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Uno dei segnali più forti che precedono lo scoppio di una crisi aziendale è l’aumento dei debiti in rapporto al fatturato e sarebbe molto semplice da cogliere se tu come imprenditore avessi a disposizione un bilancio sempre aggiornato e corretto.
Un bilancio nel quale ogni tre mesi il conto economico, lo stato patrimoniale e il rendiconto finanziario riportassero numericamente i risultati delle tue scelte imprenditoriali.
Lo stato di crisi, infatti, è sempre rappresentato nei numeri dell’azienda, ma è difficile da cogliere perché gli strumenti necessari a far scattare l’allerta sulla crisi d’impresa non vengono utilizzati.
E non è nemmeno lo scenario peggiore.
Perché il bilancio diventa addirittura dannoso quando i numeri vengono “rivisitati” per portare in banca un quadro più appetitoso o per eliminare il rischio di dover pagare un F24 di troppo, con i risultato “vero” di togliere all’imprenditore la visibilità sulla strada che sta seguendo.
Quando il tuo commercialista rivede il bilancio togliendogli la sua vera funzione, quello che veramente sta facendo è rendere più difficile guidare la tua azienda.
Ogni ritocco peggiora la visuale.
Un po’ come se, mentre guidi, il cruscotto della tua macchina smettesse di funzionare, il navigatore si spegnesse, un grosso uccello spaccasse il parabrezza e tu ti trovassi costretto a guidare con la testa fuori dal finestrino.
Ogni aggiustatina ai numeri è come una di queste catastrofi. Rischia di farti andare a sbattere.
Dato che moltissimi imprenditori si trovano in queste condizioni ed è difficile (se non impossibile) ricostruire la situazione reale, in questo articolo voglio spiegarti come costruire un sistema di controllo da affiancare al bilancio per guidare la tua azienda.
Uno strumento di “crisis management” che può essere sfruttato da ogni imprenditore, anche da quelli che non depositano i bilanci, per evitare di ritrovarsi con un’azienda in crisi praticamente senza accorgersene.
Perché è vero che ogni imprenditore sulla faccia della terra è consapevole che avere debiti non è sintomo di buona salute per le casse aziendali, ma è altrettanto vero che spesso i conti sono talmente inaffidabili che è difficile capire che l’indebitamento sta aumentando senza ragione.
Per questo, molti imprenditori si accorgono che la loro azienda è in crisi molto più tardi di quando sarebbe stato necessario per mettere in atto delle contromisure adeguate ad invertire la rotta.
Niente nel bilancio fa pensare ad una crisi di liquidità?
Nulla nei conti urla a gran voce l’esistenza di un problema di cassa?
Non c’è modo di rimediare, di realizzare quell’atto per evitare il fallimento?
Quando si guarda alle aziende che non ce l’hanno fatta, la risposta a queste domande è quasi sempre negativa.
Nel bilancio, opportunamente ricostruito, c’erano i segnali della crisi aziendale, la mancanza di liquidità era evidente e c’era un momento nel quale si sarebbe potuto rimediare senza perdere gran parte del valore costruito negli anni.
Quando mi capita di parlare di questi argomenti e di raccontare casi del genere, tutti si domandano se gli imprenditori che hanno subito la crisi aziendale siano sciocchi, sognatori o illusi.
“Ma com’è possibile?” Si domandano.
La verità è che molti incappano in un errore nel quale anche tu probabilmente sei cascato: sbagliano a fare i conti e non hanno un bilancio affidabile per controllare.
Posso assicurarti che non è un problema di pochi, né degli stupidi. Ma facciamo un passo indietro.
Il vero motivo per cui non stai facendo i conti correttamente e come questo può nascondere la tua crisi aziendale
Uno dei problemi principali con i quali mi confronto costantemente nella mia attività di risolutore delle crisi aziendali è quello di non riuscire ad avere i dati corretti per monitorare l’andamento dell’azienda.
Solo 1 volta ogni 10 riesco ad ottenere dai professionisti che seguono la contabilità dell’azienda un aggiornamento, almeno trimestrale, dei dati contabili e la situazione non migliora quando la tenuta della contabilità è affidata al reparto amministrativo dell’azienda.
Il personale addetto ai conti è troppo indaffarato per poter elaborare un conto economico e uno stato patrimoniale affidabili, realistici e funzionali a controllare lo stato di salute dell’azienda.
L’emissione delle fatture, il controllo delle riba insolute, il sollecito dei pagamenti non ricevuti assorbono tutto il tempo utile delle persone che in realtà dovrebbero occuparsi di presentarti un quadro aggiornato per permetterti di prendere decisioni.
Ma l’attività operativa d’impresa non può aspettare che i numeri siano pronti ed è per questo che vengono prese la maggior parte delle decisioni che conducono ad una crisi aziendale.
Quegli acquisti sovradimensionati rispetto alle previsioni di vendita, l’acquisizione di quel cliente che non potevi servire e quel rischio che ti sei preso quando hai accettato di far parte di quell’iniziativa sono errori che derivano dalla mancanza di controllo sui numeri.
Questa pessima abitudine di decidere senza conoscere i numeri è un enorme problema quando l’azienda la crisi aziendale non è ancora scoppiata, ma diventa uno scoglio insormontabile quando bisogna intervenire per risolvere la crisi d’impresa.
Così dopo anni passati a discutere con i commercialisti di mezza Italia per convincerli ad aggiornare i bilanci almeno una volta ogni tre mesi, con il mio Ufficio Studi abbiamo realizzato uno strumento di controllo che ci permette di controllare in maniera agevole la situazione delle nostre aziende clienti.
Ed oggi voglio insegnarti come costruirlo.
Ecco come preparare il cruscotto di controllo per evitare la crisi aziendale o per affrontarla lavorando sui numeri
Partiamo da un concetto elementare, sul quale tutti dobbiamo essere d’accordo.
In un’azienda sana i debiti non aumentano in maniera più che proporzionale al volume d’affari. Se succede, qualcosa non sta funzionando.
Quindi per capire se la tua azienda sta andando bene o male, devi costruire una tabella nella quale il fatturato viene confrontato con i debiti. Se hai un magazzino, devi inserire anche questo valore nei calcoli.
Prendi i dodici mesi dell’anno e riporta per ogni mese il fatturato generato. Confronta il dato con quello dell’anno precedente per evidenziare i trend legati alla stagionalità.
Una volta fatto questo, inizia a costruire il tuo report sull’indebitamento, mese dopo mese, e rapporta il totale con il fatturato.
Nel calcolo dei debiti della tua azienda devi inserire ogni voce, dall’elettricità al costo del dipendente, dalle materie prime al tuo stipendio, ogni singola voce deve andare lì dentro.
È molto importante non saltarne nemmeno una, o quello che stiamo facendo non ha nemmeno senso.
Dunque prendi ora carta e penna, una calcolatrice o un foglio excel e inizia ad elencare tutto quello che dovresti in teoria pagare.
Inserisci tutti i fornitori, aggiungi ogni F24, ogni avviso di accertamento e ogni cartella esattoriale che hai ricevuto.
Non dimenticarti di inserire i contributi che non hai versato, gli stipendi arretrati che devi ai tuoi dipendenti e non tralasciare, ovviamente, il debito maturato per il Trattamento di Fine Rapporto.
Fra poco ti sarà chiaro l’importanza di ognuno di questi passaggi.
Ricordati di inserire tra i debiti da pagare anche gli stipendi che non ti stai pagando già da un po’, anche tu sei un costo che va considerato. Il fatto che tu sia disposto a rinunciare al tuo compenso, non significa che l’azienda in teoria non debba riconoscerti quelle somme.
So che quei numeri su quel foglio fanno paura, ma è necessario per il futuro della tua azienda.
So anche che il risultato di questo processo ti sembra tanto terribile, ma non temere, la cifra presa in valore assoluto in realtà ha poco senso ai fini imprenditoriali.
L’allarme scatta quando il debito così calcolato viene confrontato con le stesse cifre degli anni precedenti e con il fatturato.
Il segnale di una crisi alle porte è evidente quando il livello di indebitamento aumenta, ma non c’è un corrispondente aumento dei ricavi o degli utili tale da giustificare questo incremento del debito
Solo che è un segnale difficile da cogliere e ora vediamo perché.
Le variabili da includere nel calcolo sono molte e nessuno ti ha spiegato cosa controllare e come farlo.
Riuscire a capire che i debiti stanno aumentando senza una giustificazione di business e che la tua azienda potrebbe non sopravvivere all’ennesimo finanziamento, richiederebbe degli strumenti di controllo della cassa dei quali nessuna piccola azienda si è dotata.
Non basta, come molti pensano, il lavoro del commercialista.
Molti miei clienti mi raccontano di aver vissuto questa situazione come uno stato di difficoltà temporanea della propria liquidità e attribuiscono la paternità di questa lievitazione del debito ad eventi casuali, spesso drammatici, che hanno generato un bisogno improvviso di denaro.
È tipico di ogni essere umano trovare momenti simbolici, singoli avvenimenti che esemplifichino tutto un percorso, quel maledetto cliente che è fallito, l’altro che è insolvente, un disastro alla fabbrica, una nuova legge, l’arrivo di Amazon…
Uno qualsiasi di questi motivi viene visto come il punto da cui parte tutto, il momento drammatico che fa da spartiacque in una vita e che determina la tua condanna a morte.
La verità è molto più complessa, non si fallisce da un momento all’altro, non è uno l’evento mortale per te, ma sono una serie di piccole problematiche che una dietro l’altra ti portano inesorabilmente verso il declino.
Certo, quel terribile cliente che non paga ti ha probabilmente messo in una brutta posizione, o quel TFR che hai dovuto sborsare, o quella multa inaspettata.
Può succedere, senza dubbio, di trovarsi in situazioni del genere.
Ma non è stato il singolo evento, è la struttura alla base a essere traballante, se la stessa identica cosa fosse accaduta a un’azienda con solide fondamenta non ci sarebbero stati tutti questi problemi.
Come rimediare ai segnali di crisi aziendale grazie al tuo nuovo sistema di controllo
Hai un solo modo per tornare alla condizione di equilibrio e uscire dalla precarietà in cui ti trovi:
- rinegoziare i piani di pagamento per smettere di avere costantemente col fiato sul collo i tuoi creditori,
- formulare piani di rientro dei debiti esistenti, prima che le fatture insolute possano degenerare in una pioggia di decreti ingiuntivi,
- intervenire su ogni aspetto aziendale che comporta uscite di cassa.
“È sufficiente fare questo?”
Questi 3 passaggi sono i primi da mettere in atto per pensare di avere un futuro, poi la verità è che dipende dalla tua particolare situazione, da ciò che ti sta succedendo, dalla gravità della tua posizione.
Se sei uno di quegli imprenditori con i quali ho a che fare normalmente, uno di quello che crede nel suo sogno imprenditoriale e che farebbe qualsiasi cosa per tenerlo in piedi allora è arrivato il momento di agire per davvero, di prendere in mano quei conti e accettare i numeri che potresti trovarti davanti.
Certo non so come sia messa la tua azienda, quale sia la tua particolare condizione, che rischi corri, che posizioni scoperte hai, che punti di forza potresti usare in una trattativa con la banca.
Insomma, non conosco i tuoi problemi in particolare, ma quello che posso dirti è che aspettare che qualcosa si risolva NON è la strategia giusta in NESSUN caso.
Per darti più informazioni avrei bisogno di entrare nel dettaglio del tuo Business Plan per farti DAVVERO comprendere ciò che serve, per riuscire a capire come hai impostato tu i tuoi rapporti di fornitura, non lo posso sapere, lascio a te questo compito.
Per questo il mio percorso con ogni imprenditore che vuole salvare la sua azienda inizia sempre con un’analisi preliminare in cui si raccolgono tutti i materiali necessari a capire quale sia lo stato di salute dell’azienda e sopratutto cosa potrebbe succederle da un momento all’altro se continui sulla strada che stai intraprendendo.
Questo è quello che potremmo fare anche per te, definire e analizzare le tue linee di credito, il tuo fatturato, il tuo rapporto con in fornitori per far sì che tu sappia come e da dove iniziare per salvare il tuo business.
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Ho spiegato a livello operativo la procedura per realizzare l’analisi dei ricavi e dei margini di profitto anche all’interno del DI DOMENICO FINANCIAL CLUB, il primo club riservato agli imprenditori che vogliono controllare l’azienda attraverso i numeri.
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