascere dalle ceneri della società in crisi, ma era seriamente preoccupato per quello che aveva sentito su come il suo cliente stava affrontando i guai che gli erano capitati.
Quando un’azienda entra in crisi l’imprenditore viene accerchiato da una serie di professionisti (che poi ad un certo punto lo abbandonano). Di solito sono amici, colleghi o, più spesso, complici di quelli che sono già nella cerchia degli uomini di fiducia dell’imprenditore.
Questo succede soprattutto quando l’azienda è già in difficoltà, ma il professionista che è già all’interno vede delle possibilità per guadagnare ancora qualche soldo oppure deve coprire i guai che ha combinato. Meglio avere un alleato, che un estraneo che scopre le magagne.
Quel giovedì mattina, dopo le presentazioni di rito, l’imprenditore (visibilmente stressato) ha subito messo le cose in chiaro: “Mi fido ciecamente del pool di professionisti che si è creato per cercare una soluzione a questo problema, ma sono aperto alle nuove idee”.
Quando un appuntamento di lavoro inizia in questo modo, c’è solo una cosa ragionevole da fare. Ringraziare per il caffè, alzarsi ed andare via.
Ma non l’ho fatto…
L’attività di ricerca è uno degli aspetti più importanti del mio lavoro (tanto che ho creato un Ufficio Studi che fa questo tutto il giorno) e conoscere le esperienze di chi sta lavorando ad un caso di risanamento aziendale può essere sempre interessante.
E poi mi ero svegliato all’alba per arrivare dall’altra parte della città.
Tanto valeva…
Dopo le felici premesse dell’imprenditore, la parola è passata all’avvocato che stava coordinando le strategie difensive, per illustrare quello che stava facendo e quello che aveva intenzione di fare.
Azienda in difficoltà, cosa non fare
Ti parlo della strategia più sbagliata mai sentita per salvare un’ azienda in crisi di liquidità (seconda solo al non fare niente)
In estrema sintesi l’approccio scelto per salvare l’azienda in crisi di liquidità era questo: aggredire le banche promuovendo causa su tribunali diversi in modo da evitare che lo stesso giudice potesse ricevere l’incarico per tutte le azioni legali, mettere la società in liquidazione, vendere le quote della società immobiliare intestata ai garanti, incrociare le dita per evitare il fallimento.
Punto.
Cosa ti aspettavi? Te l’ho detto che sembra una barzelletta.
Ho preso appunti e giuro che la strategia messa in piedi per sistemare problemi di indebitamento con le banche per circa 8 milioni di euro si limitava a questo.
O almeno questo è quello che l’avvocato ci ha tenuto a precisare mentre si preoccupava di raccontare della sua esperienza ventennale e di recitare a memoria i nomi e i cognomi dei giudici che conosceva.
Non ci potevo credere.
Non so te, ma non mi fido di chi per sentirsi importante inizia ad elencare una serie di nomi di persone che conosce nell’ambiente in cui lavora. Io ho i cassetti pieni zeppi di biglietti da visita e non ricordo a memoria i nomi di tutti quelli che incontro per lavoro.
Mi si è stretto il cuore nell’assistere a quella scena e mi è salita la rabbia perché non potevo fare niente per spezzare il “legame padre-figlio” che si era creato tra i due.
Case study impresa in crisi
Ecco un’altra splendida azienda in crisi di liquidità destinata al fallimento perché ha scelto i consulenti sbagliati.
Non sono potuto intervenire, non c’era spazio per me nel pool di professionisti, ma non me la sento di lasciare che le cose vadano così come devono andare, solo perché sono arrivato troppo tardi a quel tavolo.
Questo è il motivo per il quale sto scrivendo questo articolo.
Immagina di essere un imprenditore in difficoltà economica e di avere problemi a trovare i soldi per finanziare la tua azienda in crisi di liquidità.
La situazione è questa.
Sei indebitato con diversi istituti di credito, hai concesso la tua garanzia personale per ottenere tutti gli affidamenti che ti sono stati concessi e, negli anni d’oro, hai accumulato una discreta fortuna che hai investito in immobili.
Ci sei fino a qui? Bene…
Ad un certo punto, le banche iniziano a revocarti una alla volta gli affidamenti chiedendoti il rientro.
Prendi tutti i tuoi risparmi e chiudi il buco con la prima. Ma poi arriva la seconda, la terza, la quarta… e così via. Sulla tua testa e su quella della tua azienda si scatena una tempesta finanziaria senza precedenti.
Sai qual è l’unica cosa che non devi assolutamente fare in una situazione del genere?
Esatto, hai indovinato.
Iniziare una causa contro le banche. Soprattutto se non ci sono validissime ragioni per farlo e incontestabili prove che tu abbia ragione e la banca torto.
Sei debole, hai già speso gran parte della tua liquidità, non hai la possibilità di ottenere altri soldi in prestito e decidi di iniziare una battaglia contro un colosso che ha fondi illimitati per farti affondare?
L’esito della guerra è già scontato.
Per non parlare dei rischi che corri.
In primo luogo rischi di farti condannare a risarcire le spese legali del tuo avversario ed a pagare la sanzione per la lite temeraria.
– Poco conta, ho già i debiti!
Il secondo problema che ti troverai ad affrontare è che le banche inizieranno le procedure esecutive sui beni dei garanti.
– Eh, ma il credito è contestato, non possono farlo.
In teoria non potrebbero, ma la pratica è diversa. Possono, lo hanno fatto e continueranno a farlo, perché gli avvocati furbi che usano cinque tribunali diversi per proporre cinque cause differenti non lavorano solo per te, anzi… e molto più probabile che lavorino per loro.
– Allora vendo i miei beni a mio fratello, costituisco un fondo patrimoniale per la mia casa o metto tutto in un trust
Bellissima idea, ma ti espongo i limiti delle soluzioni che mi hai proposto.
Costituire vincoli patrimoniali per i beni intestati a te quando la situazione debitoria diventa critica è una delle mosse più stupide che ti possano consigliare.
I trust erano di moda all’inizio della crisi, i fondi patrimoniali non lo sono mai stati ma entrambe le costruzioni patrimoniali sono state smontate pezzo per pezzo dai tribunali di tutto il paese.
Non reggono, non tutelano il patrimonio e i creditori possono richiederne l’annullamento in ogni circostanza. Sono revocabili se costituiti nei cinque anni precedenti al contenzioso, ma non è che se li hai costituiti prima sei proprio così certo che i tuoi immobili siano salvi.
I tribunali sono strani e le sentenze non sempre sono a favore di chi ha ragione.
La vendita dei beni potrebbe essere un’idea interessante se fatta nel modo giusto.
Non lo è certamente se devi prestare i soldi a tuo fratello per acquistare i tuoi beni o se i soldi a tuo fratello vengono prestati da una società in cui siete entrambi coinvolti. Ma soprattutto, non è una soluzione definitiva.
La vendita è revocabile se si dimostra la malafede dell’acquirente e la complicità nell’operazione fatta per sottrarre i beni ai creditori. In pratica i tuoi aggressori possono chiedere al giudice di annullare l’atto perché è palese che lo hai realizzato per togliergli i beni che ti possono aggredire.
E lo faranno.
– Basta, mi sono scocciato, metto la società in liquidazione e che si prendano quello che vogliono
Noooooo… ti prego non lo fare.
Lo so che nessuno te lo ha mai detto in questo modo, ma ti prego fermati un attimo ad ascoltare questa parte.
Se metti la società in liquidazione comunichi con un atto ufficiale che non sei in grado o non intendi più perseguire l’oggetto sociale onorando i tuoi impegni.
In alcuni casi espressamente previsti dalla legge devi dichiarare lo stato di liquidazione, ma la maggior parte degli imprenditori con cui ho parlo lo fa perché non sopporta più il peso della situazione che sta vivendo, non perché deve per legge.
So che è controintuitivo. Ma mettere in liquidazione la società peggiora le cose.
Lasciamo stare le difficoltà operative e tecniche della gestione. Mettere in liquidazione la società spinge le banche a mettere tutte le tue esposizioni in sofferenza ed ad avviare le azioni legali nei tuoi confronti.
Si scatena una corsa contro il tempo a chi arraffa di più.
Quindi, anche questa è una pessima idea se il tuo obiettivo è salvarti le chiappe e lasciare qualcosa ai tuoi figli che non siano i debiti da pagare.
– Beh, mi hai convinto. In fondo mi basterebbe rinegoziare i mutui…
Okay, ti chiedo scusa.
Ti chiedo scusa perché devo bocciarti anche quest’idea. In uno scenario di crisi aziendale riuscire ad ottenere la rinegoziazione dei mutui è un’impresa impossibile.
I nominativi sono compromessi perché la crisi è stata segnalata in Centrale Rischi e nelle altre banche dati, il sistema finanziario sta cercando di recuperare il recuperabile e nessuno è intenzionato a concederti nuovi finanziamenti.
Solo che per farti contento né il direttore della tua banca né il mediatore creditizio te lo dicono e il tentativo lo fanno lo stesso.
Ma a furia di fare tentativi che non portano a nulla, il tempo passa e tu rischi veramente di ritrovarti in una situazione senza rimedio.
– Mi arrendo. Lascio tutto com’è e si prendano quello che vogliono… tanto si sa come vanno queste cose! Le banche hanno sempre ragione.
Non sono d’accordo.
Queste cose vanno così perché gli imprenditori nel momento del bisogno si trovano consulenti impreparati.
Avvocati che pensano a fare causa alla banca e non si pongono il problema delle firme a garanzia, ex direttori di banca riciclati come consulenti che chiudono a stralcio il debito con uno dei creditori che ha pignorato la casa, senza controllare che ce ne sono altri sette insinuati nella stessa procedura, commercialisti che suggeriscono di aderire al condono di Equitalia invece di indicare come non sprecare nemmeno un singolo centesimo, gestendo i soldi in base alle priorità.
Sto parlando di cose che ho vissuto e che sto gestendo per i miei clienti, mica fantasia.
Sono anni che lavoro nel campo dei risanamenti aziendali e ti assicuro che le cose non vanno sempre nello stesso modo.
Basta sapere cosa fare per evitare il peggio.
– Si vabbè, adesso me lo spieghi tu come fare? Nessuno fa niente per niente.
Con il mio staff gestisco quotidianamente centinaia di casi simili al tuo ed è vero, non lavoro gratis.
Ma sulla base della mia esperienza – 1.600 clienti assistiti non sono tantissimi, ma nemmeno pochi – qualche consiglio te lo voglio dare e mi sento in dovere di dartelo.
Ringrazia Alessandro per avermi fatto assistere alla scena di pinocchio, del gatto e della volpe, perché queste strategie possono salvarti il fondoschiena.
Impresa in crisi, ecco cosa fare
Ecco gli aspetti che non devi trascurare se vuoi risanare la tua azienda in crisi (o evitare le conseguenze peggiori)
La vera ragione per cui nessuno dei professionisti con cui normalmente lavori, da solo, riuscirà mai a tirarti fuori dalla crisi aziendale è che gli manca la visione d’insieme.
Manca l’aspetto strategico della gestione di una crisi aziendale.
Nessuno guarda all’insieme e ognuno guarda il suo. Ma non puoi cambiarlo. Sono anni che i professionisti possono fare società insieme, ma nessuno lo ha fatto. Ci sarà un motivo se non vogliono lavorare insieme, no?
Visto che non lo faranno loro, puoi farlo tu.
Riconoscere lo stato di crisi aziendale è il primo passo da compiere. L’azienda non sta crescendo, i pagamenti non sono puntuali, hai la continua necessità di chiedere soldi alle banche per pagare le spese ordinarie… sono tutti segnali che l’azienda è in crisi.
“Come gestire un azienda in crisi?”
Quando inizia la crisi, prendi in considerazione questi aspetti.
#1 – Dove prendere i soldi
Per risolvere i problemi di liquidità della tua azienda, serve denaro.
Magari meno di quello che adesso credi di dover restituire, probabilmente si riescono a tirare fuori da quello che già stai facendo, ma non puoi pensare di salvarla senza soldi.
Così come non puoi pensare di pagare i debiti della tua s.n.c. andando a fare il dipendente.
Per portare avanti una causa, ci vogliono soldi e se, come nel caso del cliente di Alessandro, la causa è campata in aria devi anche essere pronto a sprecarne un bel po’.
Quindi nel pensare al modo per uscire dai guai devi capire dove andarli a prendere, valutando tutte le possibilità.
Elabora la strategia, calcolane il costo presunto analizzando diversi scenari e organizzati per essere pronto ad affrontare i tuoi creditori.
Devi fare un piano di accumulo finalizzato a creare un fondo trattative, da utilizzare quando ce ne sarà bisogno.
Ci sono cose che puoi fare senza grossi sforzi, come ridurre gli sprechi di denaro e tagliare le linee di prodotto senza margine, ma anche cose che ti peseranno, come vendere la tua casa.
Non è detto che tu ci debba arrivare per forza (alla vendita della casa, intendo) ma devi sapere quanto potresti ricavare ed in quanto tempo riusciresti a venderla in base al mercato immobiliare della tua zona.
Elabora il piano A, ma anche il piano B, quello C ecc. per salvare la tua azienda in crisi di liquidità.
#2 – Cambia prospettiva
Muoviti per fare in modo che le cose vadano bene, ma preparati come se non dovesse succedere. Questa sembra una frase motivazionale, di quelle tipo “ci devi credere forte forte!”, ma è il senso che deve essere chiaro.
Per elaborare un piano di risanamento aziendale non puoi partire dal presupposto che tutto vada come lo hai pianificato. Il business plan con il fatturato in crescita a partire dal secondo anno, quando nei tre anni precedenti è sempre calato, è un semplice esercizio in excel.
Finisci per ingannarti da solo.
Con questo, non sto dicendo che tutto è una catastrofe e ogni cosa andrà male, ma considera questa prospettiva e preparati allo scenario peggiore.
Se le cose andranno meglio del previsto avrai più soldi in tasca. Se vanno male, sei preparato ad affrontarle.
#3 – Considera il punto di vista dei creditori, non il tuo
Molti imprenditori e quasi tutti i professionisti con i quali non lavoro, commettono l’errore di affrontare il risanamento dell’azienda considerando ciò che è meglio per la società o per l’imprenditore.
Certo che l’obiettivo è portare a casa il miglior risultato possibile per te e la tua azienda in crisi di liquidità, ma non riuscirai a raggiungerlo se continui a focalizzarti solo su questo.
L’unico modo per arrivare al risultato che desideri e metterti nei panni dei tuoi creditori.
Scopri quali informazioni hanno su di te, quali dati possono reperire e quali si possono scambiare tra di loro. Valuta la situazione dal loro punto di vista e non dal tuo, perché anche se l’obiettivo è il salvataggio della tua azienda, non ci riuscirai se i creditori si mettono di traverso.
No, il tuo fornitore non accetterà mai di aspettare un anno per vedere i suoi soldi solo perché tu non hai incassato i tuoi e assolutamente no, alla banca non interessa rimetterci tutti i soldi che potrebbe recuperare se avesse la pazienza di aspettare.
Ogni creditore ha la sua politica di recupero del credito e il modo migliore per metterti nei loro panni è capire qual è la loro migliore opportunità per recuperare i soldi o per portare la posizione in perdita e risparmiare sulle tasse da pagare.
#4 – Fai attenzione a tutte le implicazioni delle scelte che fai
Sei in un campo minato.
Ogni passo può essere fatale se non è nella direzione giusta.
Non voglio metterti in allarme, non voglio ingigantire il problema, ma devi aprire gli occhi sulla situazione reale. Quando un’azienda è in crisi, ma anche prima che arrivi a questo stadio della sua vita, le scelte che fai come amministratore hanno delle ripercussioni.
Su di te come amministratore oppure su di te e sulla tua famiglia come garanti delle esposizioni bancarie.
Le tue scelte, il modo in cui gestisci il denaro, la priorità che dai al pagamento dei debiti possono avere delle conseguenze sia dal punto di vista della responsabilità civile sia per quanto riguarda i profili penali.
Sto esagerando?
Insomma. In teoria sono tutte cose che possono accadere, in pratica può essere che non ti succeda niente. Ma sei davvero disposto a rischiare? Se la risposta è no, allora valuta le conseguenze di tutte le opzioni che ti vengono suggerite e decidi per quelle che, in caso di scenario peggiore, sono meno dannose per te e la tua famiglia.
#5 – Attento alle garanzie
Presta attenzione alle firme che hai messo a garanzia dei debiti della tua azienda. Ma molta, molta attenzione…
Possono essere fatali e trasformare il fallimento della società in una tragedia personale e famigliare.
Hai presente le notizie dei giornali del tipo “imprenditore in crisi, gli portano via la casa”? L’origine di queste tragedie è da ricercare quasi sempre in quelle maledette fideiussioni, trascurate fintanto che non diventano un grosso problema, spesso irrisolvibile.
Uno degli errori più frequenti degli avvocati che badano solo all’aspetto civilistico del contenzioso con la banca è quello di non prendere assolutamente in considerazione la possibilità che la banca faccia valere le garanzie rilasciate, aggirando spesso l’ostacolo del credito contestato.
Le garanzie possono diventare un vero problema per la sicurezza del tuo patrimonio personale ed è giusto che tu le prenda in considerazione per ogni mossa tu decida di fare.
Non pensare solo a quanti soldi puoi recuperare e a quanto tempo puoi guadagnare con la causa, pensa a quanto puoi perdere se l’avvocato della banca non è proprio l’ultimo dei praticanti, ma un legale competente che sa come aggirare i deboli paletti del tuo “principe del foro”, allora quelle firme possono metterti in guai seri.
In una situazione di tensione finanziaria o di crisi conclamata, un errore nella gestione strategica del processo di risanamento può portare in pochissimo tempo al disastro economico.
Devi gioca bene le tue carte.
Si possono negoziare le condizioni di qualsiasi posizione debitoria in maniera professionale, utilizzando tutte le armi disponibili per ottenere l’equilibrio economico necessario.
Azienda in crisi cosa fare? Hai due strade davanti a te.
Puoi ignorare tutto quello che hai letto in questo articolo e tornare ad affrontare i problemi della tua azienda come hai fatto fino ad ora, a tentativi, sperando o continuando a pensare che il tuo caso sia differente e che tu possa in qualche modo farcela.
Oppure puoi fermarti a riflettere su quello che hai appena letto e sulla mossa giusta da fare adesso per la tua azienda, imparando dagli errori commessi nella gestione delle crisi Melegatti.
La gestione professionale delle crisi aziendali fatta con il Metodo Di Domenico Debiti™ ti permette di delegare gli impegni che assorbono la maggior parte della tua giornata ad un team di consulenti specializzati nel trattare le problematiche di liquidità delle aziende come la tua.
Una volta affidato l’incarico vengono valutate le condizioni di partenza e si individuano le aree dalle quali poter ricavare la liquidità che ti serve per ripartire.
Il mio Metodo si basa sull’autofinanziamento, cioè sulla capacità dell’azienda di generare gli incassi necessari per finanziare il proprio sviluppo.
Ma per farlo bisogna gestire le uscite, negoziare i debiti e chiudere gli accordi che servono ad eliminare gli ostacoli che vedi oggi sul tuo cammino: i debiti che devi pagare.
Ed è questo che fanno i professionisti specializzati che lavorano con me.
Parlano con i clienti per decidere come muovere ogni centesimo, negoziano con i fornitori le condizioni per far non interrompere i rapporti commerciali, chiudono accordi transattivi con le banche, per evitare che aggrediscano i beni aziendali e quelli dell’imprenditori.
Tutto il giorno, tutti i giorni.
Con circa 1700 casi gestiti e circa 300 imprenditori in crisi seguiti quotidianamente (in media), siamo lo staff tecnico che i nostri clienti utilizzano per liberare la loro azienda dai debiti.
Quello di cui avrebbe bisogno anche la tua azienda, adesso, prima che sia troppo tardi.
Ma non lavoro quando non c’è più nulla da fare e non prendo casi dove l’unica possibilità è chiudere.
Non mi piacciono le sfide? Sono pigro nel mio lavoro? Affatto, ma non amo rubare soldi ai miei clienti né dare false speranze agli imprenditori.
Per questo motivo il primo step del Metodo Di Domenico Debiti™ prevede un’analisi preventiva per capire se siamo ancora nelle condizioni per intervenire a risolvere i tuoi problemi di indebitamento.
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Durante il colloquio potrai scoprire quali soluzioni specifiche possono risolvere il tuo problema e anche se è possibile aiutarti tramite il nostro Metodo.
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Ad maiora
Giuseppedsa