

Sei sempre più preoccupato della minaccia del direttore di banca di metterti in sofferenza bancaria.
Anche stamattina lo ha fatto di nuovo.
Sei appena uscito dalla filiale e quelle parole ti risuonano nella testa, come il rumore fastidioso di un martello pneumatico: “Se non accetta di mettere l’ipoteca sulla casa dei suoi genitori, mettiamo la posizione in sofferenza bancaria”
Praticamente ti ha ricattato.
Il direttore della tua banca, dopo la prima mezz’ora passata a cercare di convincerti con le buone a firmare per un mutuo di consolidamento con l’ipoteca su quell’unico immobile non ancora impegnato per le banche, è passato alle maniere forti.
Certamente non te lo aspettavi.
Nessuno sa fino a che punto possano spingersi i funzionari di banca quando si tolgono il cappello di venditori di prodotti finanziari troppo costosi per mettersi quello di minacciosi recuperatori del credito.
Lo scopri solo quando passi dal tappeto rosso alle porte sbattute in faccia.
Non un minuto prima.
Ogni imprenditore è convinto di avere una relazione “particolare” con il direttore della sua banca. Un rapporto di lavoro che va ben oltre la semplice relazione formale venditore-cliente, nel quale il direttore viene elevato ad esperto consulente finanziario interessato al bene dell’azienda.
Il malinteso viene alimentato dalle banche perché a loro conviene: gli imprenditori si fidano e loro ne approfittano.
Ognuno di noi pensa che il direttore che ci ha concesso gli affidamenti, che qualche volta ci ha coperto degli assegni per evitare che andassero in protesto e che si è sempre dimostrato gentile e disponibile quando l’azienda andava bene, sia in realtà quasi un amico.
Non è così.
Siamo tutti vittima di convinzioni sbagliate nate in un’epoca diversa da quella di adesso. Un’era ormai passata, nella quale le banche avevano una funzione sociale e i direttori erano i funzionari incaricati dalla banca di sviluppare l’economia di un certo territorio.
Partivano dalla gavetta, facevano carriera all’interno della banca e restavano responsabili della filiale per molti, moltissimi anni.
Avevano una missione da compiere.
Oggi, non è più così.
Il vero ruolo del direttore di banca e perché non può avere effetto sulle segnalazioni di sofferenza bancaria
Le banche sono diventate sempre più distanti dagli interessi delle imprese dell’area in cui aprono le filiali, sono avide di denaro ed interessate a guadagnare molto e nel più breve tempo possibile, anche a discapito delle persone e delle aziende che si affidano ai loro servizi.
Questo è il motivo per il quale vendono ai correntisti ogni genere di porcheria finanziaria.
Quante azioni spazzatura i direttori di banca hanno rifilato ad imprese e famiglie… Quanti soldi tra interessi, spese e commissioni ai limiti della legge hanno incassato, prosciugando i conti correnti delle aziende in difficoltà economica.
Il direttore-amico è una delle principali minacce per la salute finanziaria della tua azienda, ma te ne accogli solo quando è troppo tardi e non ti resta altro che correre ai ripari.
Già…
Sai quando la maggior parte degli imprenditori si accorge che il direttore della banca non è un amico e non fa gli interessi delle aziende?
Quando non riesce più ad essere regolare nel pagamento delle rate o nel versamento degli interessi e per il direttore diventa solo un problema da risolvere per non rovinare la buona reputazione della filiale.
Niente più caffè, niente più pranzi di lavoro, niente più visite in azienda.
Ti rendi conto che non è un tuo amico quando i tuoi interessi (rimandare il pagamento del debito) vanno in contrasto con i suoi (farti pagare più interessi possibili per raggiungere gli obiettivi di fatturato della filiale) e il direttore inizia ad utilizzare le forme di ricatto più meschine per ottenere quello che vuole.
Fino ad arrivare al punto di minacciare di mettere le tue posizioni in sofferenza bancaria.
Ma il direttore può veramente passare i tuoi debiti in sofferenza bancaria?
No, non può.
La verità è che il direttore, da solo, non ha il potere decisionale di mettere la tua posizione in sofferenza e, anche se ce l’avesse, non avrebbe le competenze per farlo.
Mi spiego meglio.
La segnalazione a sofferenza è disciplinata in maniera molto precisa dalla Banca d’Italia e non può essere il risultato di una decisione soggettiva presa dal direttore di banca.
L’impatto sulla reputazione finanziaria della tua azienda e di tutte le persone che hanno messo la loro firma a garanzia delle esposizioni é talmente importante che ci sono dei precisi protocolli da rispettare per poter mettere una posizione in sofferenza.
Non basta certo il parere di un semplice direttore di filiale.
É come se uno dei tuoi venditori decidesse di sua iniziativa di chiudere i rapporti commerciali con uno dei clienti della tua azienda, solo perché gli va di farlo e senza nessuna spiegazione.
Non lasceresti che succeda, vero?
Gli amministratori delle banche non lo concedono.
Non succede né nelle banche più grandi né in quelle piccole, che altrimenti sarebbero pesantemente sanzionate dalla Banca d’Italia e chiuderebbero presto i battenti.
Per come sono strutturati gli istituti di credito oggi, le filiali non hanno alcuna autonomia decisionale e si limitano a fare da collegamento tra le strutture centrali e i clienti sul territorio.
Se la banca è piccola, tra il piano di sopra e quello di sotto.
Quindi quella del direttore che, di fronte al tuo rifiuto di regalare alla banca altre garanzie in cambio di nulla, minaccia di portare a sofferenza la tua posizione è una vera e propria minaccia.
Segnalazione a sofferenza, come funziona
La segnalazione a sofferenza è una questione delicata ed è per questo che la banca fa delle verifiche molto precise prima di mettere un’azienda “in sofferenza”.
Questi controlli hanno l’obiettivo di verificare che la tua azienda non abbia le possibilità di ripagare il proprio debito e si basano su modelli matematici molto sofisticati che i direttori di filiale nemmeno conoscono.
Si tratta di una valutazione basata sui freddi numeri che ha lo scopo di capire se hai la possibilità o meno di ripagare i tuoi debiti. Se dai calcoli la tua azienda non è solvibile, scatta la segnalazione a sofferenza.
In caso contrario no.
I parametri che vengono scelti per fare questa valutazione sono molti e le fonti dalle quali le banche ricavano le informazioni necessarie per l’analisi sono diverse, ma la volontà del direttore non rientra tra queste.
Le opinioni nei modelli matematici che stabiliscono se la tua posizione deve essere posta a sofferenza non sono contemplate.
Solo che i direttori di banca, i recuperatori del credito e alcuni professionisti senza scrupoli utilizzano in maniera terroristica la minaccia di segnalazione a sofferenza per aumentare la pressione e spingerti a firmare ogni genere di accordo capestro.
Dai piani di rientro insostenibili alle dichiarazioni di accettazione del debito che servono alle banche per aggredire più in fretta i tuoi beni una volta iniziato il recupero giudiziale delle somme dovute.
Sofferenza bancaria conseguenze
Ma quanto è pericolosa la sofferenza bancaria?
Dipende dall’azienda.
Una segnalazione di sofferenza è gravissima se l’azienda è sana e viene segnalata per errore ed è pericolosa anche quando l’azienda è finanziariamente in affanno ed è indebitata con le banche per i fidi e gli anticipi fatture.
La conseguenza principale, la revoca degli affidamenti, rischia di mettere la tua attività in ginocchio se non hai abbastanza soldi tuoi per finanziarla.
La cancellazione della sofferenza bancaria è difficile da ottenere in tempi brevi ed il tempo che trascorre tra quando dimostri che la banca non doveva mettere i crediti in sofferenza a quando ottieni la cancellazione della segnalazione negativa è sufficiente per farti rovinare ogni rapporto di credito.
D’altro canto la segnalazione a sofferenza è meno grave se l’azienda ha pochi debiti verso le banche e una discreta liquidità in cassa, se i mutui vengono pagati regolarmente e se, in generale, ha una struttura finanziaria equilibrata o quanto meno sostenibile.
In generale, la pericolosità di una sofferenza bancaria dipende dallo stato di salute finanziaria della tua azienda, dallo stato dei rapporti con le varie banche e dalla tua capacità – o meglio, dalla capacità dei professionisti che scegli per difenderti – di gestire i tentativi di recupero dei crediti a sofferenza che precedono e seguono la segnalazione a sofferenza.
Questo aspetto è, senza alcun dubbio, il più delicato e pericoloso.
Si perché la sofferenza bancaria va evitata fin quando è possibile, ma soprattutto va gestita nel modo giusto.
Mi è capitato di recente di parlare con un avvocato che, dietro la minaccia di una segnalazione a sofferenza, ha consigliato ai suoi clienti di utilizzare gli ultimi soldi che potevano mettere a disposizione per pagare le 10 rate arretrate di un prestito chirografario.
L’importo versato sarebbe bastato, da solo, a chiudere completamente il debito, una volta che la pratica fosse stata passata agli uffici competenti.
Bastava così poco.
Eppure, la semplice minaccia da parte di un funzionario particolarmente furbo e l’ignoranza del legale che ha assistito queste persone, li ha portati a sprecare i pochi soldi che avevano a disposizione per fare un pagamento inutile.
Non hanno risolto il problema, non sono ritornati finanziabili e non hanno comunque la possibilità di pagare le rate regolarmente… quindi tra 10 mesi saranno allo stesso punto di adesso.
Quindi, la sofferenza bancaria è un problema, ma diventa una tragedia se non sai come affrontarla.
Cosa succede veramente quando una posizione passa in sofferenza
La segnalazione di sofferenza bancaria esplode in tutta la sua violenza come una bomba per la tua azienda e si propaga a tutti i tuoi rapporti bancari senza che tu possa fare nulla per fermarla.
Non è da sottovalutare.
Quando una banca fa una segnalazione a sofferenza, tutte le banche vengono avvisate.
Attraverso la Centrale Rischi l’informazione viene trasmessa a tutto il settore bancario ed ogni istituto che ti ha concesso una linea di credito inizia una procedura di verifica degli affidamenti per stabilire, sulla base dei propri modelli di valutazione del rischio, se revocare le linee di credito o lasciare invariata la situazione.
Temporaneamente…
Si perché anche se hai già subito una segnalazione a sofferenza e le altre banche ti stanno facendo lavorare, è solo perché per il momento è meno rischioso mantenerti il conto aperto che chiederti di rientrare.
Ma non durerà per sempre.
Al prossimo rinnovo, al minimo rallentamento del giro di denaro sui conti, anche le poche banche con le quali lavori ti giudicheranno incapace di ripagare i tuoi debiti e adempiere alle tue obbligazioni.
La segnalazione sofferenza rappresenta, di fatto, lo spartiacque tra la possibilità teorica di avere accesso al canale bancario e l’impossibilità di farlo.
Il vero problema è questo.
E le conseguenze non si limitano solo alla persona o all’azienda che è stata messa in sofferenza bancaria.
La sofferenza si propaga come un virus a tutti i garanti della posizione in sofferenza ed a tutte le società alle quali sono collegate, creando un effetto domino che trascina a fondo tutte le posizioni in equilibrio precario.
Per questo è un enorme problema se non sai come reagire.
La sofferenza bancaria comporta la riduzione e la successiva perdita di tutte le linee di credito revocabili, anche se non direttamente collegate all’azienda posta in sofferenza e nonostante ci possano essere delle garanzie a copertura degli scoperti.
Ma non solo.
La sofferenza è l’anticamera dei procedimenti di recupero del credito da parte della banca che ha fatto la segnalazione. Il fascicolo finisce sulle scrivanie dei funzionari incaricati del recupero crediti e inizia il processo di recupero.
Iniziano i solleciti, le minacce da parte dei recuperatori del credito e le azioni legali sui beni aziendali e su quelli dei garanti.
Le banche non aspettano di ricevere il denaro dall’azienda messa in sofferenza. Aggrediscono immediatamente, perché possono farlo, i beni messi a garanzia dalle persone che hanno firmato le fideiussioni.
Puoi leggere nel dettaglio come funziona scaricando questa guida.
Quindi, riepilogando, il direttore della tua banca non ha la possibilità di mandare in sofferenza la tua posizione, tuttavia può sottoporre la tua azienda ad una procedura di revisione degli affidamenti.
In ogni caso la sua minaccia è da prendere in considerazione perché, se non sei preparato a gestire le conseguenze di una segnalazione a sofferenza, rischi di ritrovarti con un’azienda bloccata dalle banche in poco tempo.
Pertanto, se stai attraversando un periodo di tensione finanziaria o di crisi vera e propria, devi riuscire a gestire la situazione senza rompere gli equilibri precari che ti permettono di restare in piedi.
Un errore nella gestione strategica del processo di risanamento può portare in pochissimo tempo al disastro economico.
Devi gioca bene le tue carte.
Cosa devi fare adesso per gestire la minaccia di sofferenza bancaria
So che ti hanno raccontato che tanto c’è tempo, che puoi aspettare, che nella tua situazione puoi ancora risolvere senza scomodare nessuno.
So che credi che da domani magicamente le cose andranno meglio, i clienti arriveranno da te entusiasti di darti i loro soldi e tutto si sistemerà.
So che hai quell’insana speranza che le banche torneranno ad essere dalla parte degli imprenditori e le cose per te si aggiusteranno.
So che pur di non dirti che hai sbagliato, ti racconti tutte queste fregnacce.
Ma la verità, la verità è che se continuerai ad agire sperano che tutto si risolva senza il tuo intervento, non cambierà proprio un bel niente.
Devi ALZARE IL SEDERE DALLA SEDIA e cominciare a fare i tuoi interessi ADESSO.
Perché nessun altro lo farà per te.
Né il tuo direttore di banca, né lo Stato, né i tuoi amici.
Se sei in una situazione anche poco precaria, con qualche debito che ti sembra gestibile, AGISCI prima che si trasformi nella più grande condanna della tua vita.
“Okay mi hai convinto, ma cosa devo fare per uscire da questa situazione, salvare me e la mia azienda, e dormire sonni tranquilli?”
Non rivolgerti al tuo commercialista, e neanche ad un avvocato generico. Non è quello che ti serve adesso.
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Sofferenza bancaria conseguenze, incaglio bancario