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Molti imprenditori hanno la sensazione che la crisi dell’azienda piombi su di loro improvvisamente, senza preavviso, portando conseguenze drammatiche e spesso ingestibili.
Quando scoppia una crisi aziendale, nella migliore delle ipotesi, si rallentano i progetti di business rivolti alla crescita dell’impresa; ma in determinate circostanze la crisi diventa subito irreversibile e paralizza anche le attività ordinarie.
Molto spesso la causa viene attribuita a eventi esterni alla gestione imprenditoriale: la crisi di mercato, il calo dei consumi… un po’ quello che sta accadendo da due anni a questa parte.
Negarlo sarebbe inutile.
Senza dubbio gli eventi che stanno sferzando i diversi settori e la maggior parte delle PMI, da un po’ di tempo hanno tanto il sapore di una congiura e stanno mettendo a dura prova il tessuto imprenditoriale.
Ma ad una crisi aziendale non si arriva quasi mai dall’oggi al domani.
Si manifesta sempre alla fine di un processo di declino, che può durare più o meno a lungo e può essere più o meno silenzioso.
Un po’ come una malattia, ogni crisi è preceduta da sintomi più o meno evidenti, prima che si aggravi e porti il paziente in terapia intensiva.
“Facile per te che sei del mestiere, ma un imprenditore che non ha fatto l’università, come fa a capirlo, tra tutti i problemi che deve già affrontare ogni giorno?”
È comprensibile che non sempre i segnali vengano colti in tempo, anche prima che si scateni una crisi di mercato o eventi esterni che possano peggiorare la situazione, specie se mancano strumenti di controllo adeguati.
Eppure, il modo per individuare in anticipo i segnali di una crisi aziendale esiste, e si possono persino affrontare con successo per rilanciare l’azienda come merita.
Crisi aziendale e processi di risanamento
Secondo la Commissione Europea un’impresa è in crisi quando non è in grado di fronteggiare le perdite che la condurrebbero al collasso economico, nel breve-medio periodo, con le risorse proprie e con quelle che gli azionisti o i creditori sono disposti a investire.
La crisi aziendale inizia con una fase di declino nel ciclo di vita dell’impresa, che è quel momento in cui si manifestano le prime inefficienze e i primi squilibri.
La diminuzione della redditività complessiva o della qualità e dell’adeguatezza dei prodotti o dei servizi offerti sono alcuni dei segnali del declino.
Prima che la crisi esploda, c’è sempre un periodo di incubazione che caratterizza la fase di declino, in cui si registrano, tra le altre cose, perdite crescenti, un progressivo calo del fatturato, un incremento delle scorte di magazzino.
L’organizzazione è sovradimensionata e c’è una eccesso di capacità produttiva che appesantisce la struttura dei costi.
Le vendite diventano sempre più “azzardate” e crescono le difficoltà di incasso dei crediti.
Azienda in crisi, i segnali
Potrei raccontarti mille storie di imprese che si inquadrano perfettamente in questa cornice.
Una tra tutte?
Lo studio odontoiatrioco di Geremia.
A causa di un pignoramento arrivato dall’Agenzia delle Entrate, le banche gli sono saltate al collo revocandogli gli affidamenti.
Nel giro di un paio di mesi non è stato più in grado di pagare i suoi fornitori strategici, che a loro volta hanno iniziato a rifornirlo a singhiozzo, rallentando inevitabilmente il suo lavoro, l’incasso dai clienti già acquisiti e, di conseguenza, i pagamenti delle forniture.
Un cane che si mordeva la coda.
Chiaramente la situazione è esplosa in poco tempo.
Ma provando a fare qualche passo indietro nella storia finanziaria della sua azienda, già dalle difficoltà nel rispettare le scadenze fiscali si sarebbero potuto cogliere i primi segnali di una crisi imminente.
A ben guardare, anche il peggioramento delle condizioni di accesso al credito bancario era un segnale forte e chiaro.
Non sempre però questi segnali vengono ignorati.
Spesso, di fronte a queste iniziali difficoltà, la soluzione che l’imprenditore prende in considerazione è la ricerca di nuova liquidità per evitare la crisi aziendale.
Mi rendo conto che quando ci si trova a fare i conti con la liquidità che scarseggia, l’istinto di sopravvivenza ti porta a cercare aiuto fuori dall’azienda.
Richiedere nuovi finanziamenti, cercare denaro da investitori, cercare la stampella dei contributi statali.
In realtà nessuna di queste soluzioni può invertire la rotta che ha già preso l’azienda.
Le banche non ci pensano neanche a finanziare un’azienda in crisi, semplicemente perché non sono disponibili a finanziare aziende se non hanno la certezza di poter rientrare del credito.
Gli investitori non mettono soldi per risanare l’azienda, li investono se credono di poterne avere un ritorno superiore alle alternative che hanno a disposizione
Lo Stato ha già dimostrato di adottare misure inadeguate a fronteggiare le problematiche di liquidità che le aziende stanno affrontando.
In questo periodo più che mai sei solo, spalle al muro, contro un sistema che sta cadendo a pezzi davanti a eventi di straordinaria gravità, che non lasciano sperare in un lieto fine, né in una rapida risoluzione.
Restare a guardare mentre si compie questa strage di PMI non è nelle mie corde.
Ecco perché mi sono ritagliato un po’ di tempo per ragionare su quali sono le iniziative che tu come imprenditore puoi prendere, a partire dalla tua azienda, per cercare di generare la liquidità di cui hai bisogno e superare questo momento di crisi.
Informazioni preziose, che puoi fare tue ed applicare qualora dovesse essere necessario.
Cosa fare quando c’è una crisi finanziaria in atto
Per prima cosa bisogna avere chiaro in mente quando l’azienda sta vivendo un momento di crisi finanziaria, anche solo temporanea.
La maggior parte delle imprese che ci contattano in questo periodo non ha fondi sufficienti per riuscire a coprire le spese correnti.
In molti casi il fatturato è stagnante o in leggero calo rispetto ai livelli pre-pandemia, per cui sono portate ad indebitarsi sempre di più.
Si indebitano chiedendo nuova liquidità alle banche, ma non solo.
Magari omettono di fare qualche pagamento verso i fornitori oppure lo rimandano o, ancora, rinviano le scadenze fiscali.
Tutto questo denaro “sottratto” ai creditori, però, ad un certo punto dovrà essere versato o restituito.
Ed è in quel momento che la bomba esplode.
Ecco perché è fondamentale intervenire tempestivamente sulle cause che stanno generando la crisi di liquidità e sventare il rischio di una crisi aziendale più grave.
Se l’imprenditore non interviene, succede che l’azienda accumula debiti, l’indebitamento diventa sempre più insostenibile e l’azienda arriva all’insolvenza, cioè a quello stato in cui è impossibile far fronte alle obbligazioni aziendali.
La crisi aziendale è un po’ come la spirale di un mulinello, che risucchia le aziende in difficoltà e le spinge verso il fondo ad una velocità via via più elevata.
Bisogna sapere, infatti, che alla fase di incubazione iniziale, segue quasi sempre una di maturazione della crisi aziendale, in cui si iniziano a intaccare le risorse finanziarie.
Cassa e patrimonio si riducono notevolmente e aumenta il livello di indebitamento, senza che ci siano ragioni strutturali perché ciò avvenga.
Se non viene arrestata in tempo questa discesa nei gironi dell’inferno della crisi aziendale, si verifica una crisi conclamata, in cui gli squilibri finanziari hanno delle ripercussioni sulla fiducia degli stakeholder verso l’impresa.
Le banche ritirano il proprio appoggio, i fornitori riducono le dilazioni di pagamento concesse e i dipendenti iniziano a lasciare l’azienda.
Le ultime battute della crisi sono caratterizzate dall’insolvenza, che può essere reversibile, quando ci sono ancora margini di manovra sufficienti a invertire la rotta e riportare l’impresa a galla, o irreversibile, quando il dissesto è ormai manifesto e l’azienda deve portare i libri in tribunale.
Si rischia l’estrema conseguenza quando, ad esempio, si utilizzano finanziamenti per coprire debiti precedenti o si finanziano investimenti importanti con linee di credito a breve termine.
Quando si parla di crisi economica?
Si parla di crisi economica aziendale, invece, quando emergono segnali di decadenza e disequilibrio economico, si registrano perdite reddituali e c’è una diminuzione del valore complessivo del patrimonio netto.
La crisi economica è diversa da quella finanziaria, perché nasce dal fatto che i costi del processo produttivo non vengono coperti dai ricavi.
Ovviamente la crisi economica aziendale, con il passare del tempo, sfocia inevitabilmente anche in una crisi finanziaria.
Questo accade perché le banche si rendono conto che l’azienda inizia ad avere delle difficoltà tendono a peggiorare le condizioni di concessione del credito, alzando gli interessi, le commissioni e le spese di gestione delle linee di credito.
Ad un certo punto gli oneri legati alla gestione dei debiti finanziari assorbono tutte le risorse provenienti dall’autofinanziamento.
Se provassi ad elencare le possibili cause di crisi aziendale, ne avrei per ore.
Possono essere le più disparate, ma a monte c’è quasi sempre un minimo comune denominatore: la mancanza di un sistema di controllo di gestione strategico in grado di indicare per tempo l’esigenza di cambiare strategia.
Crisi finanziaria aziendale, gli errori dell’imprenditore
L’assenza di informazioni e dati aggiornati portano l’imprenditore ad agire per tentativi ed errori, sprecando inevitabilmente le poche risorse disponibili, senza raggiungere alcun risultato.
Ne sono un esempio le cause intentate contro le banche per cercare di guadagnare tempo sulla restituzione dei prestiti.
Ma anche scegliere di pagare il creditore che urla più forte, senza seguire una strategia funzionale alla continuità aziendale, è un tentativo che può costare caro.
Un po’ come mettersi a tagliare costi a caso, riducendo voci si spesa che magari stroncano completamente ogni possibilità di incrementare il fatturato.
Se non hai una mappa da seguire per scongiurare la crisi aziendale e scegliere la strada giusta verso la ripresa, facilmente finirai fuori strada.
Immagina che l’azienda di sanificazione e disinfestazione di Lorenzo è rimasta impantanata nel momento di maggiore espansione della sua attività operativa.
Non ha mai avvertito segni di crisi evidenti e, anzi, nel periodo di maggiore emergenza sanitaria, le richieste di intervento si sono moltiplicate a tripla cifra.
Preso dall’entusiasmo ha investito somme importanti in macchinari di ultima generazione e personale, per far fronte all’improvviso aumento di lavoro.
Cosa è successo, però, quando l’emergenza è rientrata?
Che molti dei macchinari utilizzati per interventi mirati contro la diffusione del virus non sono stati più sfruttati come prima e non sono riusciti a generare quel volume d’affari utile a ripagare l’investimento fatto e garantirgli un ROI positivo.
Nonostante le commesse non abbiano subito flessioni, né abbia perso clienti, perché nel frattempo si è “fatto un nome”, le esigenze di questi ultimi sono tornate alle condizioni pre-pandemia, rendendo inutili, di fatto, gli investimenti fatti.
Il volume di lavoro costante, però, non ha permesso a Lorenzo di osservare con lucidità questo cambiamento, e ora si ritrova a fare i conti con margini di guadagno risicati, nonostante il lavoro aumentato negli ultimi anni.
Se avesse adottato a priori un Sistema di controllo di gestione strategico, avrebbe scoperto velocemente che non era più il caso di mantenere certe attrezzature e che avrebbe potuto rivenderle all’inizio della fase di declino, ripagandone il costo ed eliminando gli ammortamenti che appesantiscono il conto economico della sua azienda.
Può darsi che anche la tua azienda stia attraversando un problema simile, magari legato al sovradimensionamento della struttura aziendale.
Te ne accorgeresti da un rallentamento del tasso di rotazione del magazzino o dal maggiore ricorso all’indebitamento di breve-medio periodo.
Potresti anche renderti conto che i prodotti o servizi che offri, come anche i canali commerciali sfruttati per distribuirli, ormai sono inadeguati.
Lo capiresti se avessi sotto controllo il magazzino, anche in questo caso troppo pieno di merce, o dal malcontento dilagante nella tua rete vendita.
Quando un’azienda è in crisi, può succedere anche che stia operando a a costi maggiori rispetto ai concorrenti, o uno squilibrio finanziario e patrimoniale.
Per poter scongiurare il peggio l’unica cosa da fare è intervenire nelle fasi preliminari, riducendo il rischio di commettere errori mentre cerchi di invertire la tendenza in atto riportando l’azienda sulla strada della crescita.
Gestione della crisi aziendale, come fare?
La vera chiave di volta per uscire indenni da una crisi aziendale, anche se causata da eventi esterni legati al mercato, è tutta nella capacità di gestirla in maniera lucida, razionale e soprattutto sulla base di informazioni certe e aggiornate.
È chiaro che se l’azienda in crisi è insolvente, è obbligatorio il ricorso alle procedure disciplinate dal Codice della Crisi e dell’Insolvenza, ma se non lo è ancora, si può optare per soluzioni privatistiche.
La differenza sta tutta nell’obiettivo finale e nella titolarità della gestione.
Le procedure fallimentari vengono amministrate da un tecnico nominato dal tribunale che le porta avanti con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei creditori, invece che la continuità aziendale.
Quest’ultima, generalmente, è maggiormente tutelata nel caso in cui si opti per una soluzione di natura privatistica, in modo particolare se si adottano soluzioni di turnaround management.
In quest’ultima circostanza, prima di procedere, è necessario comprendere prima la natura della crisi che ha colpito le finanze dell’azienda e lo stato di deterioramento raggiunto.
Le cause, di fatto, possono riguardare sia la strategia di gestione aziendale, che la produttività.
Da un’analisi più approfondita, si possono riconoscere e distinguere, ad esempio, ritmi produttivi più lenti a costi uguali o maggiori, che abbattono le economie di scala e riducono all’osso i margini di guadagno, nel caso di una crisi da strategia.
Nell’ipotesi di una crisi di produttività, invece, si notano costi di gran lunga superiori rispetto al fatturato, con una importante riduzione dei margini che costringe l’imprenditore a tagliare spese legate alla ricerca e sviluppo piuttosto che alla promozione e vendita, saltare i pagamenti a fornitori, banche, fisco peggiorando i rapporti con i creditori e accelerando di fatto la crisi.
“Bella questa premessa dotto’, ma dopo la teoria, in soldoni, come la risolvo ‘sta crisi aziendale?”
In linea di massima esistono alcune strade perseguibili per contenere l’insorgere di una crisi.
La prima te l’ho accennata qualche riga più sopra ed è propedeutica a qualunque altra azione che puoi compiere, mettere sotto controllo i numeri della tua azienda, anche solo predisponendo uno scadenziario di tesoreria.
10 cose che puoi fare per ridurre gli effetti della crisi
Ci sono, però, altre azioni che puoi portare avanti per ridurre gli effetti della crisi.
- Aumenta gli incassi, predisponendo pacchetti di prodotti o servizi che contribuiscono a far ruotare più velocemente anche il magazzino o ampliando i canali di vendita.
- Accelera l’incasso dei crediti, adottando specifiche politiche di sconto verso i tuoi clienti.
- Programma la riduzione delle spese correnti, seguendo la logica della loro funzionalità rispetto alla generazione di fatturato.
- Lavora sulla gestione del ciclo di cassa, anticipando gli incassi e dilazionando i pagamenti con specifiche azioni di rinegoziazione delle condizioni già accordate con i tuoi creditori.
- Fai ruotare più velocemente il magazzino, stilando un inventario di magazzino sempre aggiornato, una lista clienti a cui puoi fare offerte e pianificando appositi lanci.
- Intervieni sulle relazioni con i fornitori, presentando loro le difficoltà finanziarie improvvise che stai attraversando e trovando un punto d’incontro che metta tutti d’accordo.
- Crea un’alternativa per evitare che la banca ti blocchi i conti correnti, aprendone uno svincolato dagli affidamenti e dalle linee di credito accese.
- Riduci il costo finanziario del personale, lavorando sui piani delle ferie non godute dai tuoi dipendenti o sfruttando gli ammortizzatori sociali.
- Rimanda gli investimenti di lungo termine, preferendo quelli su ritorni di breve termine, legati all’acquisizione di nuovi clienti o al miglioramento dell’efficienza aziendale.
- Sfrutta una consulenza professionale, per essere certo di ottenere risultati realmente efficaci senza disperdere ulteriori risorse e togliere tempo prezioso al tuo lavoro.
Ogni progetto di risanamento può essere attuato in proprio, ma serve una dedizione quasi totale, che rischierebbe di staccarti dal tuo vero lavoro e togliere attenzione dalle scelte strategiche utili a incrementare il volume d’affari.
Ma esiste un modo per sfruttare i consigli di un professionista e allo stesso tempo provare a risolvere le problematiche di liquidità aziendale in autonomia?
La risposta è sì.
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