

“Se solo non avessi fatto di testa mia avrei potuto salvare l’azienda”
Questa frase è uscita dalla bocca di Rossella, una delle imprenditrici più in gamba con le quali abbia mai lavorato, una donna davvero, davvero capace nel suo campo, MA, non nel mio.
Rossella aveva creato la sua azienda da nulla, contando solo e soltanto sulle sue forze.
Una donna, poi, in un mondo di imprenditori maschi.
Tutto quello che aveva fatto era stata una sfida, dal primo all’ultimo giorno. Ma Rossella era riuscita a fare tutto ciò che aveva voluto. Aveva costituito società, dato lavoro a decine di persone, comprato una bella casa per se e per i suoi figli.
Ad un certo punto aveva anche lottato con un socio “truffaldino” che stava rovinando tutto il lavoro che aveva fatto. Lo aveva liquidato e si era tenuta ciò che era suo.
Proprio quando pensava di poter smettere, di poter tirare un sospiro di sollievo, ecco, proprio in quel momento, le era piombata fra capo e collo una nuova, letale, sfida.
La sua azienda aveva contratto dei debiti con alcuni fornitori molto importanti.
Aziende molto più grandi della sua che potevano danneggiarla, se non si fosse affrontato il problema correttamente. Magari è capitato anche a te di sentire di imprenditori dichiarati falliti a causa di un fornitori al quale dovevano un po’ di soldi.
Sono cose che capitano, più spesso di quanto si creda.
Una fattura impagata, una trattativa gestita male, un avvocato un po’ restio ad alzare il telefono ed ecco che la vita di intere famiglie viene sconvolta da un evento che lascia in mezzo alla strada l’imprenditore e i suoi dipendenti.
Può succedere, purtroppo, è normale.
Da quando dopo il 2008 è iniziata questa crisi che non accenna a lasciare il Paese, moltissime aziende stanno vivendo un momento di difficoltà finanziaria. Non è una colpa di nessuno, ma bisogna fare qualcosa per mettere a posto la situazione.
Rossella nello specifico aveva debiti con due grossi fornitori che le avevano venduto servizi pubblicitari, per un valore complessivo di 350 mila euro.
Ripeto: non c’è niente di cui vergognarsi.
E invece lei si vergognava eccome. Lei così forte, così capace, lei che aveva sfidato la società con la sua azienda, ecco proprio lei non poteva accettare di avere fra le mani una situazione così problematica.
La prima volta che ci siamo sentiti è stata dura, pratica e sbrigativa.
“Sono l’amministratore di un gruppo di società di mediazione creditizia e ho un problema enorme con due fornitori di pubblicità”
Come a volermi dire: “lo so cosa fai per mestiere, capisco di cosa parli, non sono scema”.
Quella frase, tagliente al punto giusto, strideva con l’aria sfatta di chi è stanca di continuare a sbattere la testa contro le pareti per rimbalzare inevitabilmente all’indietro, di chi per tutta la vita ha lottato (e vinto) in un mondo pieno di predatori famelici.
Dopo la consulenza preliminare, Rossella per un po’ non si era più fatta viva, non aveva risposto alle mie telefonate ed era come sparita nel nulla.
Ho pensato di non averla convinta o semplicemente di non aver conquistato la sua fiducia.
So bene quanto è difficile fidarsi di qualcuno quando si tratta della propria azienda in crisi, quanto sforzo richiede anche solo pensare di affidarsi ad uno sconosciuto, ammettendo di aver bisogno di aiuto per risolvere questioni complesse che nulla hanno (o dovrebbero avere) a che fare con il tuo lavoro.
Ancora più difficile è farlo se, a indirizzarti sulla strada giusta, è una persona che ha frequentato l’università con tuo nipote.
Rossella non l’ho più né vista, né sentita per un po’.
Il 76,59% degli imprenditori che raccolgono informazioni sul Metodo Di Domenico Debiti e scelgono la strada del fai-da-te (aiutati da un professionista amico) ritorna entro 12 mesi con problemi più gravi che non permettono più di salvare l’azienda
“Sarai mica tu che porti sfortuna?”
Può darsi.
Oppure gli imprenditori mi contattano quando sono con l’acqua alla gola, poi la pressione diminuisce, l’acqua si abbassa un po’, perché magari pensano di aver risolto applicando un paio di suggerimenti che gli ho dato al volo durante la telefonata e si rendono conto che non bastavano solo quando è troppo tardi.
La verità su quello che era successo l’ho scoperta solo qualche mese dopo, quando è ritornata da me in lacrime perché aveva fatto delle azioni che avevano rovinato tutto.
Non avevo sbagliato, non era poco convinta su quello che le avevo suggerito.
Semplicemente, mentre mentre io cercavo di salvarla, qualcun altro remava contro di me, ma soprattutto contro di lei.
Rossella, infatti, dopo aver ricevuto la consulenza gratuita e la perizia preliminare che il mio Ufficio Studi prepara per i nostri potenziali clienti, con la bozza di quella che, solo dopo uno studio molto approfondito del caso, diventa la strategia di gestione, era andata dal suo commercialista a chiedere conferme, rassicurazioni.
“Lui che lavora con me da oltre 30 anni e mi conosce così bene saprà dirmi se c’è da fidarsi”
E invece no.
A volte capita che gli imprenditori siano seguiti da professionisti intimoriti dalla possibilità di perdere il cliente perché qualcuno, magari dall’esterno, gli fa aprire gli occhi su alcune mancanze gravi.
Altre volte, invece, i commercialisti hanno veramente a cuore la salute delle loro aziende clienti e capiscono che il nostro lavoro non è in contrasto, ma complementare a quello di chi aiuta l’imprenditore a rispettare la burocrazia ed a far quadrare i conti in azienda.
Rossella aveva un professionista del primo tipo.
Di quelli che, piuttosto che far entrare i pompieri in casa per spegnere l’incendio, preferiscono vederla andare a fuoco, insinuando il dubbio, lasciando le cose dette a metà mentre l’imprenditore prova ad arrangiarsi come può.
Sperando che se la cavi.
Il suo commercialista le aveva detto che, grazie alle indicazioni fornite da me, avrebbero potuto cavarsela tranquillamente loro due. Lui alla fine di numeri e conti aziendali ne sapeva, lei lavorava nella mediazione creditizia da sempre.
Unite le loro forze avrebbero certamente cavato fuori un buon risultato.
E invece…
E invece era successo quello che capita sempre.
Salvare un’azienda in crisi è un mestiere duro, difficile, che impone la necessità di affiancare l’imprenditore per evitare che, nel momento del bisogno, si ritrovi da solo a commettere gravi errori.
Era successo questo a Rossella.
Si era ritrovata da sola davanti ai mastini dell’ufficio legale dei suoi creditori ed aveva firmato cambiali da 15 mila euro alla volta per pagare l’intero debito in non più di due anni.
“Non hanno voluto concedermi altro. Avevano puntato alla mia casa.”
Questo ha singhiozzato quando l’ho vista l’ultima volta.
Il commercialista non l’aveva aiutata concretamente, le aveva semplicemente dato delle indicazioni vaghe e superficiali sull’importanza di trovare un accordo e sul rischio che i fornitori presentassero istanza di fallimento.
Non si era presentato all’appuntamento, non aveva risposto al telefono e beh, non l’aveva aiutata concretamente, insomma.
Rossella, che aveva scelto di non affidarsi a me, aveva provato a documentarsi, a leggere e capire, per potersi muovere da sola. Il risultato l’ho visto quando è tornata da me con una situazione ben più drammatica di quella che avevo analizzato solo qualche mese prima.
Quell’accordo spezzava le gambe a qualsiasi strategia.
Il problema non era l’aver firmato le cambiali, ma che lei non li aveva e non li avrebbe mail avuti.
“Scusa, ma non lo sapeva?”
La pressione psicologica generata dalla situazione di crisi e la mancanza di informazioni verificabili sulle conseguenze delle scelte fatte, porta a fare azioni che riducono la probabilità di salvare l’azienda
Certo che sapeva di non avere la possibilità di reperire quel denaro, ma come spesso capita agli imprenditori quando si trovano a dover gestire da soli i problemi finanziari della propria azienda, aveva firmato in fretta, sotto pressione.
Nel momento della trattativa con il suo creditore, tutta la lucidità che aveva sempre avuto è sparita, cancellata in un solo colpo dai trucchi meschini e dalle minacce infondate di chi stava davanti a lei.
Il problema è che quella gente sa come fare il suo lavoro, sa dove colpire, come farlo, sa con quali parole tu crollerai e quali invece non ti sfiorerebbero nemmeno di striscio ed è così che cadi nelle loro trappole.
Questo non perché tu sia stupido, come non lo è per niente Rossella, ma perché non è il tuo campo, non sai fin dove la controparte può spingersi, non sai quanto è disposta a tirare la corda per evitare di dover recuperare il credito con un’eterna causa giudiziaria.
Non sai nemmeno se quello che ti sta minacciando è vero oppure no.
Quindi ti fidi di quello che ti dice la controparte e delle informazioni che non puoi verificare.
È normale, è capitato a tantissimi imprenditori che conosco, capita quotidianamente e continuerà a capitare.
Pensa solo alle società di recupero crediti, piuttosto che ai direttori di banca, che minacciano gli imprenditori in difficoltà di pignorare l’immobile. Questa è una delle cose più assurde che possano dire per minacciarti, eppure lo fanno in continuazione.
Il pignoramento di immobile infatti è una cosa a cui si può arrivare, ma non è una cosa che avviene così da un giorno all’altro, con uno schiocco di dita.
C’è un processo per arrivarci, che è molto strutturato, e in quel processo ci si può insinuare per bloccare la situazione prima che vada all’asta. È chiaro che prima ci si insinua più è facile risolvere la problematica.
Ma questo non te lo dirà mai nessuno.
Fingeranno sempre che, da un momento all’altro, qualcuno possa bussare alla tua porta e buttare te e i tuoi figli in mezzo a una strada. Perché conviene alla banca, conviene al ricuperatore e conviene perfino al legale che scegli per difenderti che la procedura vada avanti fino al pignoramento.
Aumentano i costi per te e i guadagni per tutti.
Pensa che ho avuto una cliente al quale il suo avvocato ha suggerito di aspettare il pignoramento dei conti correnti per iniziare la trattativa…
Tornando a Rossella, quando è tornata da me, non posso negare di aver provato rabbia.
Sarebbe potuta andare diversamente se solo lei mi avesse ascoltato: Le strade invece a quel punto erano soltanto due: il fallimento e la messa in liquidazione volontaria dell’azienda, che data la situazione avrebbe portato quasi sicuramente al fallimento.
D’altronde, se non avesse pagato la cambiale, i creditori avrebbero presentato immediatamente l’istanza di fallimento, fornendo una prova schiacciante della sua insolvenza (il titolo protestato).
A quel punto non esisteva più nessuna altra alternativa, ma ce ne erano eccome qualche mese prima.
Lei stessa trasudava la rabbia di chi si è resa conto di aver fatto un grosso errore, ma ormai, per quanto potessimo agire e farlo in fretta, non si poteva tornare indietro nel tempo.
Questo succede quando pensi di risparmiare affidandoti a un commercialista generico, quel risparmio si trasforma nella più grossa perdita che hai mai inflitto alla tua azienda.
“Come salvare l’azienda dai debiti?”
Come uscire dai debiti di una azienda
Scegliere uno specialista, un esperto con oltre 10 anni di esperienza, con una struttura ben definita che si dedica solo a casi di quel genere, che è intervenuta su trattative come le tue per più di 1800 volte può spaventare, ma è L’UNICO MODO sicuro e testato per uscire dalla tua battaglia vittorioso, con un’azienda risanata e la tranquillità di andare verso un futuro sereno, il futuro che tu e la tua famiglia meritate.
Non aspettare come ha fatto Rossella, non pensare di potertela cavare in qualche modo affidandoti alle tue forze e a quelle due informazioni che hai trovato su internet.
Il Metodo Di Domenico Debiti™ non è una cura miracolosa per risolvere i problemi finanziari di tutti gli imprenditori. Non è adatto a tutti, non funziona in ogni caso e non cancella tutti gli errori che hai fatto nel passato.
Se è questo che stai cercando, non sono la persona giusta per te.
Non contattare i miei consulenti, non cercare informazioni dai miei professionisti, non pensare minimamente di poter diventare un mio cliente.
Il Metodo Di Domenico Debiti™ è una procedura specifica adatta agli imprenditori che non stanno cercando la bacchetta magica o la pozione miracolosa che risolva tutti i loro problemi di indebitamento.
Puoi immaginartelo come una cura adatta a quegli eroi dei nostri tempi che vogliono risollevarsi dal baratro in cui si sono ritrovati, spesso senza colpa.
Gli imprenditori che diventano miei clienti hanno l’obiettivo di salvare quello che può essere salvato, di scaricarsi del peso della gestione di problemi spesso più grandi di loro e di riconquistare il tempo e l’energia per tornare a fare, a produrre e a lavorare sulla loro azienda.
Non vogliono truffare nessuno, ma non vogliono sacrificarsi sull’altare della sfortuna e degli errori per i quali sono finiti in condizioni di difficoltà economica.
Vogliono pagare tutto, nei limiti di ciò che riescono a fare, rimettendoci il meno possibile.
Hanno l’irrefrenabile desiderio di non perdere quello che hanno costruito e di poter lasciare ai loro figli il frutto dei loro desideri. E sono disposti a pagarne il prezzo.
Desiderano così ardentemente uscire vittoriosi dalla battaglia contro i loro creditori che sono disposti ad impegnarsi più di quanto non abbiano già fatto per rilanciare la loro azienda, liberi di dedicarsi alla crescita perché sicuri che qualcuno guarda loro le spalle, chiudendo accordi sostenibili che possono portare a dei grossi risparmi.
Guerrieri che non vedono l’ora di tornare a casa a testa alta per dire: “Nonostante tutto, ce l’ho fatta”.
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