

“Vede signor Rossi, sarebbe ancora possibile fare qualcosa per salvare la sua azienda con un lavoro di sulla riduzione costi aziendali perché, nonostante tutto, sta continuando a fatturare, non ha lasciato a casa i dipendenti chiave e l’azienda è ancora operativa
Moribonda, ma viva.
Il problema è che per salvarla dovrei riuscire a farle cambiare completamente approccio all’utilizzo dei (pochi) soldi della sua impresa e questo è uno scoglio che non mi è possibile superare senza che lei si convinca della necessità di ridurre i costi aziendali.
E mi rendo conto da questa chiacchierata che non potrei riuscirci.
Dovrei stravolgere l’ordine delle sue priorità e dopo oltre quarant’anni di lavoro è veramente impossibile. Per questo mio malgrado devo dirle che non posso esserle d’aiuto”.
Anni di lavoro al fianco di ogni genere di imprenditore mi hanno permesso di capire che ci sono alcuni tipi di persone per le quali non posso essere di aiuto.
Perché non vogliono essere aiutate.
I vari signor Rossi che mi contattano passano i minuti che hanno a disposizione per spiegarmi quello che secondo loro hanno fatto bene e quello che hanno sbagliato, si fanno le domande e si danno le risposte, non chiedono nulla perché niente vogliono sapere.
Solo alla fine dei loro monologhi, solitamente domandano: “ma voi, quindi, come lavorate?”
Quelle poche volte che mi sono avventurato a rispondere a questa domanda, questo genere di imprenditore ha ridotto il tutto ad un “quindi, mi sta dicendo che faccio bene se questo mese non pago la rata”.
Altro che finanza strategica, bootstrapping tra reparti, ottimizzazione dei costi aziendali, scelte finanziarie, valutazione dei rischi e delle conseguenze…
“Faccio bene se questo mese non pago la rata”…
No, ridurre costi aziendali non è solo questo.
Quali costi aziendali non dovresti mai tagliare se vuoi pagare i debiti della tua azienda
Risanare un’azienda, tirarla fuori dal guano e avviare il processo che rende il debito utile per la crescita e non minaccioso di portare alla chiusura, non si riduce a non pagare le rate, né a fare causa alle banche, né a chiedere la sospensione dei mutui.
Nulla di tutto questo.
Ma in fondo io, il signor Rossi, lo capisco.
Fa l’imprenditore da prima che io nascessi, ha più di quarant’anni di lavoro sulle spalle e ha attraversato almeno tre periodi di crisi economica.
Ha sempre fatto così e continuerà a farlo, fintanto che gli ufficiali giudiziari non lo trascineranno fuori dalla sua proprietà.
Il signor Rossi è una persona piena di energia che ha superato da tempo l’età per la pensione ma non ha nessuna intenzione di uscire di scena e lasciare l’azienda in mano ai figli. Di certo non lo farà fintanto che la società resta nelle condizioni finanziarie in cui si trova in questo momento.
Il capannone è la sua casa, i macchinari i suoi strumenti, i dipendenti i suoi figli adottivi ed i suoi prodotti il suo orgoglio.
Quando mi chiamano imprenditori come lui, in realtà, non chiedono una consulenza.
Vogliono conferme.
Telefonano per sentirsi dire che quello che hanno fatto sono le uniche cose possibili, che non esistono alternative e che hanno utilizzato e stanno usando bene i loro soldi in azienda.
Nella maggior parte dei casi, non è così. Ma non è quasi mai colpa loro.
Quanto meno, non del tutto.
Sono anni che sentono la campana dei commercialisti che gli hanno spiegato che bisogna pagare questo perché sennò succede quello, che quando le cose vanno male bisogna tagliare i costi inutili ma pagare puntualmente l’affitto del capannone e l’acconto sulle imposte per l’anno successivo.
Nella maggior parte dei casi hanno pagato o stanno finendo di pagare delle cartelle esattoriali da paura, che gli ricordano che non pagare oggi le tasse vuol dire pagarle tra tre anni maggiorate del 40%.
Gran parte dei soldi che avevi in cassa sono andati in fumo tra F24 e rateazioni varie, vero?
Non mi sorprenderebbe.
Pensa che il signor Rossi paga regolarmente le sue rateazioni con l’Agenzia delle Entrate, ma ha quattro mesi di stipendi arretrati da pagare ai cinque dipendenti che gli sono rimasti fedeli.
Ha smesso di sprecare denaro per partecipare alla fiere di settore, ha ridotto le provvigioni ai pochi distributori che ancora provano a piazzare i suoi prodotti ai clienti ed ha eliminato qualsiasi spesa per la pubblicità dei suoi articoli.
Il suo commercialista le ha classificate come “costi inutili” e lui, quando il fatturato ha iniziato a calare, le ha tagliate senza pietà.
I ricavi sono precipitati ancora. Stranamente.
Dove trovare i soldi che ti servono per fare gli investimenti e pagare i debiti
La sua azienda, come quella di molti degli imprenditori con cui parlo, può ancora essere salvata. Sta ancora lavorando, fatturando ed incassando soldi nonostante il signor Rossi e il suo ragioniere stiano facendo di tutto per impedirlo.
Negli anni d’oro il signor Rossi ha comprato in contanti il capannone e alcuni impianti che oggi non utilizza più, perché non ha clienti che gli richiedono i quantitativi di prodotto che giustificano il costo per accendere le macchine.
Potrebbe venderli, rendere più efficiente la struttura e aumentare i margini di guadagno. Ma non lo farà.
Il lavoro più difficile da fare quando si inizia un progetto di ristrutturazione aziendale è far cambiare abitudini all’imprenditore.
Soprattutto nella gestione del denaro e degli attivi aziendali (cioè di tutte le cose che hai comprato e che sono nel bilancio della tua azienda come immobilizzazioni, magazzino, ecc.).
Il signor Rossi non prende nemmeno in considerazione gli investimenti che non si può permettere e che questo è il motivo per il quale la sua azienda sta chiudendo. Pensa ai soldi che ha speso per comprare il capannone e che non riuscirebbe a recuperare se lo vendesse oggi.
Se non ci sono beni da vendere e il fatturato dell’azienda non copre più nemmeno i costi fissi, la tua azienda, come quella del signor Rossi, è destinata a chiudere.
A meno che tu non faccia qualcosa di diverso da quello che hai fatto fino ad oggi.
Prendi la carta e la penna e inizia a buttare giù un elenco di tutte le uscite mensili. Dopodiché, prendi la forbice e taglia. Ma non tagliare le spese di pubblicità.
Se vuoi fare in modo che la tua azienda si salvi devi spendere i pochi soldi che hai in quelle uscite che possono potenzialmente generare dei ricavi aggiuntivi.
Spese di pubblicità, incentivi al personale, costi per avviare i progetti lasciati nel cassetto sono le prime uscite da coprire con gli spiccioli che ti rimangono nel cassetto.
Il resto, viene dopo.
Qual è l’approccio giusto di una politica di riduzione dei costi aziendali
Una riorganizzazione delle uscite di cassa pensata per risanare l’azienda e non per farla chiudere passa dall’analisi qualitativa delle spese da fare e dei costi da sostenere per portare in azienda nuovo fatturato.
Denaro fresco di cui hai bisogno per pagare anche i debiti che oggi stanno prosciugando le tue casse.
Tagliare i costi come il signor Rossi, partendo da quelli in apparenza più facili da eliminare è una scelta sbagliata per diverse ragioni ma in particolare per la natura delle spese che normalmente vengono sacrificate quando le cose iniziano ad andare male.
I costi più facili da eliminare sono, solitamente, i costi variabili, cioè quelli che aumentano all’aumentare del fatturato. Ma i costi che aumentano all’aumentare del fatturato sono nella maggior parte dei casi quelli che finanziano il fatturato stesso.
Le provvigioni degli agenti, i costi delle pubblicità, le spese di rappresentanza, i costi per finanziare la nascita di nuovi progetti interni all’azienda…
Quindi tagliarli vuol dire sostanzialmente “tagliare i finanziamenti” alla crescita del volume d’affari e quindi del margine con il quale ripagare i debiti che oggi ti stanno preoccupando.
Nel breve periodo, il taglio dei costi variabili porta ad un immediato sollievo per i conti correnti.
Riduci i costi e il fatturato tutto sommato resta quasi immutato. Sembra che il piano stia funzionando alla grande, ma è nel medio periodo che perdi la partita.
Quando le spese che hai fatto per alimentare il volano del fatturato smettono di produrre effetti i ricavi calano in maniera sempre più rapida fino ad arrivare pericolosamente sotto i costi fissi per tenere aperta l’azienda.
Nel medio periodo i soldi che incassi non bastano più a coprire le rate dei finanziamenti, il pagamento degli F24 e a cascata smetti di pagare gli stipendi dei dipendenti e le bollette per la luce ed i telefoni.
L’azienda si spegne lentamente e il problema non sono i debiti.
Il tempo che serve per arrivare a questo punto dipende da tantissime variabili: si va da cose complicate da calcolare ma misurabili, tipo il tempo necessario perché un euro investito produca fatturato, a cose molto più semplici e meno misurabili, tipo quanto sei sfortunato e in quanto tempo sei capace di accumulare sfighe.
Cosa puoi fare per fermare questo processo di distruzione di valore aziendale?
Smettila di ascoltare il tuo commercialista.
Fai finta per un momento di non avere debiti accumulati e spese improduttive da pagare (tipo le rate per i finanziamenti, per intenderci). Come spenderesti i soldi della tua azienda? Quali investimenti andresti a fare?
Concentrati su quelli e fai bene i conti sul ritorno atteso da questa investimenti.
Quindi, gestisci i debiti.
Se sei stanco di rimanere in questa situazione, puoi delegarmi da subito la gestione di questa parte del problema.
I nostri processi di riduzione costi aziendali parte da un’analisi costi aziendali che
L’unico modo per uscire da un problema di soldi è con i soldi, quindi dobbiamo trovare un modo per tirarli fuori da quello che hai adesso, anche se le banche non ti prestano più un centesimo.
Quando la tua azienda vive un periodo di tensione finanziaria o di crisi conclamata, un errore nella gestione strategica del processo di risanamento può portare in pochissimo tempo al disastro economico.
Devi gioca bene le tue carte.
Si possono negoziare le condizioni di qualsiasi posizione debitoria in maniera professionale, utilizzando tutte le armi disponibili per ottenere l’equilibrio economico necessario.
Ora hai due strade davanti a te per tagliare costi aziendali
Puoi ignorare tutto quello che hai letto in questo articolo e tornare ad affrontare i problemi della tua azienda come hai fatto fino ad ora, incrociando le dita nella speranza che la fortuna inizi a ricordarsi di te, più di quanto non abbia fatto fino ad oggi.
Oppure puoi fermarti a riflettere su quello che hai appena letto e sulla mossa giusta da fare adesso.
Non puoi pensare di fare tutto da solo, fatti aiutare da chi può supportarti in questo lavoro e concentrati sulle cose veramente importanti, come portare soldi in azienda.
E non fare l’errore di tentare di risolvere la situazione procedendo per tentativi (lo so che sbagliando si impara, ma sai quanto costa imparare?)
Puoi contattare me ed il mio staff per raccontarmi la tua storia e i problemi che devi affrontare, in modo da capire se possiamo aiutarti a risolverli e quale tipo di intervento è necessario per sistemare i problemi finanziari della tua azienda.
Questo primo passo è fondamentale per poter lavorare sulla tua azienda con il Metodo Di Domenico Debiti™.
Bisogna capire se siamo nelle condizioni per intervenire a risolvere i tuoi problemi.
Sono una persona molto onesta, amo le cause difficili ma odio perdere, quindi te lo dico chiaramente: se non c’è nulla che possiamo fare, perché la tua situazione è troppo grave, non ti chiederò un centesimo.
Con più di 1816 casi gestiti e circa 300 imprenditori in crisi seguiti quotidianamente (in media), il mio staff è al servizio delle nostre imprese clienti per liberarle dai debiti, ma affrontiamo solo i casi nei quali siamo in grado di offrire la migliore soluzione possibile, rifiutando tutti gli altri.
Per capire se possiamo risolvere i tuoi problemi, per sapere esattamente a che punto si trova la tua azienda, abbiamo messo a punto una specifica procedura che ci permette di approfondire nel dettaglio la situazione della tua azienda e il livello di rischio al quale sei esposto, la Consulenza Strategica StratExit™.
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