

Ormai se ne sta parlando fino alla nausea e, credimi, avrei voluto evitare di scadere anche io nella banalità e toccare questo argomento. Ma per me è inevitabile pensare all’assonanza che esiste tra il funzionamento di questo “strumento di indagine socio-sanitaria” e quelli che normalmente utilizzate tu e il tuo “consulente di fiducia” per scongiurare una crisi aziendale imminente.
Prova a riflettere un attimo su come funziona questa nuova app IMMUNI per prevenire una nuova ondata di pandemia.
Senza scendere troppo nei tecnicismi, vado dritto al sodo attraverso un esempio che ritengo molto efficace.
Mettiamo il caso che sia io che tu, dopo una bella corsetta al parco, decidiamo di riposarci un attimo seduti a una delle sue panchine.
A distanza, s’intende.
Scambiamo due chiacchiere da improvvisati esperti runner, poi ognuno per la sua strada.
Il giorno dopo, inizio ad avvertire un lieve malessere, prendo la temperatura, 37.8, dolori articolari, spossatezza incalzante e difficoltà a respirare.
Il mio medico mi prescrive un test tramite tampone per verificare l’eventuale presenza del coronavirus.
Effettuo il test, passa un giorno e vengo contattato da un operatore sanitario che mi avvisa di essere risultato positivo e che dovrò rimanere in isolamento a casa, avendo cura di segnalare al medico l’eventuale peggioramento dei sintomi.
Dato che avevo già installato Immuni, l’operatore mi propone poi di usarla per segnalare il mio caso, in modo che possano essere avvertite le persone incrociate nei giorni precedenti, attraverso l’app già presente sui loro smartphone.
In uno slancio di magnanimità acconsento, l’operatore mi chiede di leggergli un codice che genera l’applicazione (nella sezione “Caricamento dati”), di fornire la provincia in cui vivo e indicativamente il giorno in cui ho iniziato ad avere i sintomi.
Queste informazioni vengono inviate poi dall’operatore al centro dati, dopodiché ho circa due minuti per premere il tasto “Verifica” sulla mia Immuni e trasferire l’informazione definitivamente, in modo che tu, come tutti gli altri, che sei venuto a contatto con me negli ultimi giorni e avevi già attiva sul tuo smartphone l’app miracolosa, venga avvertito in tempo, attraverso una notifica, e possa prendere i giusti provvedimenti prima che il tuo atteggiamento da ignaro untore asintomatico scateni un nuovo focolaio.
Tutto liscio, mi sembra.
Il linea teorica non fa una piega.
A ben guardare però è un sistema che fa acqua da tutte le parti e ti spiego subito perché:
- non è obbligatoria per tutti, non avrebbero mai potuto farlo in uno Stato Democratico. Il che però fa perdere efficacia alla sua funzione, perché molti non vorranno scaricarla, non ci penseranno, non sapranno farlo, temono un attacco alieno o semplicemente alla loro privacy;
- ammesso che tutti, invece, mossi da grande senso di responsabilità, procediamo al download, ci scontriamo subito con una marea di altri problemi. In primo luogo dobbiamo avere in mano uno smartphone, cosa abbastanza difficile per una utenza (la più colpita) over 75, questo deve essere di ultima generazione e avere il sistema operativo aggiornato, ancora, alcuni modelli (vedi Huawei e Honor) non possono utilizzarla al meglio quando è in secondo piano o neanche vederla, perché non dispongono del normale App Store previsto per Ios o Android.
- la componente asintomatici (la più subdola e pericolosa) non è neanche presa in considerazione,
- ammesso ancora che tutto vada liscio, alcuni di noi l’avranno scaricata solo come forma preventiva personale e magari per chissà quali recondite elucubrazioni mentali se ne infischieranno di acconsentire alla trasmissione dell’informazione al centro dati e nessuno dei potenziali contagiati saprà mai di essere entrato in contatto con un positivo.
Alla fine della fiera, ci ritroveremo con uno strumento che, per carità, darà il suo contributo a contenere nuove diffusioni, ma non riuscirà mai ad arginare completamente l’insorgenza di nuovi focolai, che possono passare completamente inosservati alla piattaforma e far esplodere una seconda ondata di crisi sanitaria.
Ora, questa bella favoletta, che poi tanto favola non è, cosa c’entra con te?
Molto, dato che sei atterrato qui e stai leggendo i miei articoli.
Perché, anche se non conosco il tuo business, mi sembra di intuire che i tuoi conti non tornano, che hai la sensazione che un “virus” abbia colpito le tue finanze e sia in corso una vera e propria emorragia di liquidità senza che nessuno ti abbia mai notificato nulla o si preoccupi di una trasfusione.
Alias, senti che da un momento all’altro potresti piombare nella tua personale crisi aziendale, avverti i sintomi di uno stato di salute non proprio ottimale e sei a caccia di informazioni sul disturbo di cui soffre la tua azienda.
In che modo, quindi, tenti di IMMUNIzzarti dalle conseguenze più catastrofiche di una crisi aziendale?
Le azioni più plausibili, che poi sono quelle che ho diagnosticato nella maggior parte dei quasi 2000 casi che ho seguito fino ad ora, prima che ci conoscessimo, spaziano dalla ricerca forsennata di soluzioni improvvisate, passando per lo sforzo di rimanere lucidi attraverso l’elaborazione di una strategia-pseudo ragionata, fino al più cieco tentativo di procedere a tentoni e tentativi nel ginepraio di indebitamenti in cui stai precipitando.
Come per l’APP, anche in questo caso devi pregare che la ruota giri nel verso giusto, che tutti abbiano fatto responsabilmente il proprio dovere e che hai in mano gli strumenti giusti per evitare la crisi aziendale.
Prega e spera.
Quali errori rischi di commettere se non hai in mano le informazioni complete e come rischiano di portare ad una crisi aziendale
Mettiamo il caso che tu (la tua impresa) sia in una terra di mezzo, non scoppi di salute ma non stia neanche per morire.
Puoi seguire due strade: chiamare il medico di famiglia o cercare i sintomi e relative terapie su Google.
Il primo si limiterà a farti qualche domanda al telefono (hai febbre? dissenteria? dolori diffusi? naso chiuso?), ti rifilerà il paracetamolo per tre giorni e poi ci risentiamo.
Nel secondo caso, beh, che te lo dico a fare, ti improvviserai medico di te stesso decidendo se hai preso un semplice colpo d’aria o sei alla fase terminale di un tumore devastante, e adotterai le terapie del caso. Sulla base di quale esperienza o ragionamento logico? Nessuno, lo hai letto su internet, su siti di dubbia affidabilità, tenta, cosa potrà mai succederti?
TENTATIVI. IMPROVVISAZIONE. SUPERFICIALITÀ.
Un mix letale che, se traslato alla tua azienda in “sofferenza” finanziaria, potrebbe condurre solo a… vabbè mi hai capito.
Ad Andrea, piccolo produttore di pantaloncini imbottiti per biker, è successo esattamente questo.
Quando è arrivato da me ho subito capito due cose:
- aveva provato a trovare la quadra del problema da solo, ma non ci era riuscito,
- si era affidato al suo commercialista che lo aveva liquidato con estrema superficialità.
In fondo erano mossi entrambi da buone intenzioni, avevano intuito l’arrivo della crisi aziendale, che le liquidità in uscita stavano superando quelle in entrata e avevano iniziato a tener d’occhio l’andamento finanziario, ma limitandosi ai soli dati storici dell’azienda.
A nessuno dei due era venuto in mente, ad esempio, di interrogare la Centrale Rischi, per capire in che modo la banca con cui Andrea aveva aperto una linea di credito, che diventava sempre più pressante, stava monitorando il suo comportamento.
Il caro commercialista, una cima in quanto a burocrazia e fiscalità, ne sapeva poco di finanza e non aveva idea che per prevedere le mosse di un grosso creditore come la banca, nei confronti di un piccolo imprenditore come Andrea, non bastava certo un file Excel con le celle piene di numeri forniti dall’ufficio amministrativo.
Servivano dati esterni all’azienda.
Serviva sapere in che modo l’azienda di Andrea era conosciuta fuori, sulla base dei dati disponibili ai creditori, proprio quelli su cui questi ultimi avrebbero organizzato tutta la loro poderosa (va di moda, concedimelo) azione di recupero crediti.
Se solo l’avesse preso in considerazione prima, certo il suo commercialista avrebbe agito per tempo e non lo avrebbe girato al collega avvocato per intentare una causa contro il colosso bancario.
Fortuna che Andrea, prima di partire in quarta insieme ai “consulenti di fiducia” si è un attimo documentato su possibili alternative e, a differenza dei tentativi iniziali e delle conseguenze più nefaste a cui può portare del libero surfing su siti poco credibili, ha preso in considerazione una strada più ragionata ed efficace, che lo ha tirato fuori dai possibili contrattempi prima ancora che accadessero.
Ecco invece come è si possono monitorare efficacemente i conti della tua azienda per evitare una crisi aziendale
Ancor prima di sentirti schiacciato da debiti e scadenze, i passi da muovere quando si aprono linee di credito, soprattutto con grossi istituti, è tenere tutto sotto controllo attraverso una raccolta di dati certi a 360°.
Le informazioni passate dall’ufficio amministrativo-contabile interno non sono sufficienti a fornirti un quadro clinico chiaro dello stato di salute in cui versa la tua azienda.
Come abbiamo visto nel caso di Andrea, che si sentiva pressato dalla Banca ed era sul punto di attaccare causa, bastava semplicemente capire cosa aveva in mano la banca su di lui, come lo reputava sulla base dell’interpretazione che stava dando a quei dati, per prevedere le sue mosse, raddrizzare il tiro e prendere tempo, rabbonendola e non attaccandola.
Quello che devi sempre tener presente è che nei confronti dei creditori tu ricopri una posizione di debolezza, dettata dal fatto che non hai nessuna ragione reale per non pagare (se non il fatto che ti manca la liquidità) per cui ricorrere alla forza non è quasi mai una buona idea.
Giocare d’anticipo e negoziare, invece, sì.
Stabilire una scala di priorità nel recupero di liquidità e nel pagamento dei creditori, lo è ancora di più.
Ma quali sono le giuste mosse?
Innanzitutto devi ANALIZZARE e capire qual è il punto di partenza, per conoscere ogni aspetto della tua situazione finanziaria e stabilire priorità di pagamenti in modo da non dimenticare di saldare creditori importanti dilapidando risorse per quelli che lo sono meno.
Il modo migliore per elaborare la strategia è raccogliere le informazioni e incrociare i dati, in modo da avere il quadro più realistico e completo possibile.
In questo modo potrai elaborare ipotesi abbastanza veritiere sulla progressione delle azioni di recupero credito e programmare così gli eventuali pagamenti.
Questo è quello che svolgono i miei collaboratori, perché così facendo aumenta la sicurezza nella fase di negoziazione che si fonderà in tal modo su basi numeriche solide, permettendo così di stabilire i paletti entro cui muoversi.
Ma come le ottengo queste informazioni?
Prendendo in considerazione fonti normalmente ignorate dalla maggior parte degli imprenditori e professionisti:
- tutte le banche dati disponibili, soprattutto quelle finanziarie, a partire dalla Centrale Rischi, fino alla CRIF, al CTC e proseguendo con tutte quelle esistenti;
- i dati patrimoniali con le visure immobiliari necessarie a capire quali sono le pregiudizievoli sui tuoi beni;
- i bilanci che sono stati depositati in Camera di Commercio per evitare sorprese;
- i fornitori per capire se i debiti che hai registrato tu corrispondono a quelli che hanno registrato nella loro contabilità.
Raccolte tutte queste informazioni bisogna poi organizzarle in un quadro organico dello stato di fatto, sulla base del quale costruire infine la strategia di risanamento da portare avanti.
- Parti quindi da informazioni storiche e dalla documentazione che hai raccolto per abbozzare lo schema iniziale;
- controlla quelle derivanti dai dati storici attraverso l’interpretazione della Centrale Rischi in modo da verificare lo stato delle esposizioni bancarie;
- utilizza i dati minori per completare il quadro dell’indebitamento della tua azienda nei confronti del sistema finanziario;
- completa la fotografia del modo in cui le banche e gli enti che hanno accesso a questi dati hanno costruito di te;
- prendi quindi le informazioni di bilancio e analizzale per capire qual è la capacità della tua azienda di generare liquidità;
- verifica il partitario dei fornitori e confrontalo con le informazioni che hai ricevuto da loro e con gli atti legali che nel frattempo ti sono arrivati, in modo da stabilire priorità e urgenze;
- prendi quindi le informazioni fiscali e suddividi i debiti per anzianità, in modo da stabilire quando e cosa pagare;
- alla luce delle proiezioni sulla liquidità che la tua azienda è in grado di generare, inizia poi a fare ipotesi sulle proposte che potrai fare ai tuoi creditori e sul modo in cui pagherai i debiti;
- utilizza questo piano di lavoro per portare avanti le azioni da fare in funzione delle priorità e urgenze rilevate
In questo modo guadagnerai tempo con i creditori più strategici e pericolosi, chiuderai accordi con quelli meno strategici e deciderai quando e come utilizzare la liquidità che stai generando.
Ti sembra tanta roba?
Lo è in effetti, ma è tutto quello che serve per IMMUNIzzarti da una eventuale crisi aziendale.
Di più, per non farti neanche avvicinare all’ipotesi di una crisi aziendale.
Il Metodo Di Domenico Debiti™ come strumento per evitare una crisi aziendale
In fondo si tratta solo di una parte del nostro lavoro. La più importante, quella che i miei collaboratori svolgono ogni santo giorno, nei confronti dei quasi 2000 clienti collezionati in soli 10 anni.
Un’attenta e minuziosa azione di indagine che ho voluto battezzare ANALISI DIAGNOSTICA StratExit™, il primo dossier in grado di prevedere il futuro della tua azienda, rivelarti i suoi punti di forza e di debolezza per difenderti dai creditori e salvare il tuo sogno imprenditoriale.
Ora, dopo tutto questo po po di informazioni che ti ho dato, ti abbono anche quelle sull’APP Immuni che, sono certo, non conoscevi, puoi fare due semplici cose. Anzi, una delle due.
- Rimboccarti le maniche, accantonare tutto il bel da fare che ti da la tua azienda, smettere di dirigerla e sostituirti all’ufficio amministrativo-finanziario-legale-contabile-commerciale, mettendo in pratica da solo quello che ti ho appena spiegato.
Se ne sarai in grado o meno, non lo so, dipende da te. In fondo serve solo tempo per apprendere le competenze necessarie e denaro per testare le diverse alternative, capire cosa può funzionare nel tuo caso e cosa no.Se ne hai, buon per te.
- Copiare e incollare la lista qui sopra al tuo “consulente di fiducia”, lo stesso che forse ne comprenderà solo la metà e si arrabbierà anche con te perché stai tentando di insegnargli il mestiere.
- Cliccare sul link in fondo a questa pagina o sul banner che ti compare in sovraimpressione e prenotare una consulenza telefonica gratuita.
Clicchi sul link, compili il form, un mio collaboratore ti chiama, vi presentate, prendete un caffè virtuale, gli spieghi tutto, lui ti ascolta, ti fa domande, dettagliate, tu non ti spaventi perché ormai sai che come ogni buon confessore deve conoscere i tuoi peccati, non sborsi neanche un centesimo, non muovi neanche un dito fuori da casa tua/tuo ufficio, e alla fine lui ti suggerisce la strada migliore da intraprendere per risanare la tua situazione.
Facile, no?
Beh, sì, sono tre le opzioni, ma credo, in fondo, te ne basti solo una.
Lo credo perché se sei qui a leggere e sei arrivato fino in fondo sei consapevole del fatto che c’è poco da scherzare con queste cose.
Lo credo perché non hai tempo.
Non hai il tempo e neanche le risorse per andare avanti a tentativi ed errori come fanno la maggior parte delle aziende sull’orlo della crisi, anche quelle che non lo sono o non credono di esserlo.
E non ce l’hai sai perché?
Perché i tuoi creditori sono sempre un passo avanti a te e sanno come e quando sferrare il colpo di grazia, mentre tu non puoi far altro che aspettare, prendere tempo, perché il tempo per fare tutto quello che ti ho appena spiegato, un attimo prima che loro si muovano, non ce l’hai.
Scherzi a parte, se così fosse, davvero, chi si occuperebbe di tutte le questioni aziendali che normalmente segui tu?
Comunque, lascio a te la scelta, un po’ come hanno fatto gli ideatori dell’app IMMUNI.
Non ci dovremo incontrare.
Operiamo in smart-working da sempre, i nostri consulenti lavorano dalle loro residenze e dai loro studi privati in giro per il mondo da anni.
Siamo attrezzati per seguirvi a distanza attraverso call telefoniche, videoconferenze, comunicazioni elettroniche e procedure specifiche.
In bocca al lupo a tutti.
Noi ci siamo.
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