

Nel ventunesimo girano per il web le teorie più disparate come licenziare un dipendente e sul modo nel quale andrebbe trattato il personale durante i periodi più bui della vita aziendale.
Ci sono correnti di pensiero differenti, veri e propri schieramenti.
Da un lato il folto numero di imprenditori che hanno bisogno della libertà di ridurre il costo del personale nei periodi di vacche magre, dall’altro le schiere dei dipendenti più o meno sindacalizzati che vogliono la stabilità del posto di lavoro.
Interessi apparentemente contrapposti che in realtà vanno nella stessa direzione.
Sarai d’accordo con me nel ritenere che siamo usciti da parecchio tempo da quel periodo storico nel quale chi lavorava per qualcuno doveva vivere nel terrore, senza tutele, timoroso di essere licenziato per un qualsivoglia motivo dal “padrone cattivo”.
Oggi la situazione è differente, spesso c’è un rapporto di stima e collaborazione tra il dipendente e l’imprenditore, nella maggior parte dei casi la crescita dell’azienda è importante per il primo quasi quanto lo è per il secondo.
Nonostante questo, c’è un elemento da tenere in considerazione: i tuoi dipendenti sono lì per portare a casa lo stipendio. C’è poco da girarci intorno.
Puoi avere in azienda le persone più motivate del mondo, puoi avere dei veri campioni, puoi avere al tuo fianco persone che lavorano con te da molti anni, con le quali hai condiviso esperienze belle e brutte, ma nessuno di loro si alzerebbe la mattina per venire a lavorare se non avesse bisogno di essere retribuito.
Non sto dicendo che i tuoi dipendenti siano brutti e cattivi, né che tu li abbia fatti crescere nel modo sbagliato e nemmeno che li trascuri o non gli abbia dato il massimo.
Il punto è che devono mangiare, così come devi farlo tu. Hanno figli ai quali comprare i libri di scuola, pagare le vacanze studio o i corsi sportivi, e poi ci sono le rate della loro macchina, il mutuo, ogni tanto la cena con la moglie, un numero infinito di cose che necessitano di soldi.
Non c’è alternativa per loro.
Per qualcuno la componente immateriale del compenso è più importante che per altri, certo. Perciò alcuni mollano la nave alla prima ondata di crisi, alcuni vanno avanti finché possono, fino al limite massimo delle proprie finanze.
Sono quelle persone disposte a fare sempre un po’ di più di quello che spetterebbe loro, che il lavoro se lo portano a casa se serve, sono le persone in grado di portarti delle soluzioni, non solo i problemi da risolvere. Sono rare, ma esistono.
Tuttavia, a prescindere dalle motivazioni che li spingono a far parte del tuo staff, tutti i tuoi dipendenti si aspettano di essere remunerati e vogliono che questo avvenga puntualmente.
Non puoi ignorare la questione.
Nel momento in cui scrivo l’articolo ci sono 38.000 ricerche al giorno su come licenziare un dipendente, molte delle quali si arenano in un nulla di fatto perché gli imprenditori si arrendono all’idea che il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, il licenziamento per motivi economici insomma, è una chimera irraggiungibile per la loro azienda.
Le aziende sono in crisi, fanno fatica a restare aperte e il costo del personale è una delle voci di spesa che più incidono sui margini aziendali.
Solo che la legge sul licenziamento per giustificato motivo oggettivo non è chiara, il rischio di un licenziamento per motivi economici è alto e alla fine gli imprenditori preferiscono ridursi a non riuscire a pagare regolarmente gli stipendi piuttosto che procedere con il licenziamento del personale in sovrannumero.
Il ritardo nel pagamento degli stipendi sembra essere il minore dei mali quando l’azienda è in crisi. Bisogna fare dei sacrifici. In fondo, anche tu li stai facendo, rinunciando di mese in mese al tuo compenso, è giusto che anche i tuoi dipendenti partecipino per il bene dell’azienda.
Ce lo raccontiamo tutti, ma la verità è che tu ti nutri di altro: il tuo sogno imprenditoriale. Anche il più affezionato dei tuoi dipendenti non ha questa forte leva a spingerlo a lavorare ogni giorno.
Il fatto che i tuoi non si lamentino, che continuino a venire al lavoro, non significa che tu non abbia un problema.
Un dipendente che non è sereno, non ha mente lucida e non è di certo un dipendente in grado di rendere al 100%.
Ci sono studi scientifici che dimostrano che il ritardo nel pagamento degli stipendi aumenta del 37% il numero di infortuni e del 48% il numero di assenze per malattia. Senza considerare che, quando sono al lavoro, la mente di tutti è sempre rivolta ai soldi che mancano.
Perché licenziare un dipendente è la soluzione per arginare la crisi della tua azienda e perché devi farlo ora
Il lavoro è uno dei fattori produttivi più importanti nella maggior parte delle aziende. A seconda del modello di business e del grado di automazione cambia il numero di addetti necessari, ma senza le persone le organizzazioni non funzionano.
Possiamo dire che i dipendenti siano la vera MATERIA PRIMA.
Così come la produzione si ferma senza uova e farina, allo stesso modo si ferma senza qualcuno che metta insieme quegli ingredienti.
Per questo motivo il malcontento in azienda cresce giorno per giorno, il personale lavora malvolentieri ed in poco tempo rischi di perdere gli uomini migliori. Senza considerare il rischio di subire “regolamenti di conti” a suon di vertenze sindacali, che potrebbero costarti molto caro.
Sto per dirti qualcosa che non ti piacerà, lo so…
Quando il ritardo nel pagamento degli stipendi inizia a superare la soglia del mese, devi muoverti ad intervenire direttamente sul costo del personale, senza aspettare che la situazione precipiti.
In altre parole devi organizzare le procedure di licenziamento per licenziamento per giustificato motivo oggettivo non è chiara, il cosiddetto licenziamento per motivi economici. Ma devi farlo in fretta.
“Eh ma non è che posso licenziare tutti come mi pare”.
Fatti questa domanda: Il bene di uno vale più del bene dell’intera azienda?
Il lavoro sul costo del personale è una delle prime procedure da attivare in caso di crisi aziendale. E la ragione è semplice. Licenziare un dipendente è un procedimento costoso, che necessita di investimenti, senza i quali la tua azienda resta in balia degli eventi e degli avvoltoi pronti a spolpare la carcassa.
Più vai avanti, meno soldi avrai in cassa, più sarà costoso intervenire.
E se non cogli il momento giusto, rischi che uno dei tuoi dipendenti porti la tua azienda al fallimento. Non serve molto. Basta un licenziamento, la richiesta di un TFR all’improvviso, magari da un dipendente che è in azienda da 10 anni e il gioco è fatto.
So che ti si spezza il cuore a dover licenziare un dipendente e so bene che il personale ti serve per completare quei lavori. Ma se la tua azienda è in crisi di liquidità vuol dire che quei dipendenti non può permetterseli e che i numeri attestano che ci sono troppi uomini rispetto al fatturato generato dal lavoro di ognuno di essi.
D’altronde, se non lo fai quando hai ancora le risorse per farlo, rischi che fra qualche mese tutti i tuoi dipendenti perdano lo stipendio che oggi pensi di tutelare, rimandando la decisione di avviare i licenziamenti.
Per cosa? Perché sei stato indeciso? Per paura di portare avanti il procedimento del licenziamento per giustificato motivo oggettivo? Perché il licenziamento per motivi economici può essere impugnato?
Non starò qui a spiegarti come procedere tecnicamente.
Ti serve un esperto che attivi le procedure nella maniera giusta, valutando i rischi e anticipando le problematiche prima che queste causino i danni.
Quello che voglio spiegarti adesso è l’aspetto strategico, quello che devi valutare come imprenditore prima di procedere con i licenziamenti.
“Quindi? Cosa dovrei fare secondo te?”
Come licenziare un dipendente per salvare la tua azienda dalla crisi
La procedura che sto per rivelarti viene fuori direttamente dai nostri manuali operativi, anche se te la sintetizzo per ovvie ragioni. In buona sostanza, quello che devi fare è questo:
- Prendi in mano l’elenco dei tuoi dipendenti e valuta la loro importanza in funzione dell’attività che svolgono;
- Decidi quali sono gli elementi essenziali per il tuo business e quali possono essere sostituiti;
- Negozia le condizioni di rientro dello scaduto e metti per iscritto i termini dell’accordo;
- Valuta la possibilità di tagliare il personale affidando all’esterno una parte delle lavorazioni, anche se questo dovesse costarti molto in termini di sacrificio personale ed economico.
So bene che si tratta di scelte difficilissime e talvolta ingiuste, ma sono necessarie.
La scorsa settimana ho presentato una strategia di joint-venture al fornitore americano di un mio cliente. L’obiettivo era creare una società nella quale lo yankee investisse denaro, il mio cliente le sue competenze.
Alla fine di una riunione durata più di tre ore, non appena siamo rimasti da soli, l’imprenditore americano mi si avvicina e mi dice: “mi piace la tua idea, devo solo farla digerire ai miei, sai, io non sono cinico come te!”
L’americano si sbagliava.
So che a volte posso sembrare un mostro senza cuore.
Il motivo per cui sono così diretto e poco comprensivo non è che sono un freddo robot, ho i miei collaboratori in azienda e sono affezionato ad ognuno di loro, ma se dovesse essere necessario per il bene di tutti gli altri, metterei da parte questo sentimento.
Ho visto così tanti imprenditori fallire per un TFR non pagato che non voglio succeda ancora.
Per questo sono così duro, perché so che per i miei clienti e per i loro dipendenti è più utile avere una persona che li aiuti ad aggiustare le cose rotte che un amico che resta a guardarle con sguardo comprensivo mentre continuano a guastarsi.
E una delle note più dolenti da gestire è proprio il costo del personale sul quale si può e si deve intervenire adottando un metodo che ti permetta di ridurre il rischio e di aumentare le tue possibilità di successo.
Come fare?
Il concetto fondamentale è sempre e comunque uno: non aspettare.
Se sei già in una situazione di difficoltà, se stai tardando nel pagamento degli stipendi, devi mettere in atto un piano per liberare la tua azienda dai debiti, per metterla nelle condizioni di autofinanziarla e per renderla libera dai debiti.
Con un piano ben strutturato che ti fornisca gli strumenti necessari per metterlo in piedi e salvare tutto quello che hai creato fino ad oggi.
“Come posso essere sicuro di non sbagliare?”
Se segui passo a passo le mie direttive sei già sulla strada giusta, ovviamente non è facile e ti richiederà del tempo, e il tempo in questo momento è il tuo bene più prezioso.
Io non so come sia messa la tua azienda, quale sia la tua particolare condizione, che rischi corri, che posizioni scoperte hai, che punti di forza potresti usare in una trattativa con la banca.
Insomma, non conosco i tuoi problemi in particolare, ma quello che posso dirti è che aspettare che qualcosa si risolva NON è la strategia giusta in NESSUN caso.
Per darti più informazioni avrei bisogno di entrare nel dettaglio del tuo Business Plan per farti DAVVERO comprendere ciò che serve, per riuscire a capire come hai impostato tu i tuoi rapporti di fornitura, non lo posso sapere, lascio a te questo compito.
Per questo il mio percorso con ogni imprenditore che vuole salvare la sua azienda inizia sempre con un’analisi preliminare in cui si raccolgono tutti i materiali necessari a capire quale sia lo stato di salute dell’azienda e sopratutto cosa potrebbe succederle da un momento all’altro se continui sulla strada che stai intraprendendo.
Questo è quello che potremmo fare anche per te, definire e analizzare le tue linee di credito, il tuo fatturato, il tuo rapporto con in fornitori per far sì che tu sappia come e da dove iniziare per salvare il tuo business.
Con più di 1700 casi gestiti e circa 300 imprenditori in crisi seguiti quotidianamente (in media), siamo lo staff tecnico che i nostri clienti utilizzano per liberare la loro azienda dai debiti a partire proprio da quella prima valutazione.
Quello di cui avrebbe bisogno anche la tua azienda, adesso, prima che sia troppo tardi.
Pensi sia troppo tardi? Oppure troppo presto?
Lascia che sia un esperto a valutarlo.
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2 commenti. Nuovo commento
Suggerisco a tutti gli imprenditori di acquistare il libro. Un vero testo sacro, di cui non saprai fare a meno. Ricco di suggerimenti, che ti consentono di illuminare il tuo stesso commercialista. Sono un imprenditore, ed e’ per questo senso di appartenenza che do il suggerimento.
Grazie Giuseppe.